MDXIV, FEBBRAIO. 578 drieto fantarie a la sfilata in gran numero, et succedevano le artigliane. Et quando li dui terzi di le gente erano già giunte nella villa di questo loco, ancora l’ultimo capo non era ussito di Artegna, in modo che judicamo una gran gente. Le artellarie erano canoni grossi n. 9, sacri et falconeti assai, dico assai perchè non potemo aver determinato numero, ma per lo bater che vedemo da poi li stilliamo assai ; archibusi et schiopeti senza numero. Degli 9 canoni, dui passano cento libre per cadauno. Subito giunti, a circa ore 16, cominciarono con tutta la artegliaria a bater la rocca da ogni parte. Le mura erano bone et feeeno resistentia assai; ma infine, circa la 21 ora, per la furiosa et aspra batlaria comincionosi ad aprire, et sopra la porta la qual havevimo murata si fece un rombo, in modo che li homeni mei che dentro havea posti, che erano 14, cominciorno a perdersi, et subito mandorono a farmi intendere loro essere in manifesto pericolo, et ch’io provedesi. Lo sito de la rocca è questo ; da uno de li angoli del monte si leva un sasso verso ostro longo passa 18 ett largo 6 ; le due linee più longe, le qual guardano levante, l’altra ponente, sono sicurissime, perchè lo sasso vivo è alto almeno passa 14, et siano pur rui-nate le mure come ora sono, non dubilamo; la terza faza, che tira passa ti verso lo angulo dii monte, non ha tanta alteza ma è sicurissima, per ch’el monte la difende, zà fa due anni, per divina inspiratione, io le feci una porticella di socorso, la qual sola ha salvata questa rocca, et lo monte et nui ; la quarta faza che guarda ostro, se stringe quasi in forma di ovo, et ne la ponta è la porta per la quale la scala mele, che è cavata nel sasso da circa 60 scalini; questa scala mete piede in uno revellino di cercha 3 passa per ogni verso, dal qual per un’altra scala se dismonta a un piano, dove è una stalla e * certo brolo, la longeza del quale è passa circa 25 pur verso l’ostro, et in capo si leva un sasso dito lo Sasso de’ corvi, lo quale è stato per me un mal sasso. Da questo piano del brolo et stalla al piano da basso, po’ esser circa passa 60 a piombo. Tal è il sito di questo sasso. Avuti tre messi in gran pressa che io provedessi, et non trovando persona di capo che ci volesse andare, pensando la impor-tantia di essa rocca, che perdendola seria stato perso etiam il monte; cognoscendo la fede et valor dii magnifico missier Teodoro dal Borgo, determinai ^comandarli la impresa del monte, et veni io stesso in rocca, et recomandato al Signor Idio, me inviai, et seguito da li mei carissimi figlioli, Tiepoli et alcuui altri valenthomeni, entrai, dove trovai le cose I Diart'ì di M. Sanuto — Tom. XVII. in pericolosi termeni. La balaia fu grandissima; ma più ci spaventavano le ruine, et juro a la Serenità Vostra che più volte io cani li mei ci trovamo su-mersi dalle ruine, et tamen per li meriti di la Gloriosa Matre di Loreto nessuno fu offeso da notabile mal. La seguente notte, mai fu cessato de’ ba-terci cimi tutti li canoni ; ma la matina, che fu el venerdì, più rabiosa che mai fu latta la bataria. Et per sententia de Dio, tornò la ruina a beneficio nostro, perchè le ruine ci facevano uno riparo mirabile et a loro mazor dificultà di montare. Così stando, in gran pressa mi veneno avisi del monte: come molti cominciavano a titubare, et alcuni cittadini di San Daniel et Udene, che qui sono, andavano disoonfortando soldati et villani, et esortandoli alla deditione, et dui, che erano venuti cum missier Teodoro se erano scampati, et molti villani a parte a parte, et liavi letere de dui citadini che mi confortavano a rendermi. In tanta dificultà posto, mi partii di rocca et venni in monte dove inanimai tutti, et assetato il tutto, li nemici circa a 21 ora se aviarono verso la rocca, dove io entrai subito. Le artigliane facevano gran ruina, et li nemici, che montavano per la scala di pietra, li rebu-tasemo più volte. Quando fu nel scurir di la note, ci misero certi fochi lavorali, li quali trovando materia assai di legnami cascati, ci fece grandissima fortuna ; et questo fu de li mazori pericoli nostri. Alla fine, circa la mezzanote, cessò el foco, ma così come lo foco ci faceva mazor fortuna, allora più tiravano le arligliarie et grosse et minute, et ciò facevano per amazarne. Cessato il foco et la batlaria, il sabato io fui chiamato in monte ; et non creda Vostra Serenità che quel trageto dalla rocca al monte fusse sicuro, che sempre li archibusi che erano in la stalla mi lavoravano. Quel zorno non baleno mollo. 'La note sentimo che al monte, a una guardia nominata da me San Quirino, memoria del mio carissimo signor missier Vicenzo Quirini, si facevano certi ripari ; et la mattina vedesemo condur uno de li grossissimi et dui altri canoni, et li sie altri assettati a la porla de la rocca. Io mi ridussi in rocca dove fu facta etiam una brava battaria ; et alle 16 ore tutto lo exercito si mise in battaglia, lo forzo a la rocca et al monte, a San Quirino 700 lanzichenech, a San Francesco zerca 600, a San Domenico zerca 300, et in altri lochi canaglia assai. Erano le muraglie di Santo Quirino zà abatutte ; ma gli erano fatti li repari per la diligentia dii magnifico missier Teodoro, lo qual, Serenissimo Principe, si ha portato sì egregiamente, ch’el merita la gratia di Vostra Serenità. Acumula- 37