317 MDXXVI, MAGGIO. 318 !5'J Exlitteris domini Francisci Gonsagac, datis Bomae, d Maii 1526. Dui dì sono che vene un corriero de Francia per conto de una vacanlia de uno vescoato, qual desidera el re Cristianissimo che sia de uno parente de Memoratisi. Questo partite da £ordeos a li 17 del passalo, et dice che Sua Maestà era per partire de lì a li 19, et vegnirsene a Cogniaco, dove si havea ad fare il Consiglio che già è stalo ditto. Non ha portalo, per qu;mlo intendo, lettera de alcuna imporlanlia perchè partite ad improvìso, et fu spaciato per il predetto Memoratisi. Vi sono lettere de Inghilterra di 18 del passato, che significano il Re anglico desidera sopra modo de vedere una concordia et pace universale Ira christiani, et tanto più Sua Maestà si dimostra, accesa a questo desiderio, quanto che li pare che liora ve sia più bisogno che mai, sentendosi quanto gran movimento che fa il Turco per la impresa de Ilongaria, dove che Sua Maestà pare che procuri di bavere la opinione de questi principi de Italia, circa quello che sia la inlenlione loro in queste occorren-lie di la Maestà Cesarea con il Christianissimo, e an cor che in genere ella persuada che se babbi ad ca-minare a questa via de la concordia et unione universale, non di meno, per quanto intendo, la non condescende dal canto suo ad alcuna particulare propostone sopra la quale si possa far fondamento de una determinala deliberatione sua, usando però parole sempre demonslrulive de bollissimo animo et di recta inlenlione verso lo interesse de tulla cliri-stianità, et per la portiouesua non esser p.r mancare del debito officio suo. Il re di Francia, dapoi la liberatione mandò uno suo genlilhomo al predelto Re ad fargli intendere che ’1 ricognosceva tal sua 15‘ liberatione principalmente da Dio et puoi da Sua Maeslà, la quale sapea che con li governi et modi soi ne era stata potissima causa ; del che li ne ren-dea ¡mortale gratia, et certificava che non era mai per scordarsi di un tanto obligo, che in tulle le a-lioni sue volea sempre governarsi secondo il parere el consiglio di quella, el esser unito con lei di animo, di forcie et de ogni altra cosa. Dove che si fa iudicio che tra l’una e l’altre de loro Maestà debba esser una perfetta unione et intelligentia. Il cavalier Casale mi ha ditto havere lettere dal suo Re, come Sua Maestà manda un paro di rubini molto belli et .boni a donar a Vostra Excelentia, et che de li falconi che quella li mandò a donare, in specie di quelli giovani, predella Sua Maestà è restata molto bene satisfatta, essendo riusciti meliori de altri che la habbia auto de Italia ; cosi desegna anche al tempo haverne de li altri, comfìdandosi che Vostra Excellentia non debba mancare de satisfare al desiderio suo. Esso cavagliero mi afferma, che predilla Maestà ama singularmenle Vostra Signoria Illustrissima, et sopramodo desidera, gratificarla, el quando Intascasse, dice che non la mancaria fare così volentieri piacere a quella, come a qualunque altro principe de Italia ; et mi ha ditto che liberamente lo significhi a Vostra Excellentia. Et esso li basa le mani, et mollo si raccomanda in sua bona grafia. Ci sono «visi de Ilongaria per lettere de 18 del 216 passato, che confirmano il medesimo che si è inteso a quesli dì de la mossa dii Turco, et dicono che Ambraim bassa già era invialo con numero di cavali et de artegliarie per venir a la impresa destinata, el che dreto a lui veria medesimamente il Turco con numero grandissimo di genie, el che, per quanto se dice, serà di sorte, che parà altro tanto cosa incredibile quanto paventosa. Non di meno pare che si faccia pur qualche previsione in Un-garia per diffondersi, et che ogni volta che da quesli altri principi si facesse il debito, si saria di bon animo là di poter far resistenza ; ma quel che se intende e vede, poca provisione si fa de dargli aiuto et soccorso, se non quanto significai a Vostra Excellentia che si era fatto per Noslro Signor a quesli dì. De Bordeos, alìì 12 de Aprii, scritte per do- 217') mino Chiapino al signor marchese de Mantua. Il Christianissimo, con Madama regente et madama de Lanson el col resto de la corte sono gioliti a Bordeos, dove senio ancor et slaremovi per Ire giorni, poi partiremo perCugnaeh, terra dove nacque Sua Maestà, et de lì a Bles et dapoi a Paris. Fece Sua Maestà l’entrata qui a li 9 di questo con le cerimonie solile farsi la prima volta che inira in sue cilà; vene fin a la porta de la terra per il fiume che si chiama la Geronda, a mio giudicio maggiore del Po. Molli navilii di questa terra vi andorno incontra carichi de compagnie de la terra, che erano a più livree vestili. Ogni compagnia havea il suo navigio depililo del medetno colore de che (1) La carta 214 * è bianda. (1) l/t carta 218* è bianca.