149 MDXIII, OTTOBRE. 150 fantarie c zente d’arme vene verso l’antiguarda ove è il signor capilanio e lui provedador, qual con le PO * artellarie li feno ritrar, e cussi fino a quella ora non sono più venuti avanti. È stà morto di nostri fanti 6, feriti 3; quello abino facto l’artelarie e il fracasso non si poi saper, ma tien ne siano sta periti assai. Ha visto grandissimo cuor in nostri. Scrive esser venuto uno balestrier a cavallo dii signor Troylo Savello, eh’è con i ninnici nel nostro campo, qual ha dito al signor capilanio i niinici sono roti da sè per la fame, et intertenendoli questa note e doman con-verano venir a rendersi, overo da desperati venirne a trovar, et che a certa colombara si metti le artellarie dove è molti omeni d’arme. Il signor capitanio, ch’è prudentissimo, per questo non resta di far ogni debita provisione ; et lui provedador non è restato di andar per le squadre confortando tutti, dicendo ora non si combate per la Signoria nostra, ma per la libertà de Italia, e altre parole. Scrive sier Nicolò Vendramin provedador executor con li slratioti e cavali lizieri etimi hanno combatuto con il squadrai vardiano di li botini, e toltoli molti animali et cavali. Sichè per ogni via nostri si ha portato bene, et vene grandissimo cuor ne l’exercilo nostro, sichè spera indubitata victoria. E di le cosse seguite per il signor governador, è certo dal clarissimo collega Griti. La Signoria nostra sarà dii tutto avisata per esser lì con soa signoria ; tamcn non fo lettere dii Griti. Di Vicenza, dì sier Nicolò Pasqmligo podestà e capitanio, di eri, ore do di note. In con-sonantia ut supra. E nostri hanno scaramuzato insieme, e per le artellarie nostre i nimici hanno fatto alto. Si tien da matina certissimo si farà la zornata e spera di vitoria. E lelc le dite letere, domino Nicolao Chicregato parloè, dicendo: « Serenissimo Principe, tutte le cosse procede ad vota, è da sperar certissima victoria, perchè sono conslreti a venir a dar in li nostri, e con grandissimo disavantazo lo fano, etc. Et poi reduti tulli in Colegio, fo lete le letere preditte e di le altre. Vene l’orator di Iloiigaria de more per saper di novo, etc. Di Crema, di sier Portolo Contarmi, capitanio, di 2. Come la Capella di Bergamo si man-tien, Zecei atomo vi sia il campo duchesco con li spagnoli. E nostri hanno morto il thesorier di Brexa, eh’ è homo da conto, et uno altro. Sichè si difendono gaiardamente. Item, scrive zercha danari, etc. Di Pranza, di sier Marco Dandolo, dotor cavalier, orator nostro, V ultime di 20 Septem-brio d’Amians. Come era venuta la nova di lo acordo fato con sguizari per via di monsignor di la Trimoglia, con li modi, come ho notato di sopra. E il Re chiamò il nostro orator, dicendoli : « Scrivè a la Signoria non semo mai per abandonarla, nè per far alcun acordo con sguizari, che lei non sia inclusa, e non vel volemo meter in servizio ordinario; questo perchè etiam arò poca fatica perchè sguizari è vostri amici, e so che i voi la Signoria abbi tutto il suo Sta- 90 * do, accordandose con chi se voia; sichè non credè a niun si non quello nui ve diremo di nostra boca. » Dicendo: « Lasate far a nui, che sa perno ben queloche femo » e altri coloquii <c Così quella Illustrissima Signoria ne va servar l’allianza come nui ge la servammo. » Et certo de englesi andavano a campo a Tornai. Di Lion, di missier Zuan Jacopo Triulzi, di 22. Come il Re non voi acetar lo acordo fato con sguizari, c li ha scrilo vadi a Dcgiun e provedi a quela terra; e altre parlicularità ; ut in litteris. Fo ordinato far Pregadi ozi, et non far altro clic aspetar letere di campo. Li savii non voleva, dicendo non bisogna speremo aver vitoria. Sier Alvise di Prioli savio a terra ferma, disse l’era più necessario farlo ozi, eh’ a niun altro dì. In questa matina vidi a San Marco sier Lorenzo Loredan fo capitano di le galie di Alexandria qu. sier Piero, che portò la nova a Padoa i nimici erano roti, e non fu vero, come ho scrito di sopra. Et di-cea, cussi aver vislo prender per nostri alcuni, etc. Et perché doman è San Marco, e si suol sonar campanon la vizilia eh’ è ozi, fo di ordine dii Colegio ordinato non sonar dopio, solum a vespero, e cusì fu fato acciò non si credi si soni per la vitoria abuta, etc. Et il Principe era a vespero a la finestra, e quelli di Pregadi in chiesia, et vene a ore 21, Di campo, letere di sier Andrea Loredan, provedador zeneral, date a Creazo, ozi liore IO. sotoscrite etiam dii capitanio zeneral. Come cri a hore 1 scrisse esso provedador, come i nimici erano retrati uno mio dii primo alozamento, e cussi fu che si messeno drio certo monteselo in forteza, e nostri volendo andarli a trovar in loco che si potesse aver la victoria, steteno sopra de sì aspetar la loro levala. Et fato redur per esso capitanio a sì el governador con quelle zente erano rediguarda alozate verso Vicenza fuora dii castello, et etiam Zuan Paolo Manfron con le altre zente, acciò l’exercito nostro unito fusse più forte, et si messeno alozar a mezo di la valle a l’incontro de dicli inimici. E poi li fo