165 MDX1V, APRILE. 166 Marano, azio non ce intri soccorso di viluaria o de altra cosa, con l’intelligenlia de 1’ armada da mare; et se quella mancha del debito suo, vostre magnifi-ficentie non manchino, anzi solicitino il magnifico eapitanio dii Golfo ad invigilar a quella custodia importantissima; et se per negligenza de dita armata ne sono intrate ultimamente quelle Ire barche de farina, provedali con ogni studio che più 11011 ce intri ; il che non poiria esser se non con grande ignominia sua. Non se cessi de infestar dito loco, sì per li cavali ordenarii a la dita guardia„come per vui, magnifico, con il resto di diti cavali lìzieri ; et vostra magnifi-centia bora qua, bora là se spinga come li par expe-■ diente, provedendo al bisogno propose; et esca una volta di quel Udene, che l’è ben hora, cavalchi a Ci-vidal, a Morligliano, a la Schiusa et exeguischa li or-deni da nui lassati et scripti. Siamo informati da bon loco che ce sono restate molle balote et altre moni-tion di soto et di sopra la Schiusa preditla; et mera-vegiamose vostre magnificentie non habino non solimi non recuperate tutte le artelarie lassate a la Ponleba e contorni, ma non fate cavar tutte le mo-nition trovate; questo ne dimostra una pocha dili-genlia et cura a le cosse de la Serenissima Signoria. Pregamo adunque vostre magnificentie vogliano esser più solicili et ponerli ogni suo studio dove concerne l’utile de questo Excellentissimo Stato, come * le son debilrize de far. Altra ne excusaremo con la Illustrissima Signoria, et de his satis. Reliqum est che vostre magnificentie vogliano usar mazor dili-gentia in indagar li progressi et quantità de i nimici, et prcecipue l’esser dii cónle Christofalo, et dove el se atrova. Parne molto da novo che quelle siano sì scarsi de avisi veridici et fide digni. Et demum vogliano comunichar il tutto con il magnifico Savor-gnano preditto et intendersi sempre con la sua magnificencia, et de li pareri et aricordi sui, farne quello capitale che la fede, prudenlia et praticha sua recerchino a vostre magnificentie, oferendome. Paduce, XXII Aprilis 1514, a bore 20. Bartolomeus d’ Alviano capitaneus generalis. A dì 27. La malina, in Colegio, fo ledo le dile letere di Udene. Vene l’orator di Franza con li Cai di X, e siete pocho. Di Padoa letere. Al solilo zercha danari ; i nimici ut supra. In questa malina achadete cossa notanda, che ritrovandosi sier Piero Contarmi e sier Zuan Capelo avogadori di comun in Quarantia criminal per voler meter di relaxar uno.......da Lampugnano incholpado haver amazà uno fiol di domino Mann Becichemi, die fo amazalo da alcuni incogniti, era li in Quarantia per el dito Lampugnano uno sier Carlo Miani qu. sier Anzolo, el qual, solicitando la dita expedition, disse : « Maledeto sia San Piero » piibli-ce. Et aldito da li XL e tutti, parse a li avogadori non soportar tal cossa, e la parte è stà messa cussi fre- scha e in.....questo biastemar San Piero, etlas- sono il caso dii relaxar e formò processo conira ditto sier Carlo. Examinó do XL, quali non balotó ; el statini sier Zuan Capello andò in renga et menò el diio, et messe col colega di relenirlo. Ave 28 de si, una di no et una non sinciere, et fo legitima el Consejo, et mandato per sier Alvixe Emo consier, aziò fosseno tre consieri, justa la parte, quando si Irata in Quarantia di zentilhomeni. El qual sier Carlo si apresentò il dì sequenle e confessò, e cussi diti avogadori mes-seno di proceder et preso. Fu poi preso che ’1 dito pagi lire 25, aut vadi a servir con la persona un mexe a Padoa quando vorà la Signoria nostra ; et questa fu presa. Etiam poi el dito Lampugnano fo preso di relaxar pro mine, atento non era nulla contra di lui di verità. Etiam alcuni fo acusadi a li Cai di X per bia-steme, come se intenderà poi, contra di qual la leze sarà exequida. Copia de una letera serita in Alemagna in la corte de VImperador, per il capetanio Rizan prexon a Veniexia in Toreselle. Salutem, etc. Caro signor maraschalcho. Ve fazo intender come son qui a Venetia impre-sonato, et ho de spesa ogni mese fiorini de rens 42, et vui sapete ben io son un povero homo e non potrò suportar tal spesa ; perhò ve prego che vogliate Iralar con la Cesarea Majestà che la me voghi ordenar fiorini 300. Carissimo cugnado, se vui aldisti dir mal de mi verso la Cesarea Majestà, ve prego me vogliati scusar con verità per fina che io corporalmente potrò comparer. Et fazo intender ogni cosa, aziò ve sapiati rezer. E primo, subito che io fui zonlo in campo, el fo messo ordene con mi che dovesse cavalcar con il conte Christoforo, con el qual andas-semo verso Pordenon, et zonti lì, subito ne vene