561 MDXIII, FEBBRAIO. 562 recluti in congregatione, hanno mandalo per il duella di Urbin vengi a Roma come capitano di la Chiesia che è, ducati 6000 aziò fazi homeni d’arme, et ducati 3000 per far 800 fanti. Item, il capitano di la guarda dii Papa, che è sguizaro, qual havia 180 fanti, li hanno acresuto fino 300. Item, che domino Nicolao di la Rovere et Guido Guain fazino 200 cavali lizieri, c li hanno dato danari. Colonesi e Orsini erano in arme e propinqui a Roma. Item, per letere di 21, hore 13, scrive come il Papa a bore 10 la note, la domenega venendo il limi, expiravit etc. Questo Papa ha dogado (regnò) anni 9, mexi 11 e zorni 20; havia anni 68; et è sta causa di la ruina de Italia. Si dice per letere particular, ha in castello ducati 300 milia e zoie assai. 11 suo Acursio, tanto favorito, il sabato da sera lo abandonò, e lo lassò in man de frati. Tutta Roma è in moto; quello seguirà ne farò mentione. Et inteso questa nova, qual Dio volesse fusse morto zà anni cinque, per ben de la cristianità e di questa repubblica e di la povera Italia, fo ordinato justa il solito far sonar campane 3 sere: e Dio volesse la Signoria nostra si fosse accordata da qualche banda, perchè Ravena si rehaveria e Zervia, qual brama levar San Marcilo. Et li fo fato 4 versi per suo epitaphio, qual sono questi : Versi fati per epitaphio a Papa Juìio II.0 E1 corpo estinto, el nome eterno al mondo È di colui per cui Ausonia langue Destructa, desolata a foco e a sangue, Flagelo universa], Julio secondo. Qui dentro chiuse son l’ossa et le polpe Del gran prete crudel, Julio secondo : L’ alma dannata per sue proprie colpe Già dell’ inferno è chiusa nel profondo. Egli vivendo, con 1’ opra di volpe Trasse in Italia a l’arme tutto ’1 mondo, Et nel suo mal pensier, più clie mai forte, Fu sopragiunto et preso da la morte. Soneto di Galleoto de Valle vicentino. Io fui un Julio Rover da Savona, O viator, Pontefice secondo, Che fingendo conzar, ruinato lio il mondo, Per pormi in testa una maior corona. Ma la spada del ciel non mai perdona A qualunque hom del sangue sitibondo; M’ha posto qui come tu vedi al fondo. Non men del precessor mia fama suona: I Viarii di M. Sanuto. — Tom. XV. Quel ruinò Italia, io et mare et terra ; Quel fece grande un flgliol Valentino, Spogliò la Chiesa ; et io la tenni in guerra. Io ho fatto grande el mio duca de Urbino: Ma sol sta differentia in noi si serra, Che lui lassò un thesor, io sangue et vino. Aìiud. Nutrito di venen et sangue humano, Gonfio di sdegni, turbator dii mondo, Naufragio di mortai, Julio secondo, Come te, jace qui : fero inhumano. Aliud. Julius arma ciens, parvus cui maximus orbis Visus erat, nigri janitor orbis erit. Aliud. Quis quis es viator, siste gradum : miraculum intelliges. Ossa Summi Pontificia Julii secundi haec brevis urna tenet; spiritum nescio, qui reges et principes totius mundi, millies in bora solo nutu concordes atque discordes faciebat. Vixit, nihil fecit ; ahi ergo felix. Aliud. Sanguinis humani sitiens vinique, cinsedus et peedicator conditur hoc tumulo. Fermati viator, saprai mia morte: 315 Vivendo, in guerra posi tutto il mondo; Ma volean pace, et io Julio secondo Non volsi; hor guerra fo ne l’altra corte. Aliud. Quivi Julio secondo pastor giace, Noto a la Italia e al mondo con furore : Volse, fece, monstrò per farsi houore, E ’1 spirto è in ciel, non so se in guerra o in pace. De morte Iulii Pontificis maximi. Quel magno Julio, excelso, alto e famoso, Cha ha, vivo, il mondo sotto sopra volto, Hor, da rapida morte al mondo è tolto, Lassando al mondo.un nome glorioso. Non so se al mondo fia di più riposo, O pur fia il mondo a più miseria involto; Ma stato è il mondo aviluppato molto, Mentre ei stato è nel mondo, a noi qua gioso. Pur par che tutto si rallegro il mondo, Poi che è di questo in l’altro mondo andato, De nome sì, de ardir non già il secondo. Voglio a ogni modo veder novo stato ; Ma chi ben pesca sol juditio a fondo, Meglio era il fin veder del cominciato. 30