91 MDXXVI, MARZO. 92 57 * no mandati da milanesi a lo Imperatore. Che il si- gnore marchese del Guasto è ancor a Vigevano et ogni dì va a caza per quelle campagne, et che lui missier Jacomo et il signor nontio volevano il dì sequentc partirsi da Milano et andare là per starvi 5, o, 6 giorni. Che il prelato signor Marchese ha casso tulle le compagnie de fanti italiani, excepto 4, due che ha il signor Fabrizio Maramaldo, una di Alyso Ciciliano che slava col signor marchese di Pescara, et quela del Tuca ; et che per quanto se intende, lo Imperator ha scrilto che si dovessero cassare tulle le fantarie che non erano di ordinan-cia, ancor che queste 4 che restano non sono de ordinancia. Che ha ancor casso 19 compagnie di cavali legieri, e Ira le altre quela del signor di Camerino, et quela del signor Sigismondo da Arimino ; quela di missier Guido Vaino non è cassa, per esser una bela compagnia e ben in ordine ; che cassate dille compagnie, le hanno mandate in diversi loghi, aziò che vedendose casse et senza danari a le volle non se fosseno unite et havessero fatto qualche male. Che l’ha inteso che.il Ghilino, da poi che l’è slato parlilo dii castelo per andare in Spagna acompagnato da uno mandato da questi signori imperiali seco fin in Piamoute, ha scritto ad alcuni di questa terra, facendoli intendere che il signor Ducha sla bene, che stiano di bono animo, et che esso signor Ducha dice che più presto vole mo- < i rire ne la pregione dove é che uscirne el restarne privo, et che mai non ussirà de li comandamenti de Nostro Signore. Che se intende che il prefalo signor Ducha sta bene, ma che é slato malissimo. 58 Da Crema, dii Podestà et capitanio, di 16, fiore 21. Manda una lettera hauta da Lion per via dii signor Renato Triulzi, qual è questa : Se hanno da la corte Chrislianissima lettere di Spagna, di 25 de Febraro, come el Re e l’Imperatore erano insieme et facevano bona ciera. Sguizari hanno dispiacer di la pace et che ’1 Re non ve li habbia compresi nominatamente; pur perseverano in la confederalione hanno con Franza, et li è mandato di presente 100 milia franchi sul credito hanno con il re di Franza. Li sguizari hanno acceplado per confederati borgesi Losanna et Genevra terre del ducha di Savoia, a malgrado dii Ducha che non li puoi far allra provisione. Qua si tiene da ogni uno, maximamente da queli che intendeno le cose di la corte, che la pace di dui Re non debba durare et par che ne siano già state scritte lettere da homini grandi di Spagna, et che li capitoli souo troppo asperi. De Lione, a dì 3 Marzo 1526. ltem scrive, ha per dilla via di missier Renato, che il Christianissimo intralo su la Franza havia fallo preson il Viceré, dicendoli : « Fame render mii Boli, che io li liberarci » eie. Da Brexa, dii proveditor zeneral Pexaro, di 17, fiore 3. Dii zonzer lì quela sera con il signor Capilanio zeneral, dove l’ha inteso che ’I passa al continuo lanzinech, quali vanno a Milano et a Cremona, sichè de lì se ingrossano e vanno man-zando li subditi come fanno li altri ; ma sono il forzo venturieri. Item, manda do lettere baule dal conte Alberto Scotto con nove, ltem, scrive se li manda danari, eie. Dii conte Alberto Scotto, date a Crema, a dì 16, fiore 16. Come ha di Milan avisi hauti da Lion, di 3, qual ho noladi in le lettere di Crema scritte di sopra. Item, per una altra lettera dii dito Scolto, date a dì 16, bore 22. Avisa hayer haulo lettere di Piasenza, come le nave sono tenute a Cremona per spagnoli per far il ponle sul Po e passar, si dice voleno andar a Carpano, overo sul par-mesan. Il vice legato ha fatto di novo publicar la paxe a Piasenza Ira Cesare et il re Christianissimo facendo festa, tamen ha fatto 100 fanti et li mete-no 20 per porla; per il che quelli di Piasenza stano' con timor, e si lavora i bastioni a Parma, et oltra la vardia è sta fatto 200 fanti. Scrive queste compagnie dieno passar Po, 2 dii conte Caiaza, et le altre, ut in litteris, par vadino a Fiorenzuola et 58* passerano di qua. Questi non è boni segnali a venirne tanto apresso. Di Bergamo, di rectori, vidi una lettera, dii Capitanio, di 17. Qual manda questa lettera scritla in Rezo, la qual dice cussi : De nove, da poi non vi ho scrilto, tutte le cose quasi se sono rivoltate. Prima li fanti italiani, quali erano al stipendio de spagnoli et parmesani tulli sono stati licentiali senza uno quatrino, hanno proprio la remuneratone che meritano, et ogni giorno ne passa per qui. Tamen non si manca di fortificar Parma, in la qual li è cavalli numero 1800 et alcuni fanti del signor Joan Vitello ; nè allro più non si parla qui, nè anche a Modena nè a Bologna niente si moye. Beri di nolle a Parma et altre terre di la Chiesia se sono falli fochi ; la causa per esser stato admesso il Papa in la liga o pace cum l’Imperatore