289 MDXII, OTTOBRE. 290 fameglio in una di quelle sale di raonition, aspetando la gratia di Dio, avodandosi a santo Antonio di Padova di andar a far riverenza al suo corpo, ecco un francese con uno brexan che non cognosse, che lo condusse con el suo garzon in corte, dove era uno francese armato chiamato Federigo da Foys, qual lo prese per la man, dicendoli : « Monsignor, vui seti nostro preson di bona guera ». Et lui intrepido ri-spoxe : « Ilaveti raxon », e fu menato prexon, al qual dete el suo anello al suo garzon e ducati 4 in zercha di monete, e feze asconderli ne le scarpe, e ’1 condusse a caxa di sier Nicolò de l’Albertan, la qual era sta sacomanata e morto do soi fìoli, e uno altro era solo el lelo ferito, che voleano amazar, et la sca-poloe, ancor che uno francese li venisse con una ron-cha sopra la testa cridando: « Fa taia 400 scudi, se no che te amazo. » Quel Federigo da Foys rispose voltandosi a lui, disse : « Monsignor voglio 100 scudi e ve lasserò andar e ve acompagnarò a caxa. » Contentò de darli fra qualro zorni, e volse segurtà, e Julio dal Nona ge la fece, e poi satisfece, ben ch’el Cardinal San Severin fece il tutto la domenega di carnoval per ch’el non pagasse questa taia, perchè l’havea passà 60 anni; ma questa canaglia non teme il suo Ile, non che cardinali, nè Idio, ben che stieno in chiexia con oficio e pater nostri in man. In questo mezo lui era ascosto, soa moglie e soa fiola erano in chiexia de Santa Maria in Clial-chara, dove lì vicino habitavano, poi si convene partir da la prima sua caxa, e non volseno fusse portado niuna roba fuor di la citadela di caxa sua. Ilor stando esse lì in chiexia, credendo esser secure, 1C4 non sapendo di lui ni de Zuan Hironimo che fo morto, e la furia già dii castelo era calada, intrò in dita chiexia do ribaldoni francesi, uno di qual prexe sua moglie e li tolse li anelli di dedo, taglioli la borsa, havendo una azeta in man, cridando: «Dame danari, metandogela sopra la testa, se no te amazo». Lei diceva: « Non ho danari. » E lui repli-chava : « Te amazerò se tu non me dà danari. » Lei meza fuora di sé disse : « Amazeme », el qual poltron visto non far fruto, prese la fiola e feceli il simile, e non trovando per tal mezo danari le lassò, e andò in caxa, e con le azete rompè le casse e tolse quel che era dentro; fra le qual era le sue casse. Hor venuto poi lui a caxa, non sapendo ancora la morte del nepote, si diceva l’era prexon e vivo, li barbari già crudelmente havea sachizata la terra tutta senza di-stinzion di frati e monache, e robe sacre e non sacre, pezo che si fossino stati turchi o mori, e quel scele-rato de monsignor di Foys, lassivo e furioso, havea I Diarii di M. Sanuto. •- Tom. XV. menato assa’ zudei a far tal crudeltade ; sachizò S. Cosmo dove è soa fiola e gran parte di le sue robe, tutto fo portate via, e una soa neza, era fuzita lì con gran dificultà, fu tenuta che la non fosse menata via e li fo tolto quello l’havea; un’ altra soa era nel monastero vestita da suora, taiato li capeli, pur li fo tolto tutto, zoie, arzenti e vestimenti, leli, drapa-menla de lin e altri fornimenti di caxa, per valuta per più di ducati 800. In caxa di esso Marco Negro, intrò monsignor di la Palisa e tuto quello li era rimasto tolse, leti forniti e masaria, farina, vili, ojo, fin le banche, taole e trespedi e cavedoni e tuto quello ce era, e cliargati i cari, mandò ogni cossa a Milan, che pre-•ga Dio el sia taià a pezi con tutto il resto, come spiera sarà, siehò niun di loro torni in Franza. In la sua caxa, dice intrò quello feva lite con lui et era successo nel suo oficio e monsignor di Foys ge la donò, dicendo lui era rebello, menazandolo molto. E il sabado de carnevai mandoe sua moglie e fiola da madona Alda di Ganibara sua comare, qual era venuta zozo dii castello a parlargli, qual disse che l’havea fato e dito e monsignor di Foys menazato morsegandosi el deto ; pur si oferse placarlo. Poi la domenega, a hore di disnar, lui medemo andò da dita madona Alda, qual era col Cardinal et suo fratello arzivescovo di Zenoa, et li fe’ bona ziera e non voleva, come vechio, el pagasse la taia ; ma a caxa sua era venuto un Mathio da Coron capo di slratioti di monsignor Moraldo, el padre dii qual Mathio fo provisionato di la Signoria nostra, e con tre homeni di arme nostri che l’avea fato prexoni e do sò fa megli, e bisognò lui li facesse le spexe, havendo fato suo tulo 164 quello era rimasto in caxa, e convene ricomprar tutto dal dito Mathio da Coron ; sichè etiam patì questo danno, e il diavolo non ha voluto el sia morto, come fu morto el suo patron capitano Molardo. Et il primo dì de quaresima, tutti se partirono in sua malhora, e più con la gratia de Dio non ha auto alcun in caxa, ancor che con difficultà si habi perser-vado, havendose rechiamado a monsignor de Obegnì governator, el qual è zercha uno mexe, li fece co-mandamento con molti altri l’andasse a Milan in termine di do zorni, soto pena di rebellion. E lui fo il primo messo in poliza; ma con l’aiuto de Dio se sepe talmente schernir, che fo lassato star, dicendoli stesse securo e non dubitasse. Tutti i altri, parte ando-rono e parte se absenlorono. Dice è un miracolo zà tre anni non sia slà mandato via in exilio, a le cosse che l’ha fate e dite, perchè, dove el sentiva a dir con-tra 1’ honor di la Signoria e dii nome venitian, non 19