571 MDXXVI, GIUGNO. 572 3881) Ex litteris datis Mediolani, domini Jacóbi de Coppo, 8 lunii 1526. Questi signori imperiali et questo popolo sono in grandissimo fastidio et suspelto da 1’ uno et da P altro canto, et tutta la notte passata sletero in arme li imperiali et il popolo suspetando una parte di l’altra. Primo hanno falto venire questi signori imperiali alcune gente sue intorno a Milano et vicine, de le quali il popolo ha suspetato che non vogliano questi signori torli in la terra per danegiarli et tenere a freno questa città et il popolo, de che esso popolo suspetando è stalo in arme lutta la notte passata e un pezo de hora, senza però fare movimento alcuno; il che intendendo questi signori man-dorono herì sera per il signor Francesco Visconte, ad cui fanno recapito tutti li gentilhomeni et ho-meni da ben et de la terra, per esser persona ingeniosa, assai gentile et da bene et molto amalrice del ben de la patria, et gli disseno bavere inteso che il popolo era in arme per suspelto che essi non volesseno tore dentro quelle gente novamente venute intorno a Milano, ma che essi gli prometevano et iuravano de non fargeli venire, nè haverli fatti venire a tale elfeclo, et che in breve farebero ritornarle al suo primo allogamento senza consentire che infilano venisse nè fante nè altro soldato de più de quelli che vi sono, pregando essi signori il prefato signor Francesco che exhortasse et pregasse il popolo ad demelere securamente le arme, perchè non intendevano mancarli in conto alcuno de quanto gli havesseno promisso. Questa mattina da poi hanno mandalo li prefati signori dal prefato signor Francesco et da molti altri gentilhomeni deputati di la terra che sono comparsi nauti et tutti loro signori, per li quali £ stato mostro a li prefati gentilhomeni una lettera del ca-valier Pusterla de 27 del passato scritta de castello a missier Pietro suo fratello laudandolo di quanto fece P altro giorno in favore de la patria et del signor et patrone suo, et exhortándolo ancor in l’ad-venir ad prender P arme quando serà advisato da missier Carlo de la Tela, o che esso conosserà esser de bisogno ; quale missier Carlo de la Tela non è già in la terra che si sappia, et intesi già molli dì che era in Crema. La quale lettera non si sa come sia pervenuta a le mane de questi signori, o per essere stata tolta a cui la portasse dal castello, o che (1) La carta 387* ¿ bianca. sia stata ritrovata in una balla fu tirata fuori del castello, il che non si sa bene. Per la quale lettera questi signori hanno pensato et ditto a questi prefati gentilhomeni milanesi, che gli rincresce di tal disordine, havendo cognosciuto la magior parte di essi zentilhomeni imperiali, ma che per cautione de 388* l’interesse de P Imperatore et de le proprie .... intenderlo voler confinar alcuni di questi gentilhomeni che essi suspeltano che faziano il capellazo et capo del popolo, maxime missier Pelro Puslerla : qual il prefalo signor Francesco ha pregalo ad removersi di tal suspetto et opinione de confinarli. Essi signori gli hanno pur replicato de volerli pur confinar, ma ove voranno loro, pur che stiano fora di qua, et che non serano più che 4, o 6, nè gli htfnno ancor specificali per nome. E1 signor abate de Nazara ha dillo ivi in Consiglio, che sarebbe bene veder de assecurarsi per altro modo, considerando che li gentilhomeni sin hor si sono dimostrali imperialissimi ; qual parole sono interpretate che vorebbeno conciarla a dinari ; ma io intendo che il popolo non vole consentir nè P uno nè P altro, nè a darli dinari, nè al confinar alcuno, et così si sta. Questi soldati imperiali hanno fatto molti repari de travi et de asse con le archi-busiere da poter tirar, alti a la cinta di un homo, quali tengono nascosti per poter in un tratto git-tare in le strale et servirsi per riparo de essi ; ha-vevano ancor provisto la nolte passata de una gran quantità di torze, et sono stati tutta la notte passata in arme et in Consiglio, quali Consigli fanno in Ire modi. Uno è che quando non pono far altramente et per qualche loro comodo domandano il prefato signor Francesco Visconte, overo esso con li deputati de la terra ; ne fano de una altra sorte senza li prefati di la terra, ma con il protonotario Carazolo; P altro senza esso et senza li prefati, ma solum tra loro signori capitanei, lo abate Lopez Urtado et don Hugo, qual si è ditto questa matina che hoggi aspec-tava uno salvo condulo de la Santità di Nostro Signore per partirsi hoggi per Roma. Ancor hoggi è partito il commendator Errerà per Spagna, qual porta le lettere di vostra excellentia directive a missier Soardino. E1 prefato don Hugo et lo abate et il prefato Errerà forno non heri P altro a Monza ad parlar al Morone, quale intendo che ha ditto assai male con imputatione del signor ducha de Milano. Morone rimandorno subito a Trezo et essi ritornorono la sera qua. Io intendo per certo che questi Signori hanno