389 MDXXVI, MAGGIO. 390 chè (archi mollo grossi erano mirati in Hongaria et preso una terra grande, ma non li sa il nome. Di domino Jacopo di Cappo, fo lettere di Milan, di 20, con avisi, mandate per l’orator di Mantoa. Il sumario dirò poi. 265* A dì 26. La matina, vene 1’ orator di Mantoa. et porlo alcuni avisi di Spagna di 2, di Franza, di Coguach, di 13, et di Milan. Il sumario scriverò qui sotto. Vene il Legato del Papa per cose particular, nulla da conto. Da poi disnar, fo Pregadi per lezer le lettere di Franza. Etiam far un Savio sora le acque che manca, atento li XL compie, et le pratiche va atorno che si fazi sotto questa Quarantia, perchè uno si fa tuor qual ha suo fiol Quaranta, et li andò fatta. Dì Austria, di sier Carlo Contarmi orator, date a Baxola, a dì 18. Come a dì 15 partirono di Stochard, et heri zonseno lì, loco de lo episcopo di Spira, lige 3 lontano di Spira, dove sarano questa sera. Scrive, parlando, cavalcando col Gran scudier, li disse il Re darà la Bergogna a Cesare et si tratta novo acordo fra loro. 11 Papa et la Signoria ha fatto il tulto per disturbar questo acordo; ma non crede di la Signoria, benché si dica, per non haver causa di esser inimica di Cesare, di questo serenissimo Principe. Lui Orator rispose di la observantia di la Signoria nostra verso la Maestà Cesarea, et questo Serenissimo, nè era da creder questo; con altre parole in questa substantia. Scrive haver ricevuto nostre di ll,zerca li veronesi venuti lì a la corte. Scrive quelli esser stati et parliti. Di Verona, del proveditor generai Pexaro, di 25, Jiore .... Come havia ricevuto le nostre lettere zerca l’andar a Brexa ; et cussi da malina si partirà per Brexa, et ha parlato al Capitanio zene-ral qual li ha ditto, bisognando, etiam lui vegnerà, ma pur stà indisposto. Del signor Camillo ha lettere di Milan; nulla più dii solito. Di Crema et Bergamo si riporla a le lettere di essi rectori, le qual però al Pregadi non fono lecle. 266 Ex litteris domini Jacóbì de Capo, datis Mediolani, 21 Maii 1526. Vostra Excellentia saperà che questi signori ebbero non heri l’altro lettere di 2 di Spngna, et io ancor la inclusa di missier Soardino, et per essi se intende che don Ugo partì al primo del presente di Spagna per venir in qua ; ma Joan Baptista Gastal-do scrive ancor del prefato dì, come don Ugo par- tirà presto, et che gli ha dilto esso don Ugo volerli parlare prima che’l si parta, et concluse non essersi partilo nè il primo, nè il secondo, nè il terzo. Per lettere di Lion da mercadanti, dovea andare in Francia la regina Leonora, el Viceré et lo Arcone per restarvi, et per le medesime se intende de gran preparamenti de guerra, et che ivi se dice anchor che la Maeslà del Re volea dar un milion d’ oro a l’Im-perador in cambio de la Borgogna, et per conservarsi in amicitia seco. In li sguizari è Gaspar Surmano per la Maestà del Re et il Verulano per la Santità di Nostro Signore. Quali sguizari se intende haver fermà de levarsi ; ma non se dice a nome de cui. Se intende che venetiani mandano dinari per la via de sguizari a loro, o ad altri non si sà a cui. Il serenissimo Principe don Ferando ha scritto una lettera a questi signori imperiali, che debbano tagliare leste et squartare li capelazi et primi di questa terra per il tumulto che ha inleso esservi quivi fatto, et gli scrive che non habbino alcun rispetto a questo paese nè di guarnisoni, nè di contributioni, nè di qualunque altra graveza sia bisogno, perché è opulento et ricco et pò facilmente patire per amore del suo signore, et che se lo Imperatore viene in Italia lo tratarà come merita. Et questo è slato per opera di una scritta per un missier Paulo Taegio dotlor di questa terra ad un missier Amico suo nepote che stà a-presso al prefato signor Infante, raccomandandoli questa comunità apresso de Sua Excellentia. Qual missier Amico gli rispose che ’1 facesse che essa comunità scrivesse et si ricomandasse al prefato principe, che esso dappoi solecitarebbe ; la qual comunità gli scrisse, et ha obtenuto quanto di sopra è scrilto. Il Monferrato è malissimo trattato da questi imperiali, di sorte che la povera signora Marchesa si lamenta et crida fin al cielo; né de qui è alcuno che la exaudisca, nè pur li habbia come merita compassione havendo patito così longamente et pagato tanto come ha. Tutto il Piemonte è in arme, et sono stati ama- 266 * zati circa 200 spagnoli in Turino, et se non vi era il ducha di Savoia non ne campava pur uno, che fusse in quel contorno. Joanne de Urbin (fu mandato?) con selte bandiere de fanti el alcuni pezide artellarie, per la qual andata ne potrebbe facilmente seguire maior scandalo, essendo già lutto quello paese in arme, et disperato com’ è. Anchor mi disse heri missier Angelo di Maialone, che viene da Cremona, come quel populo sta di malissima voglia, perchè ultra il danno che ha palilo longamente di dentro et