665 MDXXVl. GIUGNO. 666 non si doveva curar di altro che star in pace lei ; con altre parole. Poi disse haver lettere del colite Guido di Piasenza di 14, che nel nostro campo era pochi fanti, però si scrivi a la Signoria fazi il numero etc. Item, lettere di Anglia di 5, scrive haver recevuto nostri summarii con li moti di Milàn, li quali il Papa li sa. 446 Da poi disnar, fo Collegio di Savii a consultar, et il Serenissimo con li Consieri et Cai di X si reduseno in palazo in camera soa ad provar alcuni zentilhomeni per bastardi incolpadi, et pro-vono uno puto nominato sier .... Querini di sier Polo qu. sier Piero di Cypro nato di una cypriota Podacataro. Item, fono sopra le prove di questi altri, et non li provono; zoè sier Piero Trivixan di sier Jacomo Antonio qu. sier Baldis-sera, qual vien a Conseio ; sichè artdarà zoso per bastardo. Ancora fono sopra tre fioli che vien a Conseio, sier Marco Antonio, sier Polo et Sier Troylo Querini qu. sier Zuan Nadal et non li provono; sichè saranno bastardi. E1 qual sier Marco Antonio è Apontador in Rialto, et suo barba sier Piero Querini qu. sier Biaxio castellan di Ponte Vico con licentia di Cai di X, in loco del qual an-doe sier Lunardo Loredan camerlengo di Brexa, per zorni 15 è sta serado in castello, et venuti qui per provarsi ma non hanno potuto per esser bastardi. Da Bergamo, fo lettere, di redori, di.... et vidi uno riporto, di 19 : Anzolo da Mozo qual se parti heri a hore 17 da Milano, refferisse del caso esserli informato lì in Milano, che Sabato a dì 16 zerca hore 20 el signor Antonio da Leva mandò a dimandar uno missier Alexandro Simoneta uno di primi gentilhòmeni di Milano, quali andò con la famiglia sua di 10 in 12, che è personagio da conto, el qual signor Antonio da Leva gli dimandò certa gran quantità de danari et de essi gentilhòmeni per obsidi, et lui missier Alexandro Simoneta gli rispose che nè la comunità nè loro zentilhomeni haveano danari, nè manco voleano darli obsidi; et sopra questi contrasti lui signor da Leva li dele de una dageta nel petto et morse subito. Et la fameglia sua di ditto missier Alexandro comenziò a cridar: ama-da, amada, a l’ arme a V arme, et cussi tutti quasi di porla Renza et porla Nova se levorno a rumor et scaramuzorno, et combattendo cussi tutta la notte sonando campana martello; ma la Domenica matina milanesi intrefeno ne la Corte gran-da per mezo la fazada del Domo et preseno la porta et comenzorno amazar li spagnoli, et come vien ditto non li scampò alcuno, et cussi seguirno contra li spagnoli che erano al campaniel del Domo, et Ira morti et butadi a scavezacollo furono tulli dissipadi. Et seguitando milanesi questo favor over victoria, tra porta Nova et porta Beatrice durò una longa bataglia per fina hore 20, pur la 446* Domenica, et molli zentilhomeni vedendo che de una parte et l’altra molli se amazavano, volseno quietar questa scaramuza et feceno tregua per tre giorni, benché alcuni dicono più, el alora da poi molti zentilhomeni et altri assai andorno a Bia-grasso aspettando in questo mezo soccorso da qualche banda. Dice haver inteso che de quelli de la terra ne sono morti de aviso cerca cento; ma molto più spagnoli, et per questo hanno brusato fino l’hora del suo partir case 12 tutte in porla Nova, computata una in porta Beatrice de missier Tomaso de Lnndriano, et guasto et sacomanato uno monastier di monache in porta Verzellina di Santo Jacomo minor di l’ordine di Santo Be-nedecto. Del Podestà et capitanio di Crema, di 21, hore 14. Como, per uno mio venuto da Milano, ho che la maior parte del campo cesareo è intrato in Milano, et tuttavia il resto di lo exer-cito predillo se invia in dicto loco, et hanno facto essi cesarei la compartitione de li allogiamenti et toleno le arme al popolo, et hanno brusato parte del borgo de li armaruoli che sono in porla Coma-sena; et più dice che quelli spagnoli danno faglia a li patroni di le caxe dove sono alogiati secondo la qualità di le persone ; et milanesi se excusano non haver danari. Per uno mio venuto da Lodi me è refferto, che lodesani non voleno acceptar in Lodi quelle bandiere di le fantarie italiane, et voleno che li debano restar più presto yspani che lì erano, dicendo che molto pegio sariano (radali da quelli italiani. Io tengo di continuo mei a Milano, Lodi et altrove; di quanto riporterà di hora in horascrìverà, et cussi darà aviso al Proveditor zeneral. Di Pranza, di Andrea Bosso secretano, 447 date in Angulem, a dì 9 Zugno, hore 3. Come, havendo dubito la Christianissima Maeslà che per altra via non se intendi nova in Italia del desastro seguito a Soa Maestà, aziò il Viceré non l’habi spazà a Milan aziò se intendi, il Gran maistro ha dillo a domino Chiapin et a lui debbino spazar in diligen-lia lettere a Roma et a la Signoria nostra di questo. Il caso è che hozi corando il re Chrislianissimo do lige loritan de qui driedo un cervo, il cavallo vene