705 MDXXVI, GIUGNO. 70G non Sier Francesco da clià da Pexaro fo podestà a Padoa, qu. sier Marco per esser Consier da basso. El qual sier Marco Antonio Venier chiamalo dal Serenissimo parse volersi scusar ; a la fin acepto di andar volunlieri. Et non fu balotà il scurtinio di 3 Savii a terra ferma, dove erano stà tolti 23, per bora tarda. Et licentiato il Pregadi, restò Conseio di X con la Zonta per far uno loto di certe zoie del Cezi et del Conseio di X et lo oficíelo di zoie di la Signoria, et nulla fu fallo. Copia di la lettera del Capitanio generai nostro. Nobilis dilectissime noster. Havemo aleso con tutto l’animo a volere dar principio a quanto dovemo fare in queste presente occorrentie con qualche cossa da la quale se potesse sperare qualche relevato servizio, et però desemo il manegio di Lodi a lo Illustrissimo signore Mala-tesla Baglione, il quale havendolo praticato et lemp-tato con P ordine et provisione che da noi hahauto, è piaciuto a lo Omnipotente Idio di consolarcene a gloria de la Illustrissima Signoria ; perochè questa * mattina a l’alba è intrato in la terra con quelle genti et halla ollenula, essendosi per quanto intendiamo assai ben combattuto. Noi che con tutto lo exercito sequitavamo a questa volta et havendo intesa la cosa ne siamo con esso spinto fino ad Om-briano, gji mandassimo subito lutti li cavali lizieri, nè se mancará di ogni ragionevole celere provisione, cosi cerca lo expugnar la rocca come in asse-curarsi de la terra ; el nel resto non lassando per questa contentezza che havemo di questa cosa da banda alcuna necessaria consideratione, et speramo in Dio che, hessendo successo questo gran principio ci donerà ancor prosperità nel resto. Questo per parte nostra exporrete immediate a la Illustrissima Signoria, excusandoci se non scriviamo più particularmente perchè siamo a cavallo ad attendere a quanto devemo, et in sua bona gratia humiliter ne recomandarete. Da Umbriano a li 24 de Giugno 1526. Dux Vrbini et Urbis praefeclus, Serenissimi Veneiorum Dominii Capituneus generalis. A tergo : Nobili dileclissimo oratori nostro Ve-netiis, domino Baldo Antonio Fai. 1 Viarii di M. Sanuto. — Tom. XL1. In questo zorno a 1’ hospedal del mal Incurabile fo batizà una zudia per lo episcopo di Traù, olim di Scardona, nominala Maria e Zuanna. Fo assà compari, et era mare di uno qual nasete zudio, si batizò con suo padre et è prete. Ex litteris domini Jacobi de Cappo, datis 473 Mediolani 18 Junii 1526. Sabato da sera, a di 16, intendo che il signor Antonio da Leva per la via tra il suo allogiamento et quello di la signora Rabbina, el credo che esso ne venia et ritornava a casa a cena, et ritrovò suso il cantone de Salila Maria da la Scalla uno il quale se dice che era spia mandata per il vescovo di Lodi. Il signor Antonio lo chiamò, et esso non tacendogli honor di bereta nè mostrando di conoscer Soa Signoria se ne restava ; et il signor Antonio lo fece pigliar, et alcuni dicono che esso medesmo lo prese per li capelli, et esso gitlandosi per terra non gli volea andar et cridava : « Italia, Italia », di modo che il signor Antonio lo fece amazare. Per la terra si dice che erano dui compagni quali fumo amazati di comissione del prefato signor Antonio. Fusse come si volesse, il popolo minuto saltò in arme et vi stelle tutla la nocte del Sabato venendo la Domenica a di 17, facendo più facende cum le campane et gridi (che) cum altri effecti. Le gente imperiale tutte se retirono a li suoi quartieri et ordini, perchè già di qualche giorno prima erano stati in suspetto, et havevano li sui repari di legnami dopii et forti condulli in le strade et in li sui lochi deputali et necessarii. Quelli di la terra ne fecero ancor essi di terra et de casse et legnami come polero bavere, et ne fecero assai et spessi, credendo che ditti bastioni dovesseno offender a li inimici senza epsi, perchè molti se ne trovò senza uno homo che gli defendesse. Cosi stetero tutta la nocte in arme 1’ una parte et l’altra, ancorché el protonotario Ca-razolo et molli gentilhomeni di la terra si aflaticas-seno in placar questi signori et far dimetere le arme al populo che non volea intenderla. Et beri ma-tina, a bora del disnare, detero lo assalto a Corte vechia, che era guardata da Jo : Tliomaso Tucha cum la sua compagnia de 200 homeni quali preseno et amazorno che intendo esserne scampati pochi ; et non solum amazati ma spogliati subilo, tal che non si sa qual sia stato più presto, o la morte o il spoglio. Jo: Tliomaso de Ventura è campato. 12 archibusieri che era suso il campanile del Domo a la guardia del campanone, furno combattuti un pezo 45