295 MDXII, OTTOBRE. 296 in le canove di l’hospedal zerca 60 cara di vin per monition de monsignor di Obignì governador, e terza notte li vasconi entrono per forza e tolselo quasi tutto, 4 cari fo spanto, uno romaxe, e dito monsignor fece prender do de diti vasconi ; fo menati per apichar uno fin in zima la scala, e la furia di vasconi forono in piaza ita che fo lassato de apichar. Questi ribaldi voriano del vin, ma non zè. Se dice non esser vin in la terra per 10 zorni; e cussi se ritrova questa misera citade e si pò cantar quel dito di Jerc-mia : quomodo sedei sola civitas piena populo etc. Ogniun pianze, perchè oltra el morbo, la carestia, le rapine, zè di zonta questo che cazano fuor di le loro caxe e di la terra non solum le miserabili e mendiche persone, ma etiam di qualche condition, e poi voleno le chiave de le lor caxe ; quanti pianti, quanti stridi non poiria con pena exprimer, e poi che le povere persone erano fuor di le porte, gran parte di loro son state spogliate e toltoli fin la ca-mixa di dosso. Scrive, lui, ancora che l’habi patito el sacomano e la taja e qualche inzuria, pur è stato difeso da monsignor de Moncorso locotenente de monsignor de Obignì, con el qual non ha parlato do volle, e per do volte li vasconi voleva venirli in caxa, li ha cazati via. 167 A dì 9 Luio. Eri sera, do vasconi vene in caxa sua per alozar e andò in camera del suo garzon e si messe in letto disprcciando ogniun, come è di suo costume. Mandò lui dal locotenente, qual a do bore di note con torze con 10 armadi vene e cazò questi ribaldi con gran furia de caxa. Scrive che Lodovico Nasin è stà amazado a Milan da uno che era sta tor-lizado da lui iti sta il suo solito. Credeva far come feva a Brexa, che 8 di loro tiranizava la tera come signori, e li reclori ne havea quasi paura, zoè sier Piero Porzelaga e sier Sigismondo Bocha e compagni, li quali aboriva il nome venitian, andavano per la terra dicendo saremo signori atosegando il popu-lo, e quel pazo dii Porzelaga ha usato brute parole, contra la Illustrissima Signoria, et per questo et altri simili portamenti fu fato dii senato di Milan ; siehè quelli ribaldi fo causa di dar via questa terra, meritano esser maltratati : ne è ben di altri di la cita e citadela. Vien dito esser stà preso a Chochai suo ne-pote Alexandro di Mazi, gran jolon, qual veniva di Pranza, andò con Cesarin da Marlinengo, qual de ritorno è rimasto in Savoia da uno suo cugnato, che ha per dona la sorela di soa moier, le qual fo fiole del conte Piero di Gambara. Questo Alexandro è certo veniva mandato a dar speranza de soccorso a questi franzosi. Crede però non sitino per averlo dal suo Roy; si confortano sguizari debano dar volta, e dicono molte fabule. Dice hanno inteso non esser domino Crislofol Moro qual proveditor, ma domino Lunardo Emo, qual lo aspeta con l’exercito che '1 vengi a cavarlo de l’inferno e spera ne haverà po-”0118 falicha. A dì 15 Luio. Fin questo dì non hanno si non zanze ; li marcheschi vengono a Monpian e toglieno le fonte e le aque da masenar, e fa gran incomodo a la terra, ma poi non mantengono la impresa, e li francesi escono ordinatamente e sacomana e brusa le caxe e amaza li poveri homeni et femene et puti ; e non vengono aiutali. Li stratioti 'di la Signoria corono fin su le porte, piglia 3 roze e do vache e fuze via, e questi barbari sachiza do e tre ville al trato, c non è chi li mostra el volto. È gran vergogna perchè ’1 risona la Signoria ha un bel exercito, non tanto da obstar 3 questi 3000 barbari ma da campizar la terra e prenderla per forza, come è stà dito voleno far zà un mexe. Se vocifera dentro e fuora di la terra se roba e sachiza monasteri di done et frati et caxe de poveri e de richi ; ticn le zente di la Signoria sia mal in hordine, quando el vede desfar el paexe senza alcun soccorso, con sminuir la reputation nostra. Or italiani sono impoltronidi e li so signori, 167* con la loro avaritia, ne è stà in gran parte caxon; dice li crepa il cor veder barbari svilir et vituperar italiani. Lì in Brexa al presente è vasconi e scozesi. El governador monsignor di Obignì è scocexe, è barbaro senza leze e senza boni costumi, cussi è tutti scozesi. ldio non permeterà longamente il Roy domini tal terre indébite usurpate. Scrive. Quelli di Brexa erano mezi desperadi vedendo questi barbari desfar circum tirella questi vilazi e zardini, si poteva chiamar paradixi terestri, e inteso il campo di brieve dia venir a questa terra, se ha confortà. Franzosi dicono el campo venitian esser stà roto da 1’ exercito suo, e hanno preso Pavia, e ’1 campo venetian esser serado, e altre pensate secondo usanza. A dì 17, cri sera, monsignor di Moncorso locotenente di monsignor di Obignì, a cavalo in Merclià novo mostrando andar a far altro, se calò dove era alcuni citadini e diseli le sopraserite nove, suzon-zendo che non seria 8 zorni sta terra saria libera, e il Roy toriu tute le possession di citadini che sono fuor di Brexa e le daria a quelli sono rimasti. Ta-men, hanno dito tutti brexani esser traditori, e ànno il conte Nicolò di Gambara per suspeto, e li altri soi da Camilo in fuora, perchè el sbraiasa come fano loro francesi, e ogni simile ama il suo simile,