71 MDXII, SETTEMBRE. 72 37 Questo è il successo della praticha di Crema et il modo la si ha hauta. Essendo successo che quelli erano di fuora di Crema Corono assaltati da quelli de la terra, essendo a le mano, furono morti del’una et l’altra parte pa-recchii e così presi, fra li quali fu preso uno homo d’ arme dii signor eapitanio de le fantarie Renzo di Zere, chiamato Martino, che era stato suo maestro di stala, e in el tempo fu questo asaltamento, lo signor eapitanio era in camino da Venecia a la volta di Brexa, che per alcune sue faconde era stalo a la Signoria. E tornando diclo signor capitano et intendendo tal nova, fo alquanto adirato et subito se ne andò a la volta di Crema, per proveder di strenzerla de sorte non potesse intrare nè ussire nissuno. Ari-vato et provisto, mandò subito a li provedadori in campo a Brexa a rechieder volcseno provedere de mandarli gente la potesse ben stringere, e comenzò a far far fossi et bastioni a le porte per fare lo dicto cffecto; e vedendo quelli de la terra tante provisione, stetero alquanto sopra di sè. Questo homo d’arme chiamato Martino era stato altre volte con i Trivulzi a Milano e cognosceva lo capitano Crivello; li co-minziò ad persuadere volesse fare qualche acordo con la Illustrissima Signoria per mezo del signor capitano, e che lui vedeva bene la influenza de’ francesi, et che de quanto se li prometeva non se li man-charia un pelo. Et tuta volta il eapitanio mandava a dire al dito Martino seguisse questa praticha, e tanto el hatete, che el Crivello li disse : <.< Se io potessi fare qualche acordo honorevole lo l'aria» e lui Martino che continue lo persuadeva, tanto lo strinse e con la co-gnoscenza che havea, che li disse le pontual parole: « Martino, io voria uno servilio da te, che tu andassi fino a Milano con una mia de credentia al vescovo di Lodi, e quando questo non segua, io me acordarò col signor eapitanio ». Lo prefato Martino haveva assai domesticheza con lo eapitanio Crivello predilo, de modo che el lo lassava intrare et ussire fuora de la terra, e se ne vene al signor eapitanio e naratoli il successo, de modo che senza perder tempo, tornò dentro e fose fare una letera de credenza e andosene a la volta de Milano, donde trovò lo nepole e lo marito da la sua sorela di dito eapitanio Crivello, e li 37* presentò la lettera. Li quali vedendo la letera, stetero alquanto sopra de sì, e lo dito Martino li fé’ la proposta che volesseno esser con el vescovo de Lodi Sforza e resolvere questa cossa. Questi tali li promisero : « Va via che noi non le volerne dir niente, per dubito che tu non sia preso; noi se ne veremo a la volta di Crema a una villa chiamata.........e come saremo lì, te faremo chiamare, et li serai resoluto del tuto ». Lo dicto Martino prese licentia da loro et considerò bene la cossa e haveva voglia de fare bene 1’ oficio per lo signor capitano, e pensò arivare ad parlar al vescovo de Lodi, e cussi andò dicendoli le pontual parole : « Monsignor, missier Benedetto Crivello me aveva mandato qui da cerli soi parenti per le cosse di Crema, me disse de la praticha haveva con la signoria vostra ; con altre parole che li parse acomodate ». A questo, lo dito monsignor rispose: « Voi siate il ben venuto » col dirli, se lui era bon mezo ad questa cossa, che li daria robe a Milano mobile per 4 milia over 5000 ducati et 400 ducati in danari, e che vedesse in ogni modo de acordare lo eapitanio monsignor de Duraso francese. E cossi lo ditto Martino se ne tornò a la volta di Crema, e trovò lo signor eapitanio di le fantarie nostre, e li disse tutto lo successo. El qual lo mandò dentro al Crivello, et disseli non facesse mentione haver parlato co.l vescovo di Lodi; ma solo li dicesse che quelli doi soi parenti dovevano venire, e che continue lo persuadesse a lo acordo con la Signoria. E così fe’, e poi se ne vene de fora, et li ditti parenti venero e domaudorono lo dicto Martino. Lo signor eapitanio subito mandò missier Marcello Stella capitano de li soi cavalli lizieri con 10 cavalli, dandoli tempo potessero parlare con Martino, e lì comesse che subito li havesseno parlato e alontanandose Martino da loro, lo facessero venire a lui, o per amore o per forza. El dito Martino poi tornò al eapitanio nostro, dicendoli questo nepote e cognato del Crivello averli ditto che dir (dovesse) al Crivello, che a li 12 de septembrio se doveva trovare lo conte Alexandro Sforza e li sguizari intorno a Crema. El signor eapitanio non volse che ’1 dicesse tal cossa al Crivello, e solo li dicesse la loro venuta, et che dubitava che ’1 signor capitano non 11 facesseno impichare overo li mandaria a la Illustrissima Signoria e li haverano la corda e sera scoperto ogni cossa, confortandolo che se volesse acordare con la Signoria. Et perchè el tempo era breve apresso a la venuta di sguizari, e vedendo el signor eapitanio che questa cossa temporigiava, prese per partito di seminare discensione tra Ilironimo di Napoli e il capitano Crivello, e mandò uno napolitano el qual era in la compagnia soa ad piedi, e li ^ commisse arivasse in Crema e parlasse a Ilironimo de Napoli, che ’1 Crivello lo vedesse e dicesseli come da lui : « Che Crivello s’era oferto de amazarlo