48!) UDX1V, 275 * Copia di la letera scrive in risposta el dito conte Christoforo prima a suo padre, poi a la sua consorte, qual comensa cussi. Potenti et magnifico domino corniti Bernardino Frangipani carissimo domino et patri miìii semper gratioso. Potens et magnifce domine, post humilem commendationem, adviso vostra magnificentia, come cani grande consulation del eore mio ho ricevuto la letera, la qual me seri-veti da Modrusa, nel tertio dì de Augusto, ne la qual me scrivete prima de la salute de vostra magnifi-centia, di mei fratelli e sorelle; per il che humilitate solita gratie ne riferisco cum aiegro core al Signor Dio e a la sua Santa Madre, pregando la prolongi per molti anni a la magnificentia vostra per la loro grande misericordia. Secundo. Molto ringratio per la clementissima benedition et carissima palernal salutation, la qual recevo cum penitentia in grande remedio non solo del corpo, ma etiam de l’anima mia, come se fusse a tanto devenuto, quando deve cadauno homo morire per disposition de l’Altissimo. Tertio. Humilmente me excuso, dinotando che ho 4 volte scrito a la magnificentia vostra : prima, la sera che fui preso per voluntà del Creator mio; da poi, tre volle de qui sotto licenlia di questa Illustrissima Signoria, senza quella letera dal Castello Propeto per Biasio Diancovich. La causa non intendo, perchè non sono diete letere a le mano di vostra magnificentia pervenute, maxime sapendo che sono di mia mano sta scripte, dinotando lo esser mio, et consolando la sua magnificentia de la salute, de la qual cordialmente me ne aiegro quanto più dolcemente posso. Quarto. Per adempir el comandamento de vostra magnificentia, che è in descriver la verità e non dimostrarsi ingrato in recompenso di beneficii, intenderà vostra magnificentia esser vero eh’ io son per gratia del Signor Dio et de la sua Sancta .Madre Vergine Maria in bona valitudine et da questa Serenìssima Signoria clementissimamente tractato, nè si poi alcuno lamentar di queste carzere: queste sono le carzere ne le qual el signor de Mantoa è stato ; per il che comprendo dover a questa Serenissima Signoria ogni servitù in servirli ad me possibele et conveniente, s’el sarà el voler del Signor Dio che in libertà io ritorni in affadigarmi al conspecto del mio signor, de la Cesarea Majestà e de li amici, per tal via che questa Serenissima Signoria potrà dir non agosto. 490 esser io disconoscente di quello mi è sfato fatto. E cussi humilmente vostra magnificentia prego et li fra-telli mei, che con quella servitù, qual dà la magnificentia vostra et da le sue maguificentie potesseno esser ad questa Serenissima Signoria li siate prom-pti, perché me potriano esser quelle de grande ajuto in questo carcere, le qual de bona voja patisco, ho patido et patir voglio, corno se convien a cadaun homo dabene per il suo honore et del suo segnore, 276 fermamente tenendo davanti a mi medemo che la fide! servitù mai poi venir a meno, come adesso verso de mi vedo de questa Serenissima Signoria, la qual, per amor del suo dominio, cognoscendo clic ho de bisogno de la gratia loro, benché mi non la ho meritada, ma aricordandosi de la servitù de’ nostri mazori, ad me se dimostrano grati; il che vedendo, non potrò grande molestia sentir. Segnor padre mio sempre gratioso, humilmente prego che non vogliate darvi alcuna mala voglia per causa de la mia carze-ratione, mentre so aricorda lo amor paterno del figliolo, etiam per questa altra causa firmamento tengo che vostra magnificentia vorà alongar da sì tal insueto dolore, havendo davanti li ochii el fine e non lo principio. Vostra magnificentia vede eh’ io non son stato preso come servitor in manifesta guera per el mio segnore, el qual non è traditor, ni a la Signoria sua se li conviene li servitori suoi fedeli abandonare, i qual de bona voglia risigallo la vita cum la faculta per la fidellade. Apresso a questo, vede la vostra magnificentia eh’ io son ne le man de questa Signoria, qual sono gratiosi et sapienti, potrano discernere quanto se è debitori a la fidellade. In questo non se dia aver su-spelto eh’ el serà considerato solamente il principio ma piutosto el fine. Questa Serenissima Signoria domina di anni 1200 e non scio quanti di più, perchè lo metallico piede mai vien a meno, e però prego et suplico che vostra magnificentia per mio amore niuna mala voglia se dia. Spero nel Signor Dio Omnipotente ch’el me revertirá questo carcere in honore cum utilità. Spereria presto tal cossa fusse veduta mediante qualche grande mia servitù tra ’1 signor mio et questa Signoria, quanto fusse certo esser christiano. Signor padre mio gratioso, se io non avesse gustado lo amaro, come saperia che cosa è dolce ? nè havendo provato el male, come saperia conservarmi el bene ? Non è possibile con suo honore male alcuno overo pregionia patire, salvo che per la fidelitade, la qual cosa è cosa beata et gloriosa a li boni. Per amor di questa adonca patisco in questo loco dimorare finché