189 UDXXVI, APRILE. 190 el 6 boni compagni, i quali sono sier Jacomo Corner era Savio a lerra ferma, con i Savii ai ordeni, sier Piero Orio, sier Vellor Soranzo, sier Lunardo Boldù, sier Zuan Alvise Salamon e sier Almorò Barbaro di sier Alvise ; sichè Ira loro hanno hauto ducali 5000, et haveano 6 bollettini: li quali danari tutti li messe dillo sier Jacomo Corner el ha auto ventura : sichè Poro va a P oro. Vene in Collegio domino Ambruoso da Fiorenza oralor di Pranza e tols: liceulia di partirse, voi andar a far riverenlia al re Cristianissimo, e si partiria quesla altra setlimana. Il Serenissimo li disse saria bon restasse ancora qualche zorno lin si vedesse la resolullon delle malerie si trala. È da saper. Eri seguile, che sull’ora di disnar a s. Cassai) do zoveni nobeli per causa di femene si ferileno grandemente, zoé sier Francesco Zen qu. sier Vicenzo e sier Lorenzo di Prioli di sier Hironi-mo di San Jacomo dall’Orio, qual è sbudelalo in la panza, el a di 20 el ditto sier Lorenzo di Prioli morite. Da Constantinopoli fo lettere di sier Piero lìragadin bailo nostro, date a dì 6 Marzo 1526, di questo tenor : Come a di 5 del passalo scrisse, poi a dì 10 recevete lettere di la Signoria nostra dì 26 Octubrio in risposte di soe di Selem-brio, per le qual li vien dato molte laude dii suo ben operar; per il che ringralia mollo e di tanta ale-greza perse P apetilo di dormir. Scrive, è venuti messi del duca di la Valachia mazor a questo Signor, dicendo che le zenle del duca di la Valachia menor con hongari veniva per tuorli il Slado, dimandando aiuto. Et il Signor ha fatto do comandamenti a tulle le so’ zenle, che per dì 15 di l’instante siano ad ordine reduli : nel qual zorno voi far la monslra di quelle, lmbrain bassa partirà di brieve, qual è bilar-beì di la Grccia et capitanio zeneral di lutto l’e.xcr-cito, et il Signor poco da poi, et va più potente che mai andasse alcun Signor di la caxa otomana, per esser Signor ben temuto, ¡usto e valente. Bavera ca-124 ‘ rete 800 con artelarie el munition; li qual cari hanno le rote ferale di passar per tutto. Scrive, lui Bailo voria veder la monslra di ditte zenle, el è ben voluto da tulli, sicome referirà al suo venir de qui, e la risposta fece a Aias bassa. Il Signor ha casso bon numero di ianizari, spachi e sagittari, e fallo venir dilli ianizari mollo humili, e quelli sono vechi li hanno poslia le mosche e a viver di quelle inlrade, e in loco loro ha posto do volle tanti zoveni e valenti. Suliman rays capitanio di l'armada de India a dì 25 del passato parti di qui con 3 nave et tregalie grosse fornide di arlellarie, monilion el altro, sopra le qual è andati 4000 homini; sichè al lutto voi ca-zar portoghesi de la India. Èzonlo de qui uno ora-tor dii signor marchese di Mantoa. Ila portato presenti al Signor de armadure da pè e da cavallo, selle, do zirifalchi, formnzi et altro; voi Irata di cavalli. Scrive aver auto lettere di primo Zener di la Signoria nostra, drizate al magnifico orator Zen, qu.il non è ancora zonto, et lui non le ha volute aprir, e si meraveia non sia zonlo havendo usalo boni tempi. Ha inteso la galla su la qual è ha auto sinistro, tamen non è certo, et è sol uni voce. Scrive aver dato li danari di la pension di Cipri. Manca conzar l i partida di zucari.cheè per ducali 1400, et zonlo PO-rator si vederà di ronzarla, el se lui non havesse fallo cussi, questi banano mandato uno zaus in . . . con danno di ducali 10 per 100 ; sichè è sia sparagnato questo, dicendo el ben è ben facendolo. Il Signor eri fé’ apicar 4 ianizari capi di parte, che feva susilar li altri, e si dice ne farà morir di altri ; voi non siano despicati fino tre zorni, el si dice 54 ha fatti anegar. Scrive lmbrain bassà è resta nel Seraio e partirà presto. Di Pranza, del fidelissimo secretarlo An• 125 drea Rosso, date a Monte Marsano a dì 2 A-pril 1526. Come zonto lì, dove era venuto il Chri-stianissimo re con la corte, el solicitando di aver la resolulion, il Venere Santo fo rimessa a darla qui. Et scrive colloqui auti prima con monsignor Gran maistro, zoè Memora usi, qual è mollo aficionalo a la Signoria nostra, dicendo haver ubligalion a quella per li onori fattoli quando fu in quesla terra. Et cussi ozi reduto il Consejo, dove era il re Chrislia-nissimo, monsignor di V'andomo, monsignor di Laulrech, esso Gran maistro, monsignor de Brion amirante, lo episcopo di Burgos (?) il presciente de Paris et Huberlet, prima domino Chiapin nuulio dii Pontefice fo introdutto, il quale parine zerca far la liga il Pontefice e la Signoria nostra con Soa Maestà. Da poi ussito, entrò esso secretarlo, qual li disse questo medemo, e il Cristianissimo re usoe graie parole e di P amor portava a quesla Signoria, et per aiutar Italia era contento far dilla liga c ogni cossa, pur che dal Papa e la Signoria e di altri principi non manca, dicendo che ’1 leniva bon conio di la Signoria, contra la qual P Imperalor bavia mal animo, e quando si tralava l’acordo in Spagna, come sa Brion, Soa Maestà fece ogni cosa la Signoria fusse nominala el P Imperalor mai volse assentir, dicendo ha da far altri conti con la Signoria, sichè convelle senza nominarla al meglio che polè, el promelerli