293 MDXII, OTTOBRE. 294 parlar, per esser tutti sospeti come marcheschi, e hanno raxon per esser malissimo Iractati. Non si trova gaiine ne li nostri monasterii : li più di loro sono mendicanti e viveno di elemosina, e tamen convengono far le spexe a questi poltroni ; e il Roy si fa chiamar Cristianissimo e comporla questo ; ma è avarissimo, crudelissimo e injuslissimo fautor di ladri e ribaldi e di zudei ; in la soa corte non è persona virtuosa ; ha mandato governadori a Milan e li a Brexa e per tutte le sue terre tutti ladroni, che el mar oceano non li haria impìto la gola loro. Con tempo, narerà li injusti et pessimi portamenti loro, e luti i mali, e il suo Re disse, ozi è tre anni, voleva esser in tal zorno di San Zuane su la piaza di San Marco, e quando l’have la nova di Sonzin Benzon che l’era sta apichado, disse do volle l’apicheria 3000 venitiani. Quel che li vien in bocha dicono senza alcuna erubescentia; come li cani latrano, cussi loro zanzano senza raxon. A dì 24. Ozi doveano andar a sachizar verso Navi, ma sono restati. È sta dito questa malina Crema esser sia presa, e quelle zente, erano lì a campo, venir solo Brexa. L’è morbo de lì a Brexa e grando e apena se ne parla, perchè più pesa la grave soma di la crudel tirania de sii barbari quasi che la paura di la morie. A dì 25, el dì de San Marco,{si è zertificati Crema a dì 22 a hore 20 esser sta presa, e’1 nostro campo esser venuto verso Sonzin, Urzi nuovi e ve- 166 chi e Pompian, e tien certo non passi luni el debi esser atorno Brexa. Monsignor di Obignì non poi far miracoli, è in pericolo di la vita sua a voler tenir questa terra, e cussi il castello, benché sia sta fortificato e fornito di vituarie e artellarie mirabelmente; ma non hanno speranza di soccorso. Scrivendo, fran-zesi andati per sachizar vai de Navi è tornati in Brexa con la testa rota, morti assai de loro e vergognati, e San Marco ha voluto mostrarli esser defensor e pro-tetor de’ venetiani. Scrive, zà tre anni, lui disse al Cardinal del Final, passizando in la soa camera in palazo, dove li era la più parte Martinengi, Avogari e tutti i Gambari, et era a quel tempo rebelato Padoa, tutti questi, per gratificarse con il Cardinal, dicevano venitiani sono spazadi, el populo se leverà e tajerà a pezi li zenti-lhomeni, con altre brute parole, e lui, apuzado a una fenestra, guardava costoro sgrignando. El Cardinal li disse : « Missier Marco vui ridete ? » Rispose : « Rido monsignor reverendissimo di questi che dice cosse, con suportation, che non sano quello se dicono, » e disse : « Sa la signoria vostra quello disse el ducha Philippo di Borgogna, che fo un sapientissimo principe, rnsonandosi con lui che venetiani feva 4 volle a l’anno la festa de San Mareo, soa signoria si voltò a quelli tali e disse: me meraviglio che non la fazino ogni zorno : el populo veneliano, si chiamò populo de Dio ; havemo veduto quel stado molte volte in mina et San Marco l’ha ajutato. » El cardinal, dice, stè sopra de sì ; ma quel povero di Zuan Maria da Marti-nengo che fune era franosissimo, li rispose alcuno parole e poi tace. Dice, le zente di la Signoria è venule in gran parte in brexana, e li slratioti hanno corso fin su le porte; a dì 26, non giunse la zerleza di Crema. Dice non si fa raxon lì, se roba, se sforza, se amaza, non è chi fazi raxon, vi è lì il morbo grando, non ze' vin, vai uno caro de vin più de 20 ducati, uno ovo do marcheti. Scrive, è sta robato un poco havia scoso, fino gaiine 7 e una barela de vin. Tuto tolera in pa-cienlia, et ha mazor speranza che mai che la Signoria deba vinzer e superar questi barbari, pur sia presto, quia spes quee difertur affligit animavi. A di 29. Fo dito eri domino Cristoforo Moro era zonto a Gedi. Tuli si alegrava credendo dovesse venir a l’impresa di la tera ; ma el gaudio è convertilo in mestitia. E questi barbari questa note hanno corso fin apresso Montechiaro, benché non habia fato no-tabel preda, pur hanno danificado el paexe, e tuta via dannificha; ha fato far crida che questi de la terra ^6 vadano a mieder che li sarà fato la scorta, e solo tal promessa le povere persone sono andate a lajar le sue biave, e tajate questi barbari le hanno poi tolte, e fino a povere persone che vanno spigolando per li campi se tuoi quelle poche biave che con gran fati-cha hanno racolte, e non basta questo, vanno per li fornari e togliono el pan di forni, e tutto vien com-portato.jE questo prociede parte perchè non hanno un soldo, parte per la mala natura imo pessima de questi vasconi ladri et crudeli. A di 7 Lujo, del Santo Apolonio fo vescovo di Brexa, et si soleva celebrar tal zorno con gran sole-nità, et questa matina, dice, andoe a messa a San Barnaba e non scontroe 3 persone, eh’ è più via da San Marco a San Stefano; questo è perchè le zente stanno áseosle per paura e per esser la cilade vacua. Tamen, ogni zorno ne moreno da 25 in su da peste, e questi vasconi vanno in le caxe amorbade e robano, e la roba infeta la terra. Hanno sti ribaldi spoiato li monasterii di San Faustin, monaci di San Benedeto, San Zuane, li Carmeni, che non li ha lassato pur mezo pan; entrano in le caxe per forza per tuor vin e togliono poi quello che li vien davanti. Era