391 MDXXVI, MAGGIO. 392 di fora, gli è domandato al presente 10 miiia ducati; quali cremonesi intendo che dicono voler più presto morire. Non heri l’altro li lanzinech di questa terra si posero in ordinanza, et disseno volersene andar con Dio in ogni modo, perchè non sono pagali et stanno continuamente in facilone periculosa et dannosa. Et che li spagnoli hanno guarnison et contributione, et stanno al loro, comodo. Pur li sui colonelli si aflafticorno et li promiseno farli haver dinari, et essi si acquietorno per alhora, ma heri si mutorno un’altra volla et di tal sorte che si le-vorno de la guardia del castello, et volevano andarsene per ogni modo, et li capilanii de le compagnie si ascondevano da li lor fanti che li seguitavano per amazarli, dicendo che non hanno da mangiare, et che volevano andarsene. Il conte Baptista Lodron, che è colonello di una parte, mi disse heri che ’1 credeva di rassettarli, pur erano anchor heri sera notte li prefati lanzchenechi in arme a questa hora. Non so come habbiano fatto, perchè non son ussito di caxa. Ex litteris eiusdem, datis 22 Maii. Li lanzichenechi si sono pur acquetati; ma con palio et promissione del signor Marchexe et del signor Antonio de dargli per tulio il Lunedi proximo futuro tutto il loro avanzo, che saranno due page e megia, che montarono più di 50 milia scuti con le provision de li colonelli, capitane! et altri avanta-gi che vi occoreno; per li quali denari è ilo lo abate de Nazara a Genoa per haverli o tutti o più che potrà con il megio dii signor Duce a cui hanno scritto questi signori. Quali danari si troverano ivi, 267 ma chi li darà vorà esser molto bene cautato. Non so come gli sarà il modo. Et chi non ritrova (ali danari per exbursargli a li prefali lanzechenechi nel termine prefalo de olio di, essi indubitatamente se ne anderano con Dio, perchè sentono qualche altro movimento che gli fa pressa non manco Che la fame. Anchor intendo che questi signori hanno mandalo l’homo del serenissimo Principe residente qui, nominato Joanne de Castro, al signor ducha di Ferrara ad chiederli danari in preslito: non ho potuto intendere la quantità. Et che anchor hanno mandato Fabricio Maramaldo a Vostra Excellentia in nome del signor marchexe dal Guasto a rcchie-derli 4000 sculi in prestito. A me non è sialo parlato, che io li haverei assicurati che Vostra Excel-lenlia non ha dinari per li bisogni loro nè per li propri, et me ne meraviglio che hanno parlato a lo ambasalor di Ferrara et a quello di Genoa prima cho habbino mandato via, et hogni giorno tutti tre siamo stati a la corte insieme. Vostra Excellentia saperà che questi lanzechenechi hanno ritrovato una via coperta, che esce del •castello et viene ad reflerire verso porta Comasena in alcune case ruinate. L’andata de Joanne de Urbino, che era ordinata et expedita in Piamonte è già revocata, et non gli va più. Pensano che facilmente el potrebbe causare più disordine che ordine. Molli et longi consigli si fanno ogni giorno per questi signori, quali ogni notte stanno in arme et in sospetto grandissimo. Vostra Excellentia saperà che Thomaso dal Mayno è morto di febre qua. A dì 26 Mago. In Pregadi. IH Franga, del Bosso secretano, date a Cognach, a dì 15 Mago. Come a di 13 in l’aurora scrisse le ultime sue, et da poi scrive trattamenti fatti et col re Chrislianissimo et con madama la Rezente, domino Chiapino et lui in solicitar la con-clusion di la liga, et stati in Consiglio, dove il Re non era, et parlato zerca li capitoli mandali per il Papa. Fo usato assà parole Jiinc inde dicendo queli dii Conseio bisognava mitigarli, et maxime quello del venir l’Imperalor in Italia non li par poter metterlo cussi. Iient, dar al Papa intrada nel regno di ducali 40 milia per il censo, quello si lolesse. Item, non poi dar danari per do mexi ne la quantità di ducati 50 milia al mexe, etiam di Zenoa. Et scrive colloquii hauti, et come domino Chiapin parlò altamente che il Papa si acorderia vedando a la via i vanno, et si partirono. Poi heri fono dal re Christia-nissimo. Scrive colloquii hauti insieme ut in litteris, et che ’1 Re disse tra dui amici bisogna domandar cose honeste, et che ’1 voi far la liga, ma se ’1 potesse pacifice conzar le cose con l’imperator, haver soi fioli, che ’1 levasse le zenle de Milan et volesse venir a tuor la corona come vene l’imperator Federico, et che ’1 Ducha resti in stato di Milan, et che si saria col Conseio et si concluderia. Ilor poi reduti in Conseio fo parlato come ho ditto di sopra. Scrive, il Re ogni dì è col Viceré in bancheti, maschere et balli. Dubita non si acordino, perchè vede mutar il parlar de prima, ancora che Soa Maestà dicesse il Viceré non haverli ditto se non che’l ratificasse li capitoli ctc., el haver insta la restitution di la Bergogna et renonciar la superiorità di la (1) La carta 267* è bianca. 268>)