41 MDXXVI, MARZO. 42 peralore andari ad uno altro loco ancor lui verso ! il camino per ritrovare la Imperatrice, nè partirà lo Imperatore dalla sorella che insieme non parta il Christianissimo Cosi è ordinato cerca a I’ advenir e cosi si farà, non se mutando novo ordine. Et ritornalo a Mail rii, il Christianissimo partirà poi per Kranza fra dui dì, et la moglie lo seguilarà nel modo che per altre mie gli ho notificalo, non si mutando però. Monsignor di Borbone hoggi è partilo da Toledo per aviarse verso Barcellona, el ospetlarà le galee che lo habhino ad levare per Italia In questa hora 18, è hora di cena, li duo Re hanno da cenare insieme dal canlo de l’Imperatore. Ex litteris eiusdem, in »fra, dici suprascripti Di ragionamenti falli in tanta strettezza, così soli, non si ha potuto intender niuna cosa, però iudicasi che non sarà stato se non sopra demoslrarsi l’uno l’allro confidenlia, e forsi fare expeditione delle cose passate in questo acordo. De una parte però ne ho inteso alcuna cosa per boea del re di Pranza, qual parlando in questa malina, disse uno longo discorso sopra la possanza del Tureho. Doppoi disse, come molto 1’ havea dillo heri a l’Imperatore, parlando seco quando sleteno tanto soli. Voslra Excellentia intenderà solo questo, Ira le altre parole bone che mi disse lo Christianissimo : . El io, per le medeme rime a questa parte gli risposi, che ancora lui tenendo in memoria di haver allevalo il signor marchese di Manloa, el che era suo allievo, non potrà mai pensare se non che ’I signor Marchese gli sia fedel servitore, et che sempre habbia a desiderare la sua grandeza e de potergli far servicio * con suo honore. Molle altre cose passorno, che Voslra Excellentia se li potrà pensare, ad honore di quella el in dimoslration di amore dal canlo del Re, per quanto me ha dillo una persona degna di fede parlando con il re di Pranza in questa malina, et dimandandoli il Re quello credea di l’andata de lo linperalor in Italia, rispondendoli questa persona che a quello dimostrava lo Imperatore volutila, et alle provisione che se diceva di far, che credeva gli andarehbe questa eslale, gli rispos.: il Re che parlando heri con l’Imperador, li parse cognosccre che ’I non fusse molto cerio di poterli andar questo anno, havendoli ditto che ’1 tenea molle cose de importanti# da far, el che per tal causa lui non conosceva poterli andare, exceplo se qualche cosa non gli occorresse di tanta importanza che lo necessitasse, come sarebbe se ’I Turcho passasse lui in Italia. Et disse il medesimo Re, haver promesso a lo Imperatore, che se questo accadea di esser in Italia in persona seco, certa cosa è che fin hora mollo male il modo di danari si vede per lauta impresa. El aziò che Voslra Excellentia intenda una parte, et la necessitale che occorre al presente, stassi ordinato che li lanzchenechi che sono verso Perpignano fusseno cassati, exceplo 1500; ma per non esserli modo di pagarli, che avanciano? page, non si pono cassarli quella parie ordinata, et per forza gli lie-neno adosso tulli. Scrissi a li giorni passati, che Borbone me havia dillo che menarebbe tali lanzchenechi seco in Italia; ma da poi non si è determinalo altro, secondo me ha ditto uno di capitani loro mio domestico, per la causa dii dinaro. Post scripta. Lo Imperatore manda a dir al duella de Milano per il secrelario suo le miglior parole che si possa, e fra le altre che non vole le forteze sino non sia iustificalo che habbia fallilo; cosa che non credo sia vera, et vole che ’1 manda qui a fare le dille iustificatione: però di levarli lo 26 assedio de intorno non se ne parla. Vero è, che se’l ditto Ducila havesse una bona securtade che ’I volere di lo Imperatore fusse conforme alle parole, non sarebbe se non mollo bona cosa. Ex litteris domini Jacobi de Cappo, datis Mediolani, die 26 Februari 1526. Sabato da sera, a di 24, questo populo iurò fì-deltà in alcuni elelli in suo nome, et la forma del iuramento fu la ultima che mandai già molli dì a Voslra Excellentia. A questo populo non pare aver erralo in ciò, stante la pace falla, nelli cui capiluli apare la cession falla per la Maestà dii re Chrislia-nissimo a l’Imperatore del Stalo de Milano; al qual Re esso populo era obligato per iurainento el non ad altro signore. Dii qual iuramento, credo che a questa hora sia pentito per le ragione che nella presente Voslra Excellentia intenderà. Heri gionse el Gilino di Spagna, e porlo una lettera a questi signori de l’Imperatore che lo lassassero andar in castello dal signor Ducha ; qual Gilino intendo che parlò molto gagliardamente a questi signori, dicendo che l’Imperatore lo mandava dal signor Ducha suo patron et signor a cui erano stali falli mol-