43 MDXXVI, MARZO. 44 ti et gravi torti; et molte parole intendo che li disse pertinenti, che per honor suo et comodo dii signor Ducha si pensa che fusse meglio tacerle. A cui rispose il signor Antonio : « Voi andarere et direte al vostro patrone, che quanto noi habhiarno fallo et faremo è sialo et sarà di commission e volunlà de P Imperatore ». Et gli dete una guida che prima lo accompagnasse in castello, con comissione che non 10 lassasse parlar a niuno per la terra. Pur esso si scontrò in molli, a cui disse con parole et con segni che portava bone nove. La qual voce subilo si sparse per Milano, el dicevano questi populari « mò si aprirà il castello et il Ducha sarà liberalo di obsi-dione ». Questa baia perseverò talmente, che come fu nolte cominciorono li puli et poi li homini a cri-dar : « Ducha, Ducha », dimodoché tulle le genti si misero in arme, zoè li soldati imperiali, et il Marchese andete per la terra nè ritrovò in alcun loco massa di gente, nè con arme da far un effetto tale come li danno lor sentimento, ma solo con spada el qualche rotella che andavano a spasso, alle- * grandosi el cantando per tal nova, perchè la credevano vera. Ne rilrovò pur una frolla verso il castello, che erano la maior parte armaroli, quali tolse in meggio et li amazò et ne impicò 4 là verso 11 castello, et doi ne sono siali impicati in piazza per tal cridar ; qual per vera ragione non se ritrova che sia sialo movimento vicioso per voler metter la terra in armi, el tanto più che non si è ritrovalo che havessero capo alcuno; anzi ho parlato io con li homeni da ben di la lerra, che dicono esser stala invecliva de questi signori imperiali, el che correvano alcuni cavalli chi in qua et chi in là per Milan, che diceano « pigliale le arme et cridate : « Ducha, Ducha », che adesso è il tempo ». Hor questi signori sono siali questa malina in consiglio longo, qual si dubita sarà molto damaoso a questa cillà, perchè el se dice che vogliono tirarli dentro ad allogiare fanlaria spagnola el genti de arme, el che hanno falto tal atrovo perchè gli havevano promesso de levarli le gravezze di soldati dapoi fallo il iuramento ; ma dubito di maggior male apresso questo, che quando saranno le prefate gente d’arme et fanli in Milano, che non voglino questi signori mettere qualche gran taglione et che essi di la lerra non possano negarlo, e darli tal briglia in boca. Et per meglio assecurarsi, si dubita ancor che non confinano et mandano fuora de li primi di la terra et tutti quelli che a loro parerà esser de importanlia; dimodoché lutto questo po-pulo sta balordo che non sa dir nè fare. Io in- i tendo che questi signori non vogliono più che ’I Gilino esca dii castello, dicendo che è stato esso causa di tal disordine et strepilo. Et dicono che a Pavia ha ditto che’l portava la liberatione del signor Ducha, con la restituzione dii Sialo; sichè farà molto ben P officio in Spagna, per il signor Ducha, qual ancora quando uscisse et lo lassassero liberamente uscir et ritornar in Spagna, è iudicalo da chi ha inzegno, che tal venuta sia stata mala in servizio del signor Ducila perchè essendosi levata tal voce, che si liberava della obisidione per volunlà cesarea, et che vedano poi non esser niente, quegli partesani del Ducha etiam che sono sluti fin bora in speranza la perderemo totalmente ; in-tendo de li populari sohm, perché li gentilomeni pensano molto ben che questi signori capitani sap-pino la volunlà dell’imperatore; che quando Sua Maestà volesse restituir questo stato verebbe di Spagna altro homo che Gilino, et essi signori non usarebbeno de li termini che usano. Ex litteris eiusdem, datis 27 Februari. 27 Questa notte é agionto uno zenlilomo di Spagna a questi signori imperiali, che non porta cosa alcuna di più di quello che alli giorni passali si è inteso, se non che lo Imperatore si partiva per andare in Sivilia e il re di Pranza per andare in Pranza et il ducha di Borbon per venire in Italia. Al qual Ducha dieno esser mandate le galee da Genoa; quale galee, per lettere del signor ducha di Genoa saranno a P ordine la settimana che viene, stando il tempo bono, che non si crede per essere il mese di Marzio, et concludeno questi signori che ’I prefato signor Ducha non possa essere qua più presto che in duo mesi. Domane deve andare il capitanio Joantie de Urbino a Genoa per ordinar 800 fanti spagnoli per mettere suso le prefale galee, che au-darano a levar il prefato ducha di Borbon. Questi signori pare che hanno dato speranza a questo po-pulo de non agravarlo altramente di più zente ; ma che hanno compreso che '1 successo tumulto sia proceduto per la simplicità dii populo. A dì 6 Marzo 1526. In Pregadi. 281) Di Spagna, di l’ Orator, da Toledo, di 3 Fevrer. Come beri P Imperador partì per Madril dove starà 4 zorni col Re, poi si partirà il Re per (1) La carta 27 * è bianca.