G05 MDXXVI, GIUGNO. 60G rispose che nè de l’uno nè de l’altro (enea commissione da la Cesarea Maestà : et questo fatto si parli da noi. A. li 9, che fu il Sabato, esso signor pro-tonotario ritornò ad noi, exponendo che insieme col signor don Hugo et quésti altri capitani cesarei erano stali in longi discorsi et varii ragionamenti per trovare qualche expediente ad questo nostro caso, et trovavano più al proposito, sì per nostro bene come per cautione de la Cesarea Maestà, era che de-ponessemo questo nostro castello di Milano nelle mani d’ esso signor protonotario, qual Io havesse ad fornire de gente a lui fidale, et che noi se redu-cessemo a la città di Cremona, qual in lai caso ne lasserebbeno libera et ad quella ne condurebbero sicuri ; overo volendo restar in Milano, che levate le gente ne lasseriano la città libera con ordine ancora de poter venir in castello, restando però la custodia in mano del signor protonotario come di sopra, et che esso protonotario havesse ad giurar fidelità a la Cesarea Maestà et ad noi di dar questo castello a 1’ uno o a l’altro secondo fusse iudicali ; et che noi et così il castellano di Cremona giurasse-no de dar dilla cillà et forteza in caso che fusse giudicati per la prefata Maestà. Et de molle altre cose fu ragionato tra nui, quale per non esser essen-tiali non scrivemo; et anchora che la qualità de le richieste fosse tale che senza altra consulta se li potesse et dovesse dar repulsa, concludessimo per dui nostri gentilhomeni mandarli il giorno sequente la risposta. Et così ieri mandassimo il spectabile egregio iureconsullo domino Jacobo PhilippoSaco senatore et Gio. Baplista Spedano fisehale nostri dilectissimi da gli prefati signori, a li quali con diverse ragione demostrorno esse rechieste deviar da ogni iuslilia et honestà ; concludendoli absolutamente che no ’1 volevamo far con offerirli di novo quello che in le predicte havereti inteso. Et assai parole furono dite da 1’ uno et 1’ altro canto, stando li nostri sopra la generalità già scritta, et loro sempre instando che venessemo ad particulare oblatione de securità, che non si volse f;ye parendo non fusse ragionevole et che gli bastasse 1’ offerta nostra, et a loro rechieder cose honesle che fosse in poter nostro, eh’ eramo per exequir tutti. Con parole sopradetle gli presen-torno una nova rechiesla et protesta de quale ne mandiamo l’incluso exemplo, et se ne rilornorno * da nui. Et il prefalo don Hugo alle hore 15 partì per Roma. Del tutto vi abbiamo voluto dar aviso acciò siali certificati di questo si è trattato qua, et possiati farlo intender ad chi bisognare, benché ten-ghiamo esso signor don Hugo non exponerà allra- menti del sopradetto per esser così la verità. La commission del prefalo signor Protonotario è del tenor seguente: cioè che piglia le informatione che li voranno dare li cesarei contra de nui et le nostre iustificationi et de li nostri; poi mandarle a Sua Maestà perchè visto tutto deputerà li iudici competenti che bavera ad ìudicar in la causa nostra. Dio vi conservi. Ex Arce nostra Portae Jovis, Mediolanì 11 Junii 1526. Franciscus li Sfortia Viceco.mes etc. Spedateli Jureconsuìto B. Jo. Francisco Tabernae senatori et oratori nostro dilectissimo. Venetiis Ritius. 1526 die 10 Iunii in Arce Fortae lovis Mediolani. Lo illustrissimo et excellenlissimo signor signor Francesco 11 Sforza Vesconte, duca de Milano etc. Inherendo alle richieste infinite volte per Soa Excellentia soi agenti et oratori fatte così alla Cesarea Maestà suo supremo signore come a’ soi ministri in Italia et altrove, et così scritto come a bocca. Et havendo esse rechieste et proteste falle come di sopra per replicale di novo, rechiede con ogni instanlia possibile et miglior modo che può a voi illustre et mollo excellenlissimo signor don Hugo de Monchada capilaneo del Consiglio et comissario deputato da Sua Maestà che vogliale reintegrar et restituir Sua Excellentia a la pristina tenuta del Slato et del dominio suo di Milano etc. De la quale di falli et senza cognilione alcuna è stato privato, non havendo havulo consideratione nè respetto alcuno alla fidelissima et perseverantissima servitù di Sua Excellentia verso Sua Maestà in tanti modi dimostrala, come è assai palese et notorio. Nè conviene in tal caso differir la restituirne sopradetta sollo pretexto di voler andar a negociar di questo a Roma con la Santitate de Nostro Signore, per non dependere essa restilulione da altri che da Sua Maestà et soi ministri, ne le mani de quale sta esso Sialo et dominio già tanti mesi passati conira ogni dovere et roina de soi subditi. Et quando pur gli fusse alcuna colorata causa de differir, che non si crede, si debbe almanco removere presentaneamente la