21 MDXIV, MARZO. 22 dito signor Renzo, drizate qui al suo canzelier domino Francesco da Fiano, che li scrive queste victo-rie. Conclusive, dito capitanio è in fama e si porta benissimo. Di Frinì fo letere da Sagii, dii Badoer lo-cotenente, et Vi turi provedador generai, di.. . ......Come la Chiusa è persa......... et par i nimici voglino andar verso Cadore. Di Trevixo, dii podestà e provedador generai. Zercha quelle fabriche e ponte da esser fato a la porta di San Thomaso; et come il capitanio zene-ral, eh’ è stato lì, à visto il tutto e ordinato etc. Item, si provedi di danari per pagar quelle zente. Di Padoa etiarn vene letere. Come i nimici erano corsi verso Carara e fato botini. Il capitanio zeneral à mandato li cavalli lizieri fuora ; si vederà quello farano. Di Silinico, di sier Andrea Donado conte et capitanio, di primo dì V instante. Come turchi, numero 10 milia, erano sotoTenina, e zà haveano preso il borgo e voleno otenir quella terra, eh’ è 9* passo d’importanza dii re di Hongaria; adeo quelli dubitano assai, e hanno mandato a dimandar alcune fuste è li a Sibinico per ajuto loro che vadino su la fiumara. Li à risposo è innavigabile ; per tanto scrive a la Signoria li avisi come si habbi a portar con diti di Scardona. In quesla malina, la galia bastarda, soracomito sier Filippo Grimani, havendo leva bancho, vene ben in bordine al ponte di la Paja con tutte bandiere d’oro etc., è armato di homeni li bisogna qui numero ......., e partirà subito; e l’altra galia, soracomito sier Sebastian Bembo, non ancor armata, si sta per il danaro, pur etiam si spazerà presto; nè altre galie à posto bancho. Sier Vicenzo Capello provedador di l’armata è in Histria a quelle rive aspe-tando l’ordine di la Signoria nostra et vardando la Histria etc. Sier Toma Moro, fu fato capitanio di le fuste, armò la fusta andò fuora è et poi tornalo, perchè non si sente movesla de i nimici qui in Golfo di Trieste. Da poi disnar, fo Pregadi et poi leto letere et stato do volte Consejo di X con la zonta. Fu posto, per li savii, excepto sier Alvise da Moliti, che atento il bisogno dii danaro, sia tolto uno imprestedo da tutti generalmente a esser sconlà in le angarie preterite e future sue e di altri, ut in parte; et sier Alvise da Molili andò in renga, dicendo non era montato per contradir l’imprestedo, perchè el bisogna, ma per dir che lui havia trova ducati 60 milia con l’acompagnar dii Monte Nuovo, eh’ è sta boni, e cussi al presente voi trovar danari, ma è stà preso in Consejo di X con la zonta che ’I non possi più meter di accompagnar et non poi più, ma voi meter che si pagi alcune angarie è suso, ut in parte, la mità con il prò dii Monte Novissimo di questo mexe 1514, e la mità de contadi. Et cussi venuto zoso, fe’lezer la parte, qual leda li savii tutti d’acordo messeno la parte soa con questa zonta, et fu presa, e doman si chiamerà il Pregadi per far questo imprestedo; et la copia di la parte scriverò qui avanti Fu prima posto di far 5 savii ai ordeni, iusta il solito; e presa, fu fato eletion. Rimaseno questi tutti nuovi : sier Leonardo Contarmi di sier Hironimo qu. sier Bertuzi procurator, 142; sier Francesco Venier di sier Zuanne qu. sier Francesco procurator 132; sier Michiel Trivixan di sier Nicolò qu. sier Thomà, 141 ; sier Alvise Donado, fo avochato grando, di sier Matio 132; sier Hironimo da cha’Tajapiera qu. sier Zuanne 128. Soto sier Andrea Bolani qu. sier Alvise de sier Marco el procurator, 121. Cazele, con titolo, sier Antonio Loredan, fo savio ai ordeni, di sier Nicolò, 115; et tutti questi non ha la etade e daranno ducali 200 per uno. Et licentialo el Pregadi, restò Consejo di X con la zonta. Die 8 Martii 1514, in Bogatis. jq Ha bisogno la Signoria nostra, ne le presente in-digentie de danari presti et prompti in quella maior summa se po’ per altra via che de graveze, et però: L’anderà parte, che per el Serenissimo Principe nostro siano chiamali tutti quelli di questo Consejo a banco a banco, et altri, secondo il consueto, et esortali per la carità che dieno haver a la Patria sua ad prestar quella major summa de danari potrano; de li qual denari siano fati creditori a l’oficio nostro di Camerlengi di comun, posendo scontar ditto suo credito in tutte angarie et graveze sue et de’ altri si preterite come presente et future, havendo el don de quelle che hora se scodeno con don, et de le future el don con el qual le se meterano; et aziò che cadauno se rendi più facile a l’imprestedo, non possi esser signato nè impedito tal suo credito ad alcun oficio per alcuna causa publica over privata, ma de quello se ne posano liberamente servir; non se possano spender li danari che de questo imprestedo se irazerano, salvo ne li pagamenti de le zente sono ne le citade nostre de Padoa, Treviso et Sazil sotto la pena di furanti ; non se possa revocar, suspender