303 MDXXVf, MAGGIO. 304 mento o Gonseio si vadino a presentar a li Censori, poi pubblicati rimasti, et quelli fosseno fuora di la terra subito poi saranno ritornati, sotto pena di perder li offici eie. Da Bergamo, di reofori, di 3 hore... Scri-veno haver da Milan, che marli a dì primo quelli di la terra concluse chespagnuoli si dovesseno adiutar del suo, et cum beneficio di la terra in questo modo, videlicet: che del deposito loro del sai di Milano desseno alla città, populo-et citadini, et il medesimo a Monza 10 milia bissachini di sai che sono 50000 stara, che se vende ordinariamente lire 4 imperiali il staro per lire 3 ‘Adi imperiali,cum, pacloexpresso che li 10 milia scudi o quello che saranno scossi per cesarei col tagion se debbino compular nello ammontar del dillo sai ; e cussi è già principiato a dispensar. Et che cum questi danari possino pagar le sue gente et levarle del Stato di Milano, qual si crede anderano in Monferato, aslesana, et Savoia, et con condition ancora che non lengino altre zenle in Milano che la presente guardia del castello, et an-chora che ’1 sia restituì solum le robbe del signor marchexe del Guasto sachizate, de cceferum autem chi ha habulo mal sia suo danno, et che le iniurie se 205 se perdonino utrimque, sì de morte come ogni altra qualità. Item che ’I sia levata consequenteinente ogni forma di contribution che si faceva per il territorio ducal a soldati. Item hanno fatto tre bariselli, uno lombardo, uno spagnol, et uno todeseo, i quali habbino ad custodir la città che non si fazi alcun insulto così de dì come de notte, cum expressa prohi-bition di tutta la città sì de soldati come terrieri, che non portino arme inastade nè imbrazadure, si de dì come di notte, ma che solum usino la spada et pugnale. Le qual prohibition sono sta puhlicate per publica proclama. Et se seguita la distribution del sai. Item scriveno hanno aviso, che in Milano, deposla la emulation antiqua al nome veneto, bora quello è adorato et desiderato. Da Crema, del Podestà et capitanio, dì 3, hore ... il summario dirò di sotto. 206') A dì 7. La mattina ii Serenissimo non fo in Collegio, per aver tolto medesina et purgarsi. Vene l’oralor di Mantova,et portòalcuni sumari diFranza di domino Chiapino da Bordeos. Scrive al signor Marchexe l’intrar del Re lì et le cerimonie et altre parlicularità, De Ingilterra fo lettere di sier Lorenzo Orio dolor et cavalier orator nostro, date a (1) La carta 205* è bianca. Londra, a dì 22 Aprii. Come havendo ricevuto tre lettere di la Signoria nostra, fo dal reverendissimo Cardinale et li parloe zerca voler intrar etc. Soa Signoria li rispose di la bona mente di questo serenissimo Re a la conservation di la Italia e deprimer la grandeza di Cesare, et che era zonto de lì domino Zuan Joachin vien di Franza, qual ha portato la confirmation di capitoli di la pace fra quel serenissimo Re et questa Maestà aprobali per tutti li quattro stadi di la Franza; et che era ben stato insieme sopra questo, ma non ancora parlalo zerca le occorrente presente, solum li havia ditto quel Cristianissimo re andava e bon camino, nè'voler observar li capitoli; con altre parole, /¿emesso Orator li comunicoe le nove del Turco. Soa Signoria disse queste pesavano asai et prendería 1’ Hongaria, perchè non parsi veda provision di obstarli; che è cose mal per christiani; concludendo, che doman l’anda-ria a Granuzi dal Re dove etiam lui Orator andase il zorno driedo, perchè doman il Re sa ria occupato con aldir li oratori francesi eie. Scrive del zonzer lì del protonotario di Gambara nontio pontificio, ha exorlà questo He a intrar etc. Il qual è stalo con lui e ditoli conferirà il tutto. Da poi disnar fo Conseio di X semplice per expedir alcuni monetarii. Non fo il Serenissimo, et le-xeno le scrii ture, et non compiteno. Di Udine fo lettere del Locotenenle, date a dì.... a.....Con avisi che da li villani erano sta rolli 1500 di quelli di nobili. Se intese per uno navilio venuto da Corfù, come adì 11 Marzo le galie di Alexandria erano carge et batute per portà, et tolto etiam nave rota (?) per esserne sta speze assai. Da Cophù, di sier Justinian Mor exini bailo et Consieri, dì 27 Aprii. Come adì 22 scris-seno di la venula lì di uno schiavo del Signor turco e la richiesta e la risposta fattoli; el qual eri de lì se partì ben contento. Scrive eri mallina zonse qui la galia soracomito sier Pellegrin Bragadin, drio la qual rimurchiava una fusta grossa di turchi di la Valona presa per lui, però che havendo vista di quella li fece segno di amicitia più fiade, et loro treteno ar-lellarie a la galia fuzendo, et tandem andò a dar in terra, e smontati lutti si messeno in bataia e con la sua artillería tiravano a la galia. Visto questo, la galia sbarò alcuni falconeli et li turchi si meseno in fuga et fuzite, et toltoli la fusta l’ha conduta di qui. Et cussi questa matina zonse qui una barella armada spa-zada da la Vallona con li signali de la Vallona, con dui ambasadori de li primi di la Vallona cristiani, li