581 MDXXVI, GIUGNO. 582 se aproximasse, che subito la terra toria le arme in mano contra li cesarei, li quali parlano del ducha de Urbino come se fusse un puto, dicendo non ardirà passar Ada ; et che heri el popolo cum el signor Francesco Visconte et altri gentilhomeni cum quelli del popolo feceno tra loro Conseio, et deliberò che da matina facesseno intender a li cesarei che loro non volevano andasseno a confin ; et che de le botege havevano ordinalo fusseno serate et de far vegnir lutto el campo dentro che loro non volevano le botege fusseno aperte, et che mandasseno a loro posta el campo dentro perchè ad ogni modo erano ruinati. Per uno lodesano mio amico me è fatto intender che sono in Lodi da cerca 400 fanti, et che heri inteseno che l’era venuto gente de la illustrissima Signoria a Ombriano loco del cremasco ; i quali tutta la notte steleno in arme et mandono fuora 100 schiopelieri sopra le rive de Ada ; et dice che li cesarei fano mover le sue gente de loco a loco per dimostrar baver gente assai, et che ’1 ponte che loro havevano fato a Lodi lo hanno disfatto et fondate le burchiele, dubitando del campo de la Illustrissima Signoria non passi. El nuntio mio dice che cesarei hanno mandato due bandiere de fantarie a Pavia. Scrive sono dui soi nontii a Milano; de quanto riporterà darà aviso. Di Bergamo, di rectori, di 12, hore .... Manda questo riporto : Uno amico nostro partì heri da Milano a hore 18, dove li era stato da Zobia da sera fini’ ora soprascritta di heri, et dice che Venere fu lassata fuora de porla Ticinese certa artigliaria venuta da Pavia, che così ha sentito dire, et el Venere de notte a dì 8 venendo il Sabato alcune zente spagnole, anzi tutte quele erano alozate in le ville cerca a Milano da mile fin a 6 milia et monstrorono de acostarsi a Milano così de ordine de li cesarei per far experien-tia di quello volesse far el popolo et la città, et non essendo seguito alteratione alcuna ritornorono a li sui lochi. El Sabato veramente a dì 9 seguì quello tumulto del svalizar de la piaza a l’ora del mercato per timor, et serar le botege tutte per occasion de un strepito de uno cavalo ligato et fuzito che fece concorso di persone non sapendosi ben in ogni loco la causa di tal effecto, perchè fu necessario che cesarei stimaseno più el caso di quello era, che feceno immediate far una crida a cinque trombe cosi presto senza esser scritta, che sotto pena de rebelione a la Cesarea Maestà tutti dovesseno aprir le botege el attendere a vivere quieti ; et similmente che tutti li soldati che non havevano gli alogiamenti in Milano dovesseno andare a li sui alogiamenti sotto pena de esser svalisati ; et el signor Antonio da Leva ca-valchò intorno exhortando con bone parole ; et li Ianzinech de la guardia che si ritrovavano per Milano a 10 et 15 a la volta andavano tutti smarriti, pensando a qualche periculo avanti che fusseno in porta Comasena. Nè Domenica a di 10 nè Luni scia che seguisse altro; ma ben è vero che cesarei se re- 395 ducono insieme per consigliarsi do e tre volte al giorno, et a la inobservantia de le promesse a milanesi de dover ussir del territorio dicono che I’ è mutato el stato de le cosse, che non pono observar quanto hanno promesso, volendo far el debito cum la Cesarea Maestà. Et dice ancora che spagnoli hanno spaziato diversi capetanii cum dinari, videlicet cum uno ducato per fante per levarli, et ordine de farne 6000, cum mandati patenti de poter allozar su tutto el territorio del ducato de Milano a descri-tione. Et tra li allri lui relatore dice esser stalo cum el Fra’ de Pavia quale altre volte ha servito questo Stato, et ha havuto ordine di far 500 fanti, quale li ha ditto che in ogni occorrentia sparagnarà più danno che ’1 potrà a li lochi de la Illustrissima Signoria per essere fatto quello che è sotto di quella, et burlando ha mandato a dir a domino Zorzi da Vaylate et al Cagnolo suoi compari et molto stretti amici che se guardino che haveranno da far insieme et li voi far presoni. El al ritorno è passato da Cassano, ma cum dificultà et molta intercessione, et dice che a l’andare in là per Lodi passò et vide gran numero de guastadori lavorar in el baslion del porto de Ada. Dice anchora che don Ilugo de Monchada, et questo dice haver hauto da diversi gentilhomeni et nodari amici soi, che l’è stato tre giorni, ogni dì è intrato in castello, et che dicesi haver ditto che la Cesarea Maestà vole lui signor Ducha per bon figliolo, et che non gli è tanto nemico come el si pensa. Al che li ha risposto che se l’havesse per bon figliolo non lo haveria tenuto serato in castelo tanto tempo ; chè questi non son segni de molta amicilia. Ex litteris domini Jacóbi de Cappo, datis 3951) Mediolani 11 Iunii 1526. Che don Hugo di Monchada partì a li 10 a hore 15, qual dicea non voler far più de cinque poste al giorno : qual don Hugo dicea haver a proponere partiti al Papa che reusciranno. (1) La earta 395* è bianca.