57 sier Zorzi preveditor, sier Francesco Zane qu. sier Bernardo, e sier Tadio Contarini, erano andati come amici. Poi parlò su la parie. Li rispose per la sua opinion sier Nicolò Trivixan. Parlò poi per la soa sier Silvestro Memo. Li rispose sier Andrea Dolfin savio ai ordini. Poi parlò per la parte dii Memo sier Zusto Guoro qual vien in Pregadi. Ultimo fo sier Marco Antonio Sanudo, e ben andò le 4 parte, 5 dii Molin, 9 dii Trivixan, 27 dii Memo, 8G di savii, e questa fu presa. Fu posto poi, per li savii tutti d’acordo, excepto sier Alvixe da Molin e sier Nicolò Trivixan, che le galie di Baruto, qual è za partide e partino de Histria a dì... di questo, zonzando a Baruto per li 15 oc-tubrio far debano la sua muda limitada, e azon-zando da poi di 15, aver debano zorni 20 de muda poi il loro zonzer, non pasando però a dì 15 novern-brio, e non arivando per tutto octubrio, aver debano di muda zorni 20 poi zonte, con questo che il quinto di noli in questo caso siano di la Signoria nostra. Sier Alvise da Molin e sier Nicolò Trivixan messeno che habino certo più tempo di muda, ut in parte. E andò le parte, 43 dii Molin e Trivixan, 81 di altri savii, e questa fu presa. 0 Copia di una lettera di Bernardo di Bibiena secretano dii reverendissimo Cardinal di Medici scrita di Roma, a dì 5 septembrio 1512, a domino Tetro suo fratello, et recevuta a dì ... septembrio in Venecia. Sit nomen Domini benedictum. Pur ha voluto Dio et la sua gloriosa Matre che le cosse di patroni nostri habbino quel felice successo che merita la bontà loro et che tutti havemo desiderato : io non vi dico li progressi de la impresa come siano passati, perchè da Guglielmo nostro che da Prato vi si mandò per li patroni harele inteso ogni particularità : quel che so io esser seguito dopo la partita sua, con poche parole vi dirò. Lui partì el martedì nocte da Prato, ove erano 6 oratori per la cilà per comporre le cose tra la republica e il signor viceré circa la partita di danari. Li tre oratori primi erano quelli che vi stavano al tempo del gonfaloniere, missier Baldisare Carducci, missier Ormannozo Deti et Nicolò Valori. Questi, el martedì, haveano havuto il mandato ampio et il partito facto che Medici et quelli che erano fuora per conto loro potessino liberamente tornare in Firenze con satisfactione di tuta la cità, et pratichavano che seguisse tal tornata con unione et aeordo tra Medici et Soderini, contrahendo 58 tra loro affinità, dando a Juliano una nepote del confaloniero per moglie, et il viceré era per pigliare sopra di sè la cosa, havendo prima facli sbraciare et pacificare li Medici et li oratori in nome di tutta la città insieme, quando in gran pressa sopragiunse Gioani Ruzelai figliolo di Bernardo a nolificare a monsignor et Juliano che non facesseno altro, sin che non arivasino li novi tre altri oratori arzivescovo di Firenze, Jacopo Salviati et Paulo Victori, perchè venivano con nova commissione, attento ch’el gonfaloniero era stato deposto et mandato a casa non senza pericolo de esser morto tra via : onde la pratica del parentado fu del tutto reserata, stando a posta de Medici et de suoi lo entrare in Fiorenza, et co li oratori vennero un numero infinito di cittadini quasi di tutta la nobiltà de la città. Tutto questo fu martedì, nel qual dì et ne l’altro poi ad altro non se atendeva, mentre vi stetti, che a comporre col viceré la partita de danari. Su le 20 bore, venne Anlonio Francesco di Luca de lì Albizi et menorne Juliano a Firenze, lo desideroso de exequire presto il desiderio mio, me ne andai dricto a lui, ma non poteti mai arivarlo, onde ce ne entramo dentro domino Antonio da Ricasoli, suo fratello, Grifone vostro, et molti altri di caxa fino in 10 o 12 cavalli, et ce ne andamo prima a’ Servi per nostra devotione e poi a casa de 30' Medici, credendo Juliano esser lì. In loco suo trova-mo tanto populo et sentimo tante grida di palle, et Itivemo tanti tochamenti di mano di tanti baci et ab-braciamenti, che fu talora che noi credemo rimanere sufTocati da la calca, che tirati fummo più volte da cavallo, e ’1 bello era che noi da tutti eravamo conosciuti et ci chiamavano per nome, et noi pochissimi et quasi nessuno conosciavamo da quelli in fora che qua o altrove fuor di Fiorenza havevamo visti, nè per la molta et streclissima calca potemo mai entrare in casa, sì piene erano le due porte de le genti, oltre che a le finestre se vedevano persone infinite, et dentro si sentivano voci grande di : palle palle, ex-petando che Juliano devessi venir lì; ma noi intendendo lui essere ito a smontare a casa del prefato Antonio Francesco ce ne andamo là, et per via c’erano facti tanti molti che impossibile saria poter dir più. Trovamo Juliano che si lavava la barba, et era piena la casa di citadini quasi tulli nobili, che tutti mi baciorono con tanta letitia et contenteza del mondo, et molti mi domandarono di voi, benché io non li conoscessi, fra quali fu Poldo de Pazi, che tenerissimamente volse intendere del essere vostro. Nicolao non vidi, che l’harei riconosciuto; la Lucretia vene a vedere Juliano e mi fece molta accoglienza MDXII, SETTEMBRE.