231 UDXilI, 0TT0UIÌE. 232 et aperto certe lelere di Roma al Pregadi, per la materia voleno tralar di scriver a Roma. Fo poi ledo la letera si scrive a sier Piero Landò orator nostro in Corte, posta per alcuni savii dii Con-sejo, zerclia remelersi in el Papa per far lo acordo di la Signoria con l’Imperador, ut in ea, come dirò di soto più copiose. Parlò contra sier Alvise di Prioli savio a terraferma qu. sier Piero procurator, qual Ita opinion dar libertà ampia c non star su queste pratiche di guerra, et acordarsi una volta, e messe certa sua opinion insieme con sier Piero Trun savio a terraferma. Gli rispose sier Francesco Bra-gadin savio dii Consejo, è in settimana. Poi andò suso sier Piero Pasqualigo, dotor, cavalier, è di Pregadi, qu. sier Filippo, e le una eccellentissima renga, dicendo non è da star cussi, comemorando in che qualità si trovemo, etc., esortando li savii a venir più largi e farsi ben intender al Papa, e non star su speranza di Franza, perchè lui zercha far il fato suo. Or P bora era larda, 3 bore e meza, fo rimessa a doman, e comandà grandissima credenza e sagra-menta el Consejo. Noto. Fo mandà in questa sera a Treviso, ducati 1000. Vene letere di Costantinopoli, di V orator, dì 6 Septcìnbrio, per via di mar. Vccliie repli-cade, il sumario di le qual scriverò qui avanti. Dì Padoa, vene letere di savii, reofori epro-vedadori, di cri, bore ., Come hanno aviso certo di Vicenza, che eri, fo sabado a di 22, il viceré acom-pagnò fuora di Verona el signor Prospero Colona e Mutio Colona, qual va capitanio zeneral dii duca di Milan con lanze 300, partito dii campo, si dice va a star in assedio di Crema. Et poi dito viceré tolse la volta di Vicenza, e zonse eri sera. In Vicenza è stà fato e si fa gran preparamenti di burchiele su cari, scale et pan, et omnino ussirano mercore, a di 26, fuora de li tutto el campo. Hanno fanti 6000 in tutto c non più ; ben dicono aspetar le zente e fanti vie-neno di Lombardia, qual sarano zonti si dice numero ..., et torano impresa, chi dize Treviso e poi in Friul, brusando e depredando tutto non potendo aver la terra perchè farano uno assalto, e altri dicono verano verso Padoa. Scriveno come, vedando la mala contentezza di quelle zente è in Padoa, si provedi lì di zentilhomeni e horneni di qui presto, presto et in numero. El signor capitanio zeneral l’ha dito che si fazi queste provisione, perchè in mante-nir queste do terre, consiste il tutto. El hanno, i ni-mici mandar li cariazi verso Verona, e veneno mollo lizieri, nè portano arlelarie grosse. Item, clic il si- gnor governador Zuan Paulo Baion par non vengi, imo vien mandato a Mantoa, e che il viceré voleva la sua liberalione lassando il Caravaial; ma il Cur-zense non ha voluto. El qual Curzcnse, per quanto se intende, va verso Roma, nè sla mai fermo. Dii capitanio zeneral, fo letere. In conformità. E si mandi presto zentilhomeni e altri bomeni di qui per custòdia. El andando i nimici a Treviso, non sono tanti che lo possano circundar. Lui si partirà di Padoa con 2000 fanti, c verà a mirarvi dentro per socorso eie. Fo scrito per Colegio a Padoa, mandino subito il Caravaial in questa tera soto bona custodia, perchè non sta ben lì, et cussi fo scrito ; ma nulla valse, perchè il capitanio zeneral non volse. In questo zorno, a hore 21, zonse di Padoa uno preson rebello chiamato Felixe da Tiene, fiol.naturai di Antonio da Tiene, vicentino, è nel campo inimico, qual in questi zorni fo trovato in Padoa. El provedador Moro lo fece retenir e scrisse ai Cai di X ; ora 1’ hanno mandato di qui a li diti Cai di X, et fu posto in pregione. Sumario di una letera di Londra, di sier Lo-remo Pasqualigo, data a dì 18 Setembrio 1513, drieata a sier Alvise e Francesco Pasqualigo soi frateli, et recevuta qui a Vene-eia a dì 21 Octubrio. Come, a dì 3, fo l’ultima sua a risposta di letere di 25 Zugno; ora scrive per via di Roma soto letere di Joan Cavalcanti suo carissimo amico, che spaza iu gran diligentia,et è certo non ha levato letera de alcuno. Per tanlo avisa queste nove infrascrite, et non dize di mercadantia. Come harete sapudo de le vito-rie à abute el nostro magno Re del prender de Tero-vana, e da poi tuta brusata da le chiexie in fuora, e impilo lutti li fossi, e fo che se reseno a pati salve le persone. Et 8 zorni davanti, franzesi, da cavali 10 milia, vegniva per meter vituaria in ditta terra, dove che l’Imperador li andò incontra con li cavali de borgognoni e de englesi ; il nostro vito-rioso Re andò con 20 milia pedoni, sichè francesi si messeno in fuga, et fono presi da 200 grandi ho-meni, fra li quali zè uno duca et 7 altri homeni de gran conto, signori morti fo pochi perchè se messeno a fuzer. Or spazati da Teroana, sono andati a Tornai, eli’ è terra che tegniva sempre con Franza, grande e rica, ancora che per el passato fosseno stati solo Borgogna, sìchè la se arese a pali ; el capitanio d’ essa, francese, li è stà lajato la testa, que-