667 MDXXVI, GIUGNO. 668 a cazer, et si rupe il brazo, adeo l’osso di sopra se .... et quel di sotlo .... Tamen Soa Maestà venne per la via del zardino del castello con il brazo infassato al collo a cavallo, et driedo li veniva una leticha che lì fo mandata vuoda. Ha cenato questa sera a tavola davanti persone ¡usta il solito; loro do videlicet domino Chapin et lui ancora non li hanno parlato, et come li parlerà lo persuaderà a vardarsi de simel inconvenienti ; et fin 6 zorni dice starà bene. Il caso seguite hozi poi rnezodì 3 bore. Scrive, perquellidelConseio li està ditto che, zonte saranno le retification del Papa et de la Signoria nostra, si vederà le provision farà la Christianissima Maestà per l’impresa, et che loro non [laveranno scritto la busia. Et parlato l’altro heri con Sua Maestà, quella li disse che il Viceré li havia dimandà la restitution di la Bergogna, de li lochi è in poter di Soa Maestà. Quella rispose non li volea darli, et se il sleva per questo li poteva andar ; et esso Viceré da do zorni in qua sta molto di mala voia, et si vede li soi conzar valise et bolzegini, segnali si voy partir, et volendo venir in Italia operano con Soa Maestà non li dagi il passo et tien non ge lo darà, perchè è gramo haver lassà passar don Hugo di Moncada. Scrive, il Gran maistro li ha parlato dicendo il Re haver scritto a sguizari calino in Italia, e che de li danari dia mandar a Venetia per pagarli voi tuor di questi qua et non di quelli erano in An-glia, come li disseno, et non voleno aspectar risposta di quanto scrisse di la via habbino a tenir, dicendo etiam havia avuto lettere di domino Gasparo Sulmano, è apresso sguizari, come lo episcopo di Lodi ne voleva levar 4000 sguizari et che lui ha devedado; et che ’1 Re li havia scritto non li lasase far, non sapendo si si fevano per li cesarei. Scrive del zonzer uno orator di Cesare per far residentia, et uno zentilhomo fiandrese dice esser venuto per la liberation di uno monsignor di Lorsa fo preso * nel passar in Linguadocha. Et il Re disse al Viceré non era vero, immo ordinò non li fosse dà posta da passar : pur li fo data et quello la dette lo fece apichar. Scrive il Gran Maestro haverli ditto si fazi intender al ducila di Milan il star del Re, aziò ha-vendo inteso il contrario non percipitasse. Zà tre zorni zonse qui domino Ruberto Azaioli orator del Pontifice, molto onorato in la soa intrata ; li andò contra 6 episcopi, poi monsignor di Vandomo, Lon-gavilla et Lutrech, il signor Theodoro Triulzi, signor Renzo da Cere et altri principi, etiam domino Chapin et lui secretano li andono contra, al qual fece le parole et soa signoria li corrispose etc. 11 qual non ha haulo ancora audientia dal Re per il caso seguito. Scrive li è stà dimandato quando ve-gniranno li oratori di la Signoria nostra, et domino Rubertet li ha mandalo lettere in questa hora di 29 del passato, qual eseguiranno etc. Item, ha hauto le lettere per Provenza del Re, di esser retenuto Zuan Fiorin corsaro. Da Crema, del Podestà et capiianio, di 448 20, hore 24. Come havia hauto un pacheto di lettere di domino Alexandro Landriano, di 17, date in Parma, qual va a Milan, et ditte lettere vien di Roma et sono de imporlantia ; vederà di mandarle in castello. Li scrive come quel zorno di 17 zonse lì domino Francesco Vizardini et Zanin di Medici, et li fanti soi saranno presti al numero di 3000, quali si uniranno a Piasenza con il campo, et Domenega da sera zonse lì a Piasenza 5000 fanti, 100 homeni d’arme, et 200 cavalli lizieri del Pontefice. Li scrive che il conte di Caiazo qual è con spagnoli, havia hauto comandamento del maestro di campo pontificio che in termine de zorni 6 vengi, altramente si farà contra de lui. Item, scrive ditto Podestà. Come per uno homo d’arme venuto, ha nova li pontifici fanno il ponte su Po per passar di qua. Da Milan nulla ha, et per uno zonto lì nominato in le lettere, ha che ’I marchese del Vasto heri sera fu sopra Adda a veder et poi ritornò in Milano. Et che un Bernardin cremasco qual è stà su le rive di Ada, dice haver parlato a uno milanese qual stava in Crema et li disse gran mal di la Signoria, et lui li rispose: «Tu dici il vero.» Et lui nominato Benaldo li disse : « Sappi che son stato a Chiari et ho visto le zenle de venetiani, etiam in quello del Papa a Piasenza, et vado a Milano et tornerò Sabato et li parlerò qua.» Etiam li disse che le zente yspane vo-leano passar Ada et venir a robar Bergamo. Scrive esso Podestà haver di questo aviso dato notitia a li rectori di Bergamo. Da Crema, del Podestà et capitanio, di 21, 448 * hore 24. Come de li mei da Milano hozi non è venuto nissun, ma per lodesani sono fuziti qui mi è stà refferto che le cose di Milano sono quietade, et che ’1 populo ha promesso non far dispiacer a li cesarei, et continuamente le zente cesaree vano in Milano et la terra li fa le spexe. Item, per uno lodesano son advisato come questa notte tutte le zente che sono in Lodi se dieno levar con bagaie loro et andar in Milano, et in Lodi dieno intrar 4 bandiere taliane senza capi perchè loro taliani li hanno voluti aniazar per non esser pagati, et che dicono