31!) MDXXVI, MAGGIO. 320 erano vestili, con finclione de casteli, el per ogni lorrioncelo una bandirola con ziglii, el schioppi el arcliibnsi. Al basso de le navi erano spignardele de ferro et certi altri pezi manco che sacri di bronzo, il numero di certo non so, ma passono sedece. Gioliti apresso il Ri', sparono et schioppi et archibusi et tutto el resto de le arlellarie che vi erano, et cussi recargando el sempre tirando cotnpagnor-no Sua Maestà a la terra, eh’è sul fiume et è assai bella cosa da vedere. Su la riva del fuinlè presso la muraglia era una bellissima banda de arteglia-ria, che slava sempre qui per guardia de la terra, sei cannoni, selle colubrine, dodice falconi, olio sacri et forsi da 70 pezi di bronzo, qualche cosa più che archibuso, quali de commissione de Sua Maestà non sparorno. Circa il mezzodì, fece Sua Maestà l’entrata. Tulli li grandi di Franza v’erano, et tanli signori che non si può andare per alcuna slrada, ancor che la terra non sia piccola, che non si trovano a donzene. Sua Maestà, de forse due bore nanti che mirasse mandò il capitanio Gabriel de la guardia et maestro de le cerimonie ad pregarme che io volessi come homo de Nostro Signore, honorarla a la sua entrata. Io gli risposi die non ero qui se non homo mandato per le poste ad congratularme per Sua Santità con Sua Maestà, et che io me dolea non esser tale quale conveniva a Sua Grandezza. Replicò che io non puolea far miglior piacer a Sua Maestà. Et io che conobbi farli piacere, vi an- • dai. Smontato Sua Maestà di nave, montò sopra una mula et entrò sotto il baldachino in megio de li dui cardinali Borbon dal canto destro et Lorena dal sinislro, et appresso di Lorena il Gran maislro de Rodi. Poi seguivo io con monsignor di Van-dom, appresso l’ambassador cesareo con San Polo, poi lo anglico con monsignor di Ghisa, in ultimo il secretano di signori Veniliani con monsignor di Lautrech. Vi era anche quel di Porlogalo, quale volendo precedere lo anglico, el maestro di le cerimonie più volte li disse o che se andasse a lo allogamento suo overo che lassasse preceder lo anglico. Non vi era modo che ’1 volesse fare nè l’uno nè l’altro, in modo che ’1 Re vi mandò il Gran maestro, che è monsignor Memoransi, homo che adora Vostra Excellentia, quale non lo potendo vincer con bone parole, gli disse liberamente che se ne andasse al suo viaggio, che ’1 Christianissimo non volea fare tal carico al re de Anglilerra per honorare quello di Portogallo. Al che egli rispose che se ne andaria, el che il suo camino era quello che facevemo. Et sempre venia più avanti a paro de l’ambassalor cesareo, in modo che ’1 Gran maestro fu sforzato con suo urto de mula et per forza de quattro alabardieri caziarlo de 1’ hordine. Del che lo ambasador cesareo, senza parlare, nel vollo ne dimostrò dispiacer grandissimo. Parve a lutti molto strano che, ancor che di ragion fusse proceduto, non si partisse di subito che vi fu comandalo per parte del Re. Heri il signor Federico da Bozolo delle le patente de tre campi al conte Ludovico da Belzoioso per il signor Loys da Gonzaga. Con le lettere li accettò, non intendendo de preiudicare ad alcuna sua ragione. Intendo che diman deve chiarir quali de due campi accetta. Heri il Re ragionando de cavalli, me pregò che io replicassi a Vostra Exce-•lentia, che li volesse mandare quelli cavalli che ma ha fatto offerire, che non le potria far maggiore piacere, lo lo credo cerio, perchè ne dimostra un desiderio grandissimo, in modo che quanto più presto Vostra Excellentia ge li manderà, gli farà maggior piacer. De Bordeos, del ditto, atti lo Aprii. Il signor Federico da Bozolo se ritrova in letto per quelli soi dolori, ma per non starli molto ch’è, in assai bon termine. Ilo inteso che ’1 conte Lodovico de Belzoioso ha accettalo il campo da Scandiano per defiìnir sua querela col signor Loys, sopra lo quale parine che sia un poco de differenlia. Cercaròde saperlo et ne darò aviso a Vostra Excellentia per altre mie. Mora, hora. Dimane, per quello che intendo, il conte Lodovico da Belzoioso se parte de qui per Italia con fede et declaratione del Christianissimo, che a un par suo a così lungo camino non convien manco de 3 mesi di termine; questo perchè li pare che le patente non abbi tempo abbastanza. Del ditto, a li 14. Già ho scritto a Vostra Excellentia, che San Polo et la Ghisa non erano in troppo gratia del Re, e che già gli havea fallo pigliar nn servilor, et la causa era che Madama imputava San Polo che fugisse da Pavia con sapula di Borbon, et che la Ghisa, poi la presa del Re, volesse fare l’impresa del regno senza sapula di Madama ; ma che io credevo, che per essere cosa de lanta importanza, Sua Maestà se ne