CI MDXIV, MARZO. 02 Di Padoa, fo leto letere dii capi terni o zollerai. Zercha i nimici dii Friul, et 1’ opinion sua saria, corno sempre ha dito, di darli adosso; et i nimici, erano in Este e Montagnana, par habino corso l’Anguilara e fato danno assai de animali. Fu posto, per i savii dii Colegio, atcnto la egritudine di sier Luca Pisani qu. sier Nicolò, qual tolse al publico incanto una galia al viazo di Conslantino-poli per ducati 860, el qual è amalato, che in suo locho sia messo sier Orsato di Prioli qu. sier Marco, qual è contento tuor la dita galia per el sopradito incanto, ut supra. Andò la parte, qual è contra la le-ze. Ave 65 de si, 89 di no, et non fu presa ; et fu ben falò per non aprir questa porta. Fu posto, per sier Luca Truu el consier, sier Antonio Condolmer e sier Borlolo da Mosto savii a terra ferma, che ’1 sia scripto al capitanio zeneral, che se li par, lasando Padoa ben custodita, debbi andar in Friuli con quelle zente li par, lasando etiam in Treviso quanto li par suficienle a vardar dila terra, con altre parole, ut in litteris; ma questa è la suslantia di la predila parte. Parloe contra sier AI-vixc di Prioli savio a terra ferma ; li rispose sier Luca Trun sopradito. Poi parlò sier Alvise Grade- nigo, fo Gao dii Consejo di X, qual..........., et fo termina, d’acordo, indusiar a doman a expedir questa materia. Fu posto, per tutti i savii, una teiera a sier Nicolò Zustignan baylo nostro a Constantinopoli . . Fo leto una le ter a di sier Vicenzo Donado conte di Liesna, di 11. Come, a di 8, zonse lì la galia Truna con l’orator dii Turcho, al qual fece grande honor. Et par che li manehasse un certo suo schiavo zovene, di nalion hongaro, unde l’intese certi frati di San Francesco lo havia desviato per farlo tornar christian, adeo l’oralor vene in tanta colora, che ’1 ferite uno fante di la galia et uno altro fante ài scan-doler, e con furia andò in el monasterio de’ dili frali, balendo frati, fazendo cosse teribele per aver questo suo schiavo, zurando che ’1 faria etc., e voleva lui conte li desse uno frate in le man; qual non li parse di dar, ma ben fe’ zerchar per tutta la terra facendo gran prociame. Non fo trova, e a dì 11 partì per Ragusi. Di Padoa, vidi letere particular, di 20. Co- 31 me eri, a dì 19, fo dito al capitanio zeneral che in Santa Justina era una figura di Nostra Dona dipenta per San Lucha che sudava overo pianzeva, qual à il Gol in brazo; e inteso questo, esso capitanio, persuaso da tulli li circostanti andò fino lì a veder questo, et zonto lì, con la debita riverentia volse veder et considerar il tutto, e persuase li altri, maxime alcuni strupiati, a fare le sue devolione. La qual sua andata, fo causa che tanto più concorse el popolo, et eri et ozi prosieguo el sudor, circha el qual multi multa loquuntur. Assa’ zente coreva a veder. A dì 22. La matina se intese esser morto in questa terra el reverendissimo domino Nicola Dolze veneto, episcopo di Limissò; havia de intrada zercha ducali . . . . , dii veseoado ducati 700. Et il dì se-quenle, in chiesa di Santa Maria Formosa, fo fato uno solenne baldachino con arme etc., e lui vestito da vescovo con la milria d’oro in testa. Fu poi liono-rifice portato per terra fino a Santa Sophia, e lì poi con piate a San Ilironimo, dove fu sepulto al Corpus Domini. Di Padoa et di Treviso, forno letere. Al solito nulla da conto. In questa matina, li consieri andono a Rialto a incantar la galia di Constantinopoli, e la tolse sier Orsato di Prioli qu. sier Marin per ducato uno ; siche la Signoria à perso ducati..... Da poi disnar, fo Pregadi et leto le letere sopradite, etiam: Di Sagii, dii luogotenente e provedador dì stratioti, di 20. Come i nimici erano apropinquati a Sazil, e il conte Christoforo andato al campo, lassò a Osoph per venir con 1’ arlelarie a tuor Sazil. Fu tolto il scurlinio, con pena, di 4 di 10 savii a tansar di qua di Canal, in luogo di sier Nicolò Bernardo è intrado consier di Veniexia, sier Alvise Sa-nudo a chi Dio perdoni, sier Nicolò Venier è intra provedador sora Rialto, sier Ilironimo da cha’ da Pexaro,ehe andò provedador zeneral a Treviso, ltem, tre provedadori sora le pompe, in locho di quelli compieno, et non è a quel oficio se non sierVetor Mo-rexini che compie; et tamen per l’ora tarda non fu fato il scurlinio, et questo fo al licentiar dii Consejo. Fu intrato in la materia di eri di mandar in Friul el capitanio zeneral; la qual parte era messa per do altri nuovi, sier Antonio Grimani procuralor e sier Francesco Foscari el cavalier savii dii Consejo e li Ire nominati eri ; et parlò contra sier Zorzi Emo, fo savio dii Consejo ; li rispose sier Francesco Foscari predilo. Poi parlò sier Marin Zorzi dotor, fo Cao di X, e andò la parte. Ave 73 de si, 120 di no, el fu preso di no, e fo sagramentà el .Consejo; tamen per tutto poi questo se intese. Fo prima Consejo di X ; e licentialo il Pregadi hore 23, restò Consejo di X con la zonta di Stato, et non sleteno mollo.