201 ÜÍDXII, OTTOBRE. 292 poteva taser e publice etprivatìm confutava con bel modo li maldicenti, e in presentía dii cardinal dii Final che li mostrava voler ben, e più volte mancava con sua signoria e in presentía dii signor Zuan Jacomo di Triulzi che lo ha amato, e con molti cila-dini marcheschi, e quando, per qualche cativa nova si smarivano, li confortava a star di bon animo, e a li altri eh’ erano francesi e si alegrava dii mal nostro palam, li diceva : « Vos autem contristàbimini quia nescitis fnem vestrum. Poria dir assà cosse, ma le taze ; faria gran scritura a voler narar le cosse seguite da tre anni in qua. Scrive, quando l’intrò domino Andrea Oriti è testimoni domino Zuan Paulo Manfron e il cavalier di la Volpe, e non si rechiese cossa de artellarie grosse in fuora eh’ el non fosse presente, e dice: Cussi Dio havesse voluto si fosse lassato andar le nostre zente a dar bataia al castello ch’el se prendeva, per quanto ha dito poi quelli erano dentro, che non sapeano che far nè a che modo defenderse, e per tre zorni steteno perduti. Et nui da basso non intendevemo questo, e questi valesiani diceva voler andar a dar la bataia al castello, dicendo che il pi-glieria, ma a lui li pareva impossibile pigliar quel castello per bataglia di man; ma il castello era preso perchè quelli dentro non erano per defendersi, come si fosseno stati tante putane, come è al presente quelli è qui in Brexa se furia li vien a le spale, quantunque si vadino milantando ; ma per el voltar di Cremona e altre citade, maxime Milano, sono smariti e persi. Ilor questa terra dovea perir;per lafma-ledeta avaritia volseno tenir la sua maledeta biava serada e scosa, e non dar da viver a tanti contadini e valesiani quanti erano in questa terra, che si con- 165 veneno partir per non haver da viver, è seriano venuti tanti altri che con li spudi se haria sofogada quella canaia. Li rincresse dii danno di la Signoria e de alcuni boni servidori, ben pochi. Ma al presente adorano essa Signoria e chiamanla grandi e picoli dì e note che la venga a socorere la povera Brexa desolata e desfata, che non ha più faza de citade, et era in tanta altura e morbedeza che come mosche che se aniega nel lacte e nel miei cussi se hanno anegalo nel bon tempo : e non lo cognoscevano cerchando miglior pan che di fermento; andandose a render a zente barbara, superba, avara e crudel, senza bota di bombarda; cavandose dii governo di tanto benigna e gratiosa Signoria, qual per 84 anni li havea governati non da subdili ma da proprii fioli, cavati da miseria e servitù, erano rustici senza urbanità veruna. Defuncti* patribus, surrexitprava juventus. Dice, già più di anni si acorzeva di loro andamenti ; dice vedeva sier Piero Porzelnga, sier Sigismondo Bocha, sier Nazin, sier Zuan Francesco da Chazago e compagni, li quali aboriva il nome venetian, e atosicha-vano li citadini de dar la terra a Pranza e tutto el Consejo a voxe la dete. Fo ben alcuni che per igno-rantia, altri per fragilità pecorno ; li terzi pecorno per propria malitia. E questi ribaldi mai si sono pentiti, e perseverando in mal dir e in mal far usque in odiernos dies. E cussi suo compare Cesare da Martinengo fo di domino Zorzi,qual li disse, intrando di una porta in Brexa la Signoria, lui ussiria da l’altra, poi li disse, quando venitiani obtenisse il stado perduto, mai più baveria la pristina reputation. El Re lo fece cavalier e conte de li Orzivechii, la qual tera la Signoria dete in pheudo al magnifico Cesaro suo avo e sempre ha goduto tal feudo. Questo Cesarin à hauti 500 scudi di provision a l’anno. Dice de li Gam-beresehi. Dice bisogneria un mexe di tempo a scriver, e maxime madama Alda ha facto più guera a la Signoria che si havesse auto contra 1000 cavali; mai non feva altro che scriver e far pratiche, etc. Dice esser a dì 23 Zugno stato in aspetation eh’ el campo nostro dovesse venir a prender quella terra, che de facili l’haveria presa per non esser più di 4000 soldati lutti tremebondi, vedendo il paexe pian e monti esser facti marcheschi, voltar Cremona, Pia-zenza, Lodi, Milan e Bergamo, e ’1 suo campo fuzer ; ma le nostre zente, erano a Rezado mia 5 de lì, è re-trate a Gavardo, che è più in là mia 15. Quelli dentro è irisuperbidi, hanno in questi zorni passadi sa-chizado Bagnol, amazadi homeni, fato presoni, tolti J65‘ bestiami, et cussi in pe’ di monte Santa Eufemia, Chaionigo e Rezà eri et ozi hanno sacomanato, dove hanno le possession i fioli dii conte Francesco da Lodron, e bruxado la sua caxa e alcune altre, menando via ogni cossa, taiando biave, portandole a li lor alozamenti. Hanno conduto mollo vin che da 8 zorni in là non zera da viver 10 zorni; hanno haulo tempo da fortificharse molto ben ; se fanno gaiardi, dicendo vien gran zente in suo socorso. Questi populi vocifera, crida, chiama misericordia a Dio e a la Signoria che li cavino da le man de questi barbari, che è più crudel che turchi ; l’è una com-passion veder menar questi poveri contadini presoni, e questi barbari tormentarli e dirli : « Crida : Marcho, Manlio ; veder poi venir le povere fe-mene zercando loro mariti per la terra o li loro padri e fioli, e questo è ogni giorno. E li poveri religiosi, li qual monasterii è pieni di queste zente, ita che non hanno libertà di le cosse del viver e manco di