113 XIDXIir, OTTOBRE. 114 fanti, et poi quelli veneno di qui, ma elio rampando i nimiei come certo sarano roti, questo sarà il presidio. Scrive dito sier Andrea Loredan provedador ze-neral, come i nimici, stali a Piove di Saco, hanno brusà il terzo di Piove, e tra li altri incendii una chiesia di San Francesco; et elio il viceré voleva remediar e non potè, adeo da la furia di todeschi convene tuor l’ostia dii corpo di Cristo fuora dii tabernacolo dove 1’ era e meterla nel suo fazoleto e portarla in una altra chiexia, c come todeschi fanno grandissime crudeltà de incendii et occision, ma spagnoli non fanno cussi, imo si doleno de li incendii, per quanto vien dito. Item, scrive aver ricevuto li ducati 3500 e dato a la zente e a li villani soldi 5 al zorno, e bisogna altri danari, e il campo certissimo ussirà dimane. Di San Zulian, di sier Hironimo da Canal, di ozi, poi disnar. Come è li a quella custodia, dove etiam è sier Jacomo Antonio Tiepolo podestà di Muran con zercha 40 barche di Muran, et i nimici vanno brasando; per tutto hanno posto saco in le caxe e le paladc, e sono venuti in ordinanza su l’ar-zere e con le artelarie e trazeno verso Venexia brasando tutlo le caxe, palade e teze che vi sono, sichò si vede grandissimi fuogi. Item, ha aviso, per uno sier Zuan Memo di sier Nicolò che fu preso in la rocha di Mestre et scampato da le man dei nemici et venuto li, che todeschi in Mestre a uno puto che cridava Marco V hanno roslito, et questo fu vero ; item amazono tuti di rocha excepto il castelan sier Marin Michiel, che fece preson e do altri e lui. Item, fo morto, come se intese fino eri, el cao di cavalari nominato........et Camilo Bardolin, quali erano intrali in la dita rocha. Noto. Ozi si vete fuogi grandissimi verso Mestre a le palade, et io fui fin a San Zulian con sier Zuan Zorzi qu. sier Jacopo e altri, e primo vidi li inimici a cavalo su l’arzere, tutti in arme bianche, che essendo lontani ancora molto luzevano; vidi fuogo in le palade, zoè di Tombelo, San Martin de Strà, sentii * e vidi trar assa’ artelarie grosse di falconeti verso Venexia per disprecio, che altro non potevano far, qual andoe le balote in aqua poco lontan di le nostre barche e di San Segondo, e lutavia il fuogo ardeva. Se intese erano todeschi che vanno fazando questi incendi e non volerlo veder Venecia, tanto odio hanno, et sono venuti nudando tre a brasar la palla di Tombelo eh’ è in aqua, et io la vidi brusar, che mi parse gran cossa; portono il bati fuogo con loro e intrati in la palla i la brusono, che si nostri fus-I Diani di M. Sanuto. — Tom. XVII. seno stà valenti homeni, poteva obstar con la arte-laria. Et zercha hora di vespero, vene con una barca de Margera via fino a San Zulian, sier Domenego Bon qu. sier Otavian, qual fu preso per i nimici a Bovolenta, come ho scripto di sopra, et insieme era con lui uno spendador dii signor Prospero Colona et do altri spagnoli, li quali veniano a Venecia, con lelere a Nicolò da Ponte amico di dito signor Prospero per comprarli panni di seda, etiam per spender cere, malvasia, ostrige et pesse per il viceré, e ditto signor Prospero; e il Bon è stà lassato liberamente dal dito signor Prospero, per uno modo dirò di solo. Hor sier Hironimo da Canal mandò una barca dii Consejo di X con li diti a la Signoria, el qual sier Domenego Bon zonto, li savii ussino di Pregadi e veneno in Colegio ad aldirlo, e fo tolto in noia la sua relatione. Etiam si ave una altra di Nicolò da Ponte, et perchè fo mormorato che spagnoli in Rialto comprasse robe, fo ordinato per Collegio far diti spagnoli intertenirli con custodia, aziò non tornasseno a Mestre, perchè erano venuti per spiar quello si fa e si dicea in la terra. In questo mezo, poi leto le lettere, Consejo di X simplice introe. Vi era sier Cristofaro Moro, e feno li 15 di la zonta di danari e di Stado, li nomi di qual scriverò di soto ; e poi dito sier Cristofaro vene zoso di Pregadi e tolse licenlia, si parte da matina. Etiam sier Andrea Grifi procurator vene zoso, et etiam lui anderà a Treviso, pur che ’1 vadi securo, atento la propinquità di inimici. Fo leto la relatione di sier Domenego Bon qu. sier Otavian, qual fu preso a Bovolenta da i nimici e fato prexon dii signor Prospero Colona, e con il il campo venuto lino a Mestre e ozi liberato e partito de lì. Dice: aver visto il campo tutto qual è fanti spagnoli 3500, todeschi 2200 e non più, e altri venturieri, cavali lizieri 500, e lanze 900, hanno pezi di 6 di artelarie di campo, sono venuti in qua per depredar e brusar ogni cossa, siccome l’Imperador ha ordinato si fazi; ma spagnoli si doleno di questo, vo-riano far taie e non questi danni, ma todeschi voleno. Si levarano doman brasando tutto et anderano verso Ciladela e Bassan, danizando più i potrano. Et come el signor Prospero li ha dito che sanno il nostro campo se dia levar di Padoa e venirli contra, diceii- 70 do : « Mi doglio di quella Signoria la si meta a gran sbaraio, si nui semo roti che sarà? si potrà refar ma-zor exercito; s’il suo campo è roto, Padoa e Trevi-xo è perse ; » e altre particularità disse, e come nel levarsi vorano brusar Mestre. Item, intesi da lui, el 8