383 MDX1V, LUGLIO. 384 Iteni, si dize aspelano l’Imperador in campo, e poi non polendo liavcr Padoa, meterano a Iodio e iìama tutto. Item, dice lui frate andò per recuperar certi soi villani, erano presoni di spagnoli, e ’1 capitanio Ar-chon li disse non si poteva far altro per la crida fata ; ma vedesseno con chi è presoni di componer insieme ; siché non potendo far nulla, è venuto in qua lui frate, et essi poveri frati è minati. Di stera....... solevano aver a l’anno, non ne hanno auto, come à cerio don Francesco Valier loro prior, se non slera 200, et voleno per il viver loro 400 stera a l’anno, olirà il resto vendevano, nè altra intrada hanno che questa da conto a tanta spexa, e sono da boclie 50 nel monasterio, e voleno più di ducali 200 di salarii so-lum. Concluse dito don Nicolò, si diceva gran mal dii capitanio zeneral nostro da i nimici proprii, quali si maravegliavano la Signoria lo lenisse. Noto. Eri il capitanio zeneral fe’apichardo saco-mani, quali li insconlrò erano stati a depredar Tormento eie. 217 Di Cavar mere, fo letcre dii caneelier dii podestà. Come i nimici erano venuti li propinqui, et tam.cn sono siati in arme, et si prevedi di soccorso. È da saper, il podestà sier Gabriel Barbo qu. sier Pantalon era in questa terra non ben sano, e la Signoria li mandò a far comandamento subilo partisse et tornasse a Cavarzere ; el qual immediate andoe. Noto. Se intese, per homeni venuti di Ancona, come li era zonta la nave di sier Luca Loredan e compagni di bole 500, vien di Conslanlinopoli, con marchadantie. Referiscono sora CaoMalio la dita nave se incontrò in do barze de’ francesi corsari, et volendo combater, li pasazieri erano suso non volseno; et calado, par diti francesi, inteso era nave di veni-tiani, li fe’ bona compagnia et non toebono nulla di nostri, ma ben di fiorentini e ancontani lolseno le marchadantie, lasando in nave tante marchadantie di essi forestieri che fusseno peri’amontar dii nolo, dicendo il Roy aver bona lianza con la Signoria nostra eie. Dita nave era sorta li apresso Ancona, et mandato a dira li participi, volendo quelle cosse loro li pagino il nolo ; tamen non è letcre, ma solum questo aviso. È da saper, la caValehata, ho scrilo di sopra, mandata per il capitanio zeneral, capo sier Nicolò Ven-dramin provedador executor, et domino Mercurio Bua cavali lizieri, et par sia andata di bordine dii zeneral capitanio in vai Sugana a depredar e far più danni i poleno. In questo zorni, li savii si reduseno a consultar in materia pecuniaria, et fo varie disputation. Fo mandati di Padoa in questa lerra nove spagnoli presoni per ponerli in li cabioni, perconlracam-biarli con li nostri è slà mandati a Verona ; li quali sono questi qui soltoscriti: Bortolo di Anluini de la compagnia di Monglione. Francesco Romeres de dita compagnia. Zuan Baglier de dila compagnia. Alvixe de Malega. Alfonxo Gagliardo. Alfonxo de Molines de la compagnia de don Antonio. Marlin de Trosfilio. Sebastian Chano. Christoforo de San Lucha. In questa matina, volendo el conte Christoforo 217* Frangipani, eli’ è in Toresele col capitanio Rizan et il capitanio Renier udir messa, sier Zuan Antonio Dandolo, eh’è sora dicli presoni, con licentia di Cai di X, li fe’ dir ivi una solenne messa con i cantori di San Marco el varii soni ; siehè fu bellissima messa, e poi fe’ portar una colalione con argenti etc. A dì 23, Donienega. La malina in Colegio non fo il Principe, justa il solilo. È in palazo, né si move di camera, nè poi caminar se non con ajuto eie., pur si vesle. Fo aldili li marchadanti todeschi con li vicentini, per i qual vicentini, come orator di la comunità, che si poi dir tutta è in quesla terra, parloe domino Nicolao Chieregato dotor et cavalier, intervenendo dazio di sede etc. Di Padoa, over di campo, letcre. Al solilo è li inimici ; et par per Colegio sia scrito a li savii biase-mando il mandar di cavali in Val Sugana eie. Rispon-deno essi savii aver ricevuto la nostra lelera, et perchè era in campo seguito certo disordine di esser slà tajà la man a uno favorito dii capitanio, li parve di mandar Vicenzo Guidoto con la letera da esso capitanio; qual leda, esso capitanio saltò in gran colera, dicendo: «Que’ di Colegio non sa governar exer-cito, benché ne sia di quelli che si persuadeno saper ; lassano far a me che so quello fazo, se non bularò il bastone a terra. Atendino a mandar danari per pagar le zente; e si non manderano, si partirà li fanti ti con allre parole. Item, scriverlo esso capitanio à mandato a brusar le porte di Vicenza el il castello da la banda nostra ; siché non si poi più serar porla alcuna di qua. Di Trevixo, di sier Diero Morsello prove-dador zeneral, va in Friul. Come è li, aspeta li danari per dar a le zente, e non sa come andar per non vi esser zente nostre in Friul.