751 MDXXYI, GIUGNO. 752 doveano andar li oratori pontificii et lui dal re Christianissirno hozi poi disnar; cussi andorono. Soa Maestà era in una sala, qual pasizava con il brazo ligaio al collo, et intrali, fatoli reverentia, Soa Maestà si tirò a una faneslra ; et volendo lo orator pontificio Azaioli alegrarsi con Soa Maestà di le ralificalion zonte etc., Soa Maestà interum-pete dicendo lui si dia ralegrar con nui, et laudalo sia Dio che erano zonte, et si vederà ino’ quello farà Soa Maestà, et di più di quanto ha promesso, et voi publicarla subito, nè voi lassar il Viceré passi in Italia ; et ha scritto per tutto a li passi non siano lassati passar nè venir alcun di subditi di Cesare etc. Et parlando di 1’ armada che voi mandarla a Zenoa, disse li piaceva si havia dillo staria ben capitanio il conte Piero Navarro, laudandolo molto ; el qual era partido col capitanio Sanblanchard per Provenza. Et perchè il ditto Na-varo voleva andar a l’impresa contra mori, Soa Maestà disse saria bon il Pontefice li scrivesse l’andasse a questa impresa, et cussi ordinò a ditti oratori scrivesse a Roma. Poi li disse, il Viceré averli parlato de la liga fatta rechiedendo il passo per Italia. Soa Maestà li ha risposto che havendo visto la dureza di Cesare, havia fatta la lega per ben de Italia et del suo regno ; et che ’1 se iustificheria con tutto il mondo et li faria guerra a Cesare per mar et per terra fin l’havesse soi fioli et venisse a la pace generai per ben de la Christianità, dicendo : « Sapiate che sempre non se pia un re de Franza » con altre parole, concludendo che ’I non voleva lassarlo passar in Italia, et che ’1 faria morir 100 milia subdili di Cesare, tanta guerra li faria. Ditto Viceré li disse alcune parole persuadendolo a mantenirli il salvoconduto ; et visto Soa Maestà non volerli dar il passo, andò da madama la Re-zente, la qual li parlò in consonanza ut supra. Poi Soa Maestà disse haver nova di Normandia che 4 nave grosse sono partide armate per Marseia, dove si farà la massa di la sna armada, et saria » li l’arzivescovo di Salerno per montar su l’armada, et zonte le galle nostre et del Papa toriano l’impresa di Zenoa; et li rimesse al suo Conseio a exe-quir quauto achadeva. Et tolto licentia da Soa Maestà, andorono nel Conseio dove era etiam il signor Theodoro Triulzi ; et qui il Gran canzelier disse haver visle le retification ; quella del Papa stava ben, ma quella nostra non era solum bolada di piombo, ma bisognava tutti li capitoli, et li do secreti a parte et di sotto ratificarla ; et però sia cussi exequito. Esso secretano rispose si faria, unde manda li capi- toli autentici aciò si copii ad ìitteram se in li altri mancasse qualche parola, et si ponesse sotto la ra-tification. Poi disse la voleno publicar Zuoba a di 21 di questo solennemente, et voleno parlar con F orator anglico per causa di nominar quel serenissimo Re qual ancora non è inlrato in la liga; et mandano le lanze in Italia, el questa sera il Re nominerà chi sarà capo di quelle, et mandarà li danari ducati 40 milia a sguizari per levarli, et mutar l'ordine di remeterli a Lion corno hanno fallo da esser pagati a Venetia, et daranno le caution di altri. Poi disse bisognava far la publication in scriptura ex-cepto li do capitoli. Et esser slà scritto lettere per lutto il regno non lassi passar alcun subdito di Cesare. llem, dice che fra 15 zorni bisognava lutti iurasseno in uno zorno et loro per nome del Re li iureriano adesso. Poi disseno di uno caso seguito di uno spagnol, qual usendo di castello cazele uno sasso del muro, eh’ è muro novo, nè si sà come possi esser caduto, et li dette su la testa et morite subito, dicendo questo esser bon augurio. Sono lettere di Anglia, come monsignor di la Morela dovea zonzer. Lei ditto, di 21. Come in questa matina vene a levar domino Chapino e lui secretano nostro, monsignor di Lutrech, monsignor di Vandomo et il marchese di Saluzo, et li conduseno in camera del Re, unde Soa Maestà vene fuora, in mezo di do reverendissimi cardinali, poi loro do nonlii, et l’ora- 503 tor anglico, et andato Soa Maestà a la chiesia di San Domenego dove era benissimo preparato di panni d’ oro etc.; fo cantata una messa solenne; da poi domino Ambroxio da Fiorenza fo orator a la Signoria nostra fece una oralion latina in laude di questa lega, laudando summamente il Re anglico come conservator et mantenitor di questa lega al qual li è stà lassà honorato loco di intrar, e poi con gran soni di trombe fo publicà la liga di la qual manda la copia; et poi la Maestà del Re li fe’ de alto a lui secretano nostro, qual credendo che li volesse parlar, vi andoe da Soa Maestà, et li vene driedo monsignor il Gran Maestro et li butò una cadena d’oro al collo, e il Re havia la spada in man volendolo far cavalier. Scrive, lui recusò di esser, ma non li valse e convenne acetar, et il Chri-slianissimo re usoe alcune parole di l’amor ch’el portava a la nostra Illustrissima Signoria et però el voleva tulli et conosesse, et cussi si venne a caxa tutti, et rimase a pranzo esso secretano con domino Chapin da monsignor il Gran Maestro, dove vi fu etiam domino Ambrosio sopranominato. Fo poi