459 UDX1II, GENNAIO. 460 dal reverendissimo legato gratamente, liavendo lassato prima far la intrata al Ducheto, che fo mercore proximo passata, fo a di 2!) dii passato. Zobia sua signoria reverendissima celebrò una messa solennemente in el Domo, et in heri per tempo partii de lì essendo dimane per seguir el mio camino de campo et de Venecia. E benché la magnificentia vostra sarà advisata dal secretano Guidoto circa la dita intrata, non voglio tamen restar de significarli brevemente, come, havendoli signori fata grandissima istanza et protestato non voler più expectare la venuta dii Duca quale diferiva aspetando la venuta dii Cur-zense, hor tandem mercore da matina esso Duca, Curzcnse et viceré veneno a Santo Eustorgio, dove subito da poi vene il reverendissimo legato Sedu-ncnse, et disnato tutti insieme, veneno da poi li oratori helvelii, che sono numero24. Fu qualche conlen-tione fra el dito legato, viceré et el Curzense qual de loro doveva investire el Duca del manto ducale. El legato per nome de sguizari diceva locar a loro per esser sta quelli che hanno expulsi francesi do Italia ; uno orator yspano disse cli’el viceré doveva haver questo honor per haver fata la giornata di Ravena, et il Curcense dicea aspetar a lui per esser il Duca feudatario de l’imperio. Il Duca per non far malcontento alcuno, disse volersi vestir lui medemo.Da poi vestito de una vesta de damasco bianco, sopra uno cavallo bianco, si partì de Santo Eustorgio circa hore 22, precedendo li oratori helvelii immediate avanti esso Duca. Da poi seguivano il legato cum il Curzense, el viceré, doi oratori ponlifitii, videlicet el 260 vescovo de Montefeltro et Carlo Bajone. Da poi don Pedro d’Urea orator yspano, et a mano dextra mis-sier Andrea dal Borgo orator cesareo, signor Zuan da Gonzaga di Mantoa, doi oratori fiorentini, doi mantoani, et da poi monsignor di Lodi cum el signor Prospero Colona e marchexe di Peschara e altri signori. Lì portava la spada davanti suo fratello bastardo, fiol di una madona Cecilia da Galarà. Gionti a la porta Ticinese, li sguizari feceno certa cerimonia de darge le chiavo, et venutoli incontro la chiere-sia, el Duca soto un baldachino portato da 4 giovani milanesi fece la intrata, la qual seria sta mollo bella, maxime per el concorso di donne et grande moltitudine di populo, s’el tempo pluvioso non la liavesse impedita. Questa intrata è sta solenissima respetto a la persona del viceré, legato, Curzense et altri forestieri; ma quanto a milanesi c feudataiji al ducato de Milano, non poteva esser più simplice et nuda. Il generai di Landriano non li è intervenuto per esser malissimo voluto et dal Sedunensc e dal Curcense, per haver una natura libera el molto colerica. Sono alogiati in Corte vechia el Ducheto, legato, Curcense e il viceré. El Ducheto è tamque signtim; ma questi tre insieme con el Senato mediolanense governano e se poi dir Milano sia governato da to-deschi, da sguizari et spagnoli, tutti sitibondi de danari. Li sguizari voleno almanco cinquanta milia ducati ; tedeschi voriano etiam bona summa, et spagnoli segondo el suo solito cercano etiam loro pre-valerse et sostentar questa sua gente. Milanesi sono tulti mal contenti et disperali, et quando ben alcuno de’ principali volesse ben consentir a tal petizion, per la strelteza di danari è impossibile poter satisfar non a tutti, ma pur a uno de ditti intieramente. Et vostra magnificentia intenderà ogni di qualche novità ; pur credo che lo cosse prenderanno qualche altra forma succedendo la pace do Italia, et prego nostro Signor Dio lo permela. Data Cremce, primo Januarvi 1512. Servi tor JOANNES JaCOBUS CaROLDUS. È da saper, il diio Zuan Jacomo Caroldo vien da Milan, zonse ozi in questa terra, et la matina fo in Colegio e non referì. Etiam vene sier Alvise Bembo, stato provedi-tor executor in campo, al qual per Pregadi fo dato licentia venisse a ripatriar. Da poi disnar, fo Pregadi per risponder al Sta- 260* (ìleo et scriver a Roma, perchè da 9 di Dezembrio in qua non è stà scrito ; et fo lete molte letere, tra le qua! queste : Da Milan, dii Guidoto più lettere, Vultime di 3 da sera. Prima de l’intrata dii Duca, come ho scrito di sopra, et che non li fu li oratori di Salu-cia, c questo perchè voleano preciedcr li oratori di Mantoa, dicendo el suo marchexe esser de più anti-cho sangue e più antico signor, e li mantoani non volseno cederli, adeo si levoe. Item, che lì fono pochi citadini milanesi, non li fu niun Palavisin, niun Visconte, solo un Triulzi. Item, che sono alozati el Ducha, il Curzense, el viceré in Corte vechia; tutti consultano insieme quid fiendum. Spagnoli dimandano ducati al Duca da 50 milia, et cussi sguizari. Il Duca dice non ne haver. Li dicono : « Vendè lo inlrade. » Risponde : « Non si trova chi le compra ; » e cussi stanno su queste pratiche. Le zente yspane è alorno Trezo e lo bombardano, vi è il capitano di la Padula et el signor Silvio Savello, e altri capi. Item, scrive che a dì 3, hora