583 MDXXVI, GIUGNO. 584 Che la matina inanti erano ussiti iuora del castello a parlar al prefato don Hugo, missier Jacomo Filippo Sacho et missier Jo: Batista Spedano dottori, ad respondere ad una proposta fatta per il pro-thonotario Carazolo al signor Ducha la sera nauti per parte del signor Imperator, di voler dare il castello di Cremona con la città et territorio di essa libero et sgravato da soldati al signor Ducha, et lassare il castello di Milano in custodia del Carazolo, overo ancora del signor Sforzino, con patto che ’1 havesseaiuraredidar il castello a lo Imperatore oa soi agenti, essendo iudicato (il) prefato signor Ducha haver fallito contra Sua Maestà. Al che ha fatto risponder non contentarsene nè volerlo fare per modo alcuno ; ma che più presto voi restare rinchiuso come fa contra ragione sina che a Dio piacerà ; che fatta la ditta risposta, li prefati doctori ritornorono in castello. Che de queli gentilhomeni che voleano confinar queli signori la cosa si è risoluta in uno, zoè missier Pietro Pusterla, el qual quasi contentava a partirse a satisfattione de li deputati et gentilhomeni de Milano; ma si credea che ussendo par una porta ritor-neria per l’altra. Che li signori imperiali havevano fatto venire gente intorno Milano, quale per advisar presto te-ncano la guardia continua et novamente 1’ haveano redopiata de dodici archibusieri suso la torre del Domo ove è il campanon, oltra che ’1 di fuori haveano posto cavali spessi lontani uno miglio uno da l’altro per advisar presto le prefate gente, quale il populo dubita non habbino animo di sachegiare Milano ; ma che potrebbe esser che facino tal provisione li signori per cautione de la loro vita, perchè stanno di continuo con gran guardia et dubito del 396* popolo; et che ’1 sia vero, dice che Sabato proximo passato a dì 9, fugendo uno cavalo per la piaza, il patrone di esso gridò : piglia, piglia, et sopra tal voce si dette a l’arme, di modo che non si sentia altro che strepito di serare botege et retirarsi li soldati sparsi a li loro quartieri. Che quella mattina queli signori haveano adviso che li svizari non voleano venir in qua sino fatto il raccolto ; ma che il comune iuditio è che loro raccolto siano de dinari ad epsi mandali. Che la quantità de le lorze che per una altra sua havea scritto che erano preparale, ha inteso che fu per P obito de un ragazo del signor Antonio di Leva, qual è slato amazato in Milano da li puti di Milano che faceano a le sassate tra loro et lui se li volse intromettere. Che da Genoa se intende el signor Duce provede de fantarie, et che fina al presente ne ha cerca 2000 fanti per esso signor Duce, et li fanti mandati per queste parte sono rimasi in quello paese parte morti da li vilani de quelle montagne, el resto è ito in ruina. Che da Genoa se intende che missier Andrea Doria mostrò di andare verso P armata de mori, et poi s’é voltato a Civitavechia, et che a Genoa non sanno pensare quello che ’1 voglia fare ; ma ne stanno in suspetto. Che intende che li lanzchenechi di Milano dicono voler esser amici del popolo, et che se spagnoli verano in Milano per sachegiarlo per una porta, loro ussiranno per P altra. Che P ha inteso che ’1 signor Loyse de Gonzaga, figliolo del signor Lodovico, ha mandato a dimandare licentia a queli signori cesarei, quali gli haveano dato Casalmazor in guardia dicendo non volerlo guardare loro, ma con patto che iurasse de restituirlo ad ogni requisitione de P Imperator, comettendoli apresso che facesse li 200 cavalli di la sua condutta al servitio de la Maestà Cesarea senza però darli danari ; qual signor Loyse già havea fatto forsi 100 cavalli et andava drieto facendo la compagnia; ma per esser intralo Fabricio Maramaldo con zerca 800 fanti nel ditto Casal Maggiore con commissione de alogiarli ivi, il prefato signor Loyse sdegnato ha mandato a dimandare licentia. Che la notte avanti furno sachegiate le chiese 397 da Marignano da spagnoli, dove erano redute tutte le robe de li homeni de la terra, et che P havea anche inteso il mercato di Monza esser stato sache-giato. In un post scripta di quello medemo giorno, scrive che in quel partito proposto da li signori imperiali al Ducha, non solamente voleano che ’1 signor Sforzino iurasse come è ditto di sopra, ma anche il castelano di Cremona et la terra di far il simile in caso che ’1 signor Ducha fusse iudicato haver fallito contra la Cesarea Maestà, et apresso ciò gli fusseno dalo obstagii a loro satisfaclione ; a li quali è stato risposto come sopra. Che da poi che li signori haveano convocato li deputati di la terra et richiestoli a fare una di due cose, o che debbano mandare fuori tutti quelli di Milano che epsi gli diranno havere suspetli, o che pensino farli tal cautione che essi si possino fidare di la terra, offerendosi che facendo una de le ditte due cosse essi leveranno le gente di Milano et del