169 MDXXVI, APRILE. 170 parli, la suplico che opportunamente me lo faci intender per metermi ad ordine de cavalcadure e altre cose pertinente al viaggio, et aziò possi cxpedir di qui molte facende necessarie in questo rezimento et altre cose di Vostra Sublimità, cuius graliae me humiliter commendo. Padme, die XI Aprilis 1526. Sottoscritta : Sebastianus Justinianus eques, Padme potestas. Di Verona, di sier Piero da cha' da Pexa-ro procurator, proveditor generai, di 10. Scrive una lettera molto longa rechiedendo licentia di re-patriar, offerendosi sempre di tornar per Proveditor, perchè è horamai mexi 18 è fuora e non bisogna il suo star fuora, e almen se li dagi per 12 over 15 zorni licentia, et vegnirà solo lassando la famiglia sua de lì, però che ha da far assai in questa terra. Et le zenle d’arme è alozate, le fantarie in le terre, e la mostra voleva far non si potrà far si non al principio di Muzo, al qual tempo promette di tornar. 110 Ex litteris domini Jacobi de Cappo, daiis Me- diolani 4 Aprilis 1526, ad dominum mar- chionem Manluae. Quivi a Milano si è intesa per molle vie la libe-ralion dii Chrislianissimo, el maxime per il Saron secretano imperiale, che è venuto ad pigliare il possesso de Asti in nome del Viceré; quale Viceré, dice esso Suron, che dovea ritornare in Spagna ad acom-pagnarli li ostagi. Pur già qualche dì se intende, che il prefalo Viceré ha scritto a Napoli che a li 22 dii presente se gli ritrovino tutti li baroni et guberna-tori di le terre e città del reame, che esso vi sera. Questi signori hanno spazuto a Genua che subito si parlino le galìe per andar a levar il signor duca di Garbon, de la cui partita ancora non si ha aviso. lo intendo che ’1 signor duca de Milano sta bene et aiegro, aspetando in breve la venuta del signor Viceré con bona resolutione de le cose sue. # Ex litteris eiusdem 7 Aprilis. Circa la liberatione de la Maestà dii Re, sono venule molle lettere di Franza de missier Visconte et de molli foraussili et de mercadanli ancora, per le quali se intende ancor il signor Viceré esser andato in Spagna nd condurvi li dui figlioli dii Re per ob-slagi. Questi signori hanno aviso di Spagna, per la via di Genoa, come, per lettere di 24 del passato, lo Imperatore si aspellava in Cordova, che per tulio il mese di Maggio proximo deve ritrovarsi in Barze-lona e imbarcarsi per la venula de Italia; et questo da poi la celebrazione delle uoze sue e la consuma* tione del matrimonio. Ancor non si ha aviso che le galee siano partile da Genoa : pur se intende che andarano per levare il signor duca di Borbone che ancora si crede debba venire preslo, et per quanto posso io veder et intender sarà mollo grato a tutta questa terra, maxime a li genlilomeni. Questi signori levano della Geradada el dal cremonese selle ban liere de fanti, el le mandano, per quanto se intende finora, ad alogiare nelMonferato, dove si pensa che con tal modo vogliano cavare qualche denari per dare a li soldati, a li quali vo- 110* rebbono dare uno quarliero, el non hanno un quattrino questi signori. Ancor questi signori hanno monstrà bon animo verso questa terra, dicendo che sanno quanto è ruinata di dentro et di fuora, el che non vogliono pitiche si mandi a sacomano, aline che li homini di fori possino segare, slando in dubio che gli fosseno tolti, come si crede però che tarano quando serano recolti. Haveano ditto ancor di voler levare li lanzinechi di questa terra el melerli dove sono li spagnoli, el li spagnoli metterli qua, dicendo di farlo pur per sgravamento della lerra, perchè li lanzichinechi hanno qui per ordinario, olio, sale, le-gne, letto el coperto, et li spagnoli hanno letto et coperto et 10 soldi al dì per bocca. Ma l’una e l’altra nalione é talmente assuefalla al robare, che se fanno fare le spexe del tulio in ogni luco. El di questa mulalione di fanti penso non sarà altro, perchè li lanzchinechi credo non vorano moversi. Ex litteris domini Smrdini, datis in Toledo, 111 19 Februari 1526, ad marchionem Man-tuae. Hora Vostra Excellenlia intenderà, come beri alli 18 de Febraro furno ambidoi, Imperator el Cristianissimo, a disnar ad un loco nominalo Iliesches, dove la sera nanli la regina di Francia vi era gionta, la regina germana, el discendendo in una medesima possala li doi Re, aparlata da quella dove era la Regina, disnorno pur appartati, et dappoi disnare an-domo a la casa di la Regina, vestilo il Christianissi-mo di uno saio di velluto negro et uno robon di