403 MDXXVI, MAGGIO- 404 Vicenza dii .... in forma camerae per tanti danari promossene 5 cittadini principali et più ricchi darli, per tanti lui exbursoe al conte di Analt. Li qual cittadini sono venuti qui, et per la comunità quattro oratori a usar di le raxon di la comunità, che voriano essi cittadini pagasse et non la comunità : Domino Guielmo Paiello dottor et cavalier, vecchio di anni . . . . , Domino Montan da Valmaran cavalier, Domino .... da Tiene cavalier, Domino Lunardo da Porlo dottor, Domino .... di Orefici. Et fo rimessa la materia pieno Collegio aldirli poi disnar. Vene l’orator cesareo don Alfonxo Sanzes, perchè il protonotario Garazolo parti per Milan in letica, et zà è zonto a Brexa a dì 26, indisposto. Hor ditto orator disse haver hauto lettere da li cesarei da Milan, che la Sigrfcria feva fanti per le (erre, nè sapea la causa, et far cavalcar le zente. Il Serenissimo se la rise dicendo è voce di populi, nè sapevamo niente : ben era vero si feva la mostra di le zelile d’arme in brexana e questo poteva esser la causa di tal voce, et che se nui vardesemo a parole che dise spagnoli si faria altro ; sichè restò satisfallo, el si partite. Di Udine, del Locotenenfe, fo lettere, di... Con avisi hauti da Tolmezo zerca le cose di villani, et altre parlicularità. 11 sumano di la qual lettera et aviso scriverò più avanti. * Da poi disnar, fo Collegio del Serenissimo con li Savii, et akliteno li visenlini. Parloe prima domino Santo Barbarigo avocato di cinque cittadini; li rispose per la comunità domino Lunardo da Porto dolor, poi parlò domino .... Faela dotor fiol di missier Guielmo dotor cavalier; li rispose . . . Di le poste vene lettere di Brexa, del provedi tor generai Bexaro, di........ Copia di un capitolo di lettere, date in Ber- 275 gamo a dì 26 Mago 1526, scritte per sier Alexandro Michiel di sier Nicolò el dotor capitanio eli Bergamo, a suo fratello sier Francesco Michiel, et ricevuta a dì 28 ditto. Come, essendo stato fuora quattro zorni con il Capitanio suo padre per quelle sie valle a veder lì passi et via va in Alemagna, et visto assai belli luogi et il lago che va a Como et a Mus, et visto Lecco et il castel di Trezo da lontan et il fiume di Adda, el hanno trovalo in uno loco sora Adda luntan da Trezo, tanto che il si potria Irar con un schioppo, li è parso a uno soldado homo disperalo la Nostra Donna, el qual soldado volse dir la sua corona in una chiexia lì apresso pur sopra Adda. El qual mai possè mai cominzar la corona, et se parli da quell’ aitar dove era inzinochiato et andò a un altro, et cussi per il simile non potè mai comenzarla ; pur molestato nel cor che ’1 dovesse uscir fora di la chiexia. Et cussi ussite di la chiexia et andò sopra la riva di Adda, quasi su P acqua, et lì senti una voxe. che disse : « Ohimè ». Et costui sentendo questo si spaurì, et poi sentì un’ altra voxe che disse : « Non haver paura ». El li sotto un castagnaro vete una donna vestida de bianco, de anni 25 li parse, et non polè figurar ben, perchè come P alzava li occhi el ge veniva una vertizene che non polea veder, et qualche volta non poteva alzar il capo. La qual li disse : « Di a quel prete che officia in quella chiesia, dove el non potè dir la sua corona, che ’1 debbi impiar el cesendello dinanzi l’aitar di la Madona, perchè P era obligà di lenir impià per certa mansioneria l’ha, et perchè l’è pur assai che’I non ha impiato, che ’1 debbia dir certo numero di messe ». Et poi disse al dilto soldato, che ’1 dovesse star tre dì et tre notle lì, et cussi el restò, et poi el feze con certi segni dove la stette. Et lì il dilto soldado li dimandò di grazia che la dovesse risanar un certo infermo che la brigà el leniva come per strigon et per malto, et la Nostra Donna li feze sto primo miracolo et lo ha resanà: et ha re-sanà uno che haveva mal di piera zà do anni, et uno fiol di una donna che si diceva era malto. Unde che, da poi questo miracolo, la ne ha fatti tanti che non è numero. Resanà orbi et liberà inspiritadi, et lì concorre persone di lochi lontani, et li è offerto molti presenti et elemosine, et li è