223 MDXII, OTTOBRE. 224 cxercilo per domar populi sediliosi, quali non pensavano poter esser tenuti salvo cum forze mandate da Venetia et a spese de la Signoria? Et da chi dipendete la pace facta fra tuti, excepti questi capi che la repudiono cum forsi 150 soi sateliti, che per avanti per opera de alcuno mai potè seguire? Da poi veramente, facendo ogni zorno li dicti capi, zoè quelli che erano restati fuor de la pace, molle insolentie, et supportate; amoniti et menazati stavano a la campagna, depredavano la inlrada de’ nobeli non li lassando vendemar, batendo et ferendo i soi operai et violen-ter stuprando le lor fantesce, talmente che questi poveri nobili han perso questa terza intrata. Che doveva far altrimente che tentar de haverli ne le man? Et ¡»avendoli arguaitadi qualche zorno; sentendo che cerca 40 erano reducti a una villa dieta Jelsa; non sparagnando nè a fatica nè a periculo, andai cum la galia et 30 fanti per prenderli, et io non mi siili in pizuol ascoso per viltà, ma descesi cum li fanti et ba-. lcstrieri et li mandai arsaltare in uno loco dove erano ascosi forsi 200 homeni, che non sapeva esser tanti. Fono a le mane et de loro fono morti alcuni, che non so el numero, ferito Ivanich capo principal, et a li mei fono morti 6 provisionati. Stando io fin che vidi retirarsi li mei et desordenarsi, alhora voltai le spale, 124 che se deferiva un pater nostro di più, io insieme ter cum el sopracomito eramo tagliati a pezi. Per questo non vulsi nè brusar nè depredar, acciò non paressi che per cupidità de spada fusse conducto lì. Me partì cum menaze de ritornar de brieve cum gran forze, qual ritorno è de grandissimo terror a tutti questi ribaldi, per il che sono venuti al presente a piedi de la Signoria nostra, per obviar al pericolo del mal li par meritar. Et fra li altri, che lì è venuti, sono el forzo proclamati et condemnati per me e fradelli e fioli soi. Io non so pensar chi me possi accusar de questo secundo facto. Io l’ho facto cum rason per conservar 1’ honor de la Signoria nostra, per non lassar depredar et far violentia a nobili, et antefactum et in facto ho dimostrato non emer puncte de spade nè de partesane ; et s’el non se ha obtenuto lo intento che prendesse li rei, è prima colpa de fortuna, che non è in mia potestà, deinde, de la Signoria nostra che mi ha tolto li fanti cum li quali haría obtenuto victoria et liberava questa povera provincia de la servitù de questi ribaldi. Vostra magnificentia adunque, che intende la cossa come la stà, toglia in protectione la causa mia juslissima, et sia causa che cussi come che li inimici mei voria per tal mie operatione deprimermi, lui sia autor de sublimarmi, aut saltem conservarmi in la pristina mia dignità. Nec alia verba. A vostra magnificentia me ricomando. Lesince, die 25 Septembris 1512. Parendo a vostra magnificentia cornunichar questa letera con alcuno presente de Coiegio che sia per me, credo non potrà esser noma utile. Sebastianus Justinianus eques provisor gmcralis Dalmatice. Magnifico et diarissimo equiti domino Geòrgia 124* Cornelio dignissimo procuratori Sancii l" Marci óbservandissimo. Sumario di letere di Piero Spolveriti, date in 125 campo apresso Pressa a dì 12 Octobrio 1512, drisate a domino Leonardo Grasso. Becevuto questo dì____dito. Come a dì 7 nulla in campo seguite. Se atese a bater molto bene el torion e muri dal castel fin a Tore longa. A dì 8, venere, se atese pur a bater benissimo tutto el zorno, e senza cridar, come è il costume quando el se voi far tal effecto, fu ordinato di dar la bataglia, principiando da meza nocte in driedo, e si havesse a principiar fino quando el se vederia uno signal de tre fochi in sul monte, et sul facto venir homini dii paexe assai, zoè quelli di vai Trompia, vai di Sabia, e anche dii pian, e missier Valerio Payton, qual vene con una compagnia fiorita e benissimo armata per esservi assai zentilhomeni di la terra, quali erano da 300 vel circha. Et così la nocte ognuno andorono a li lochi soi ordinati, et ognun stete tuta la nocte in aspectation de veder li signali per dar principio a tal bataglia, e soprazonse el zorno che mai fu facto segno alcuno. Et lui che era andato con il Payton, per esser alozato con lui, e con tutti questi altri dii paexe a la porta di San Na-zaro con sicr Zuan Vituri proveditor di stratioti e tuti li soi stratioti, e Zuan Forte e il fratei dii cava-lier di la Volpe con li soi balestrieri, dismontoe 3 e anche 4 volte da cavalo e andoe fin in su l’orlo de la fossa del revelin et porta per veder qual cossa over intender, et nulla sentì, salvo che lori faceano bonis-sima guardia, et oltra la guardia, un sonar di trom-bete el tamburini facendo bona guardia. Li par siano maistri di guera, e nui altri siamo niente. Et venuto zorno de una hora e più che non si fea signal algun, se retirono li nostri a lo alozamento, et nulla fu. El mandar de lì a quella banda, fu faclo per ordene de