45 MDXXVJ, MARZO. 46 28" Franza c l’Imperalor per Sil'ilia. È andato con Soa Maestà il Legalo, 1’ oralor di Mantoa e quel di Ze-noa, unde lui Orator parlò al Gran maislro dimandandoli se dovea andar con il Re, aleuto li pareva cosa condecente andarli a basar la man a Soa Maestà. Per causa di questa Cesarea Maestà la Signoria li rompe la liga; hessendo bora pacificale le coso, è bon vadi etiam lui ila Soa Maestà. Rispose che, volendo andar, parlasse a l’lmperador sicorne hanno instato li altri oratori che vanno, ai qual è sta concesso, maxime il Legato, unde non li parse poi ben. Si partirà col Gran canzelier per Sibilla per esser alle noze di Cesare ; el qual Canzelier è rimasto de lì. Scrive coloqui hauti col Viceré, qual fa il tutto che ’1 Ducha resti nel Stalo di Milan, dicendo pu-blice mal di esso ducha di Barbon, dicendoli « scrivè a la Signoria insti Cesare a questo, e cussi fazi il Papa », con altre parole, e monslra esser grande amico uoslro, dicendo ha fatto sempre bon officio per la Signoria con Cesare. Barbon parte doman per Bar-zelona, e su le galìe che vien ili Zenoa se imbarcherà per Italia. L’ orator di fiorentini etiam lui non è andato a Madril; il qual etiam parlò al Gran maislro zerca la sua andata, il qual li usò le parole li disse a esso nostro Orator che ’I parlasse a Cesare. Scrive, haver ricevuto nostre lettere di ’24 Dicembre et 10 Zener, et zerca il ducha de Milan farà ogni bon officio etc. Scrive, che ’1 Viceré li disse il Papa fece mal a scriver, morendo il ducha di Milan sia fatto ducha Barbon; le qual parole ha messo inanzi a Cesare a volerli dar dillo Slado. Esso Orator li rispose che allora si polea scriver per ditto Barbon, perché si leniva 1’ havesse la sorella di Cesare ; hora che ’1 non I’ ha, si é in altri termini, et maxime il ducha di Milan è varilo né ha fatilo a la Cesarea Maestà. Scrive, ha ricevuto la lettera di donarli ducati 200 d’oro ; diché ringratia mollo che senza richieder li sia sia fallo tal presente, unde ogni fatica li sarà lieve. El scrive sopra questo longamenle, come ha gran spesa, non poi portar a le tenue facoltà soe eie. Dii ditto, di 14. Come l’Imperalor ha hauto lettere da Milan di Antonio da Leva, che li scrive la Signoria havia fatto venir le zente a Martinengo per tuorli Cremona, unde lui andò in Cremona e ha segurà quella città, poi la Signoria mandò le zente ai alozamenli eie. et che la Signoria ha 8000 fanti et voi invader lo esercito di Soa Maestà con intelligentia del Ducha et milanesi ; il qual Leva seguita quello feva il Pescara, scrivendo sempre cose che mantien la guerra, unde lui Oralor si voi iusli- ficar col Gran canzelier per non haver hauto tempo di parlarli prima. Scrive, il dì di la Madona parlò in chiesia con monsignor di Terbe, scusandosi non esser venuto da lui per bon rispetto, et questo instesso fece lui eie. Scrive, un don Beltrame .... li ha dillo Cesare haver ordinalo siano casse le (antarie alemane erano in Perpignano, tamen ha inteso le voleno mandar in Italia con Barbon. Da Londra, di I’ Orio orator, di 12 Fe-vrer. Come erano zonte lei (ere di Lion, di 20, a li oratori francesi, unde per saper la cosa mandò da l’orator di Franza, qual li disse haver lettere di lo acordo seguilo et dii zonzer lì a Lion di Memoratisi venuto di Spagna, nè scrive altre particularilà eie., E che Zuan Joachin ritorna oralor a quella Maestà, qual porterà li capitoli, unde andò dal reverendissimo Cardinal, e scrive colloqui hauti, che ’I non crede che ’1 re di Franza manlenirà li capitoli. Et che la Signoria non si dubiti per questo, perchè il Re e lui Cardinal voleno esser proiettori e defen-sori dì la Signoria e di quel excellentissimo Stado, si ben dovesseno meler e danari e il proprio sangue, el che zonlo sii il re in Franza, si atenda a far la liga de Italia con Soa Maestà. Et a caso parlando, zonse P oralor di Franza, al qual el Cardinal li disse come il Christianissimo re dia voler ben a la Signoria perchè 1’ ha fatto ogni bona operalione per la soa liberalion, et questo regno ha la proletion di quel Slado, né è per patir li sia fato oltrazo alcun. E lui Orator disse che le parole di Soa Reverendissima Signoria sariano comandamenti al Re per esser quella Maestà suo padre, poi il Re amava la Signoria, et scriverla il lutto a Soa Maestà. Jtem, disse, havendo ricevuto nostre lettere zerca i libri fo dii Cardinal Niceno, ringraliò mollo, dicendo non se li poter far maior gratia, e daria in noia li libri, concludendo: