m MDXII, NOVEMBRE. 334 erano in la Capello, numero GO, quali sono lì in la terra, stanno a spexe di la Signoria, etc. Di Roma, come lio scripto di sopra di 7, fo letere, che a dìi fo V ultime soe, et a dì 6. Nulla fu, solo li oratori cesarei et yspani in coloquii col Papa, et il Curzense è alozato in palazo, e la fameia in Monte Zordan. Et a hore 21, il Papa mandò uno suo palafernier per li nostri oratori, quali erano andati col Curzense a certa chiesia ut in litteris, et subito andono, et intrati in camera, trovò il Papa con li do oratori cesarei signor Alberto da Carpi et domino Andrea dal Borgo cremonese di nation ma è longo servidor dii Papa, et li do oratori yspani domino Ilironimo de Vieh et don Pietro d’Urea. Unde intrati, come ho dito, il Papa disse: « Domini oratores, volemo far questa paxe et acordo in questo modo : che Verona e Vicenza sia di l’lmperador, et per Pa-doa et Trevixo, che riman a la Signoria, quelli li babbi a dar ogni anno per il censo ducati 30 inilia et per la investitura ducati 250 milia e un picolo più ; che a Milan sia Maximian Sforza ducha, qual habi per moglie la fìa di l’archiducha di Borgogna ; che Parma e Piasenza e Rezo sia di la Chiexia e Fe-rara ». Unde, inteso questo, li nostri oratori rimaseno molto sopra de si, dicendo el Foscari: « Beatissime pater, questa non è la paxe si aspetava, darli Verona et Vicenza dove doveamo aver il nostro slado ». Il Papa disse : « Averè Crema e Bergamo e ve si darà Brexa»; e in colora dicendo: « Se vui non volè, ve saremo tutti contra ». E li oratori cesarei che con-188* certa vano a questo, disseno: « Vede, venetiani non voi paxe ». E il Papa con colora disse : « Chiamò el nodaro eh’è dentro, che stipuleremo l’acordo tra nui; si la Signoria non vorà, so danno ». Sbufando si butò sopra una cariola, et fe’ chiamar il nodaro dentro con alcuni vescovi per testimonii. E venuti, il Papa disse : « Notò che questo è 1’ acordo che volemo far », replicando li capitoli: «Si la Signoria vorà la intrerà et aceterà, si no, so danno » azon-zendo : « Volemo Ferara e che le zente di Spagna ne aiuta averla, e che questi do prometano anular il Concilio ». Et li oratori yspani, vedendo questo voler dii Papa, nè parendoli di prometer le so zente a tuor Ferara, disse : « L’è ben che a far questo alto il reverendissimo Curzense sia qui». 11 Papa disse: «Mandelo a chiamar, chi anderà?» E don Piero d’Urea disse: « Anderò mi », e se partì. Et li oratori nostri, vedendo questo, si feno apresso il Papa dicendo: « Beatissime pater, femo almanco contracambio di Verona e Vicenza con Cremona ». 11 Papa disse : « Diselo vui a li oratori ». E cussi li no- stri oratori dissono questo a li cesarei, li qual se la risono dicendo: «Ne darò Cremona che non l’avè? Si volè a questo modo come ha dito il Papa, si no a vostra posta ». Unde, vedendo questo, li oratori non li parse di esser presenti, et erano hore 4 di note, e tolseno licentia e si partì, e lassono tutti lì in camera dii Papa, et scontrono el Curzense che andava dal Papa; et quello trataseno non sa, solum che non fu concluso alcuna cossa. Item, altre partieula-rità ; ma questo è il sumario di queste letere. De li diti oratori di Roma, date a dì 8, dri-zatc a li proveditori generali di campo, li qual proveditori in hore .... mandoe a la Signoria. È un sumario di questo tratamento, e debano star reguardosi, perchè hano per bona via, li oratori cesarei et yspani à spazato al viceré che potendo dar adosso al nostro exercito lo fazino ; sichè dies mali sunt. Et per letere dii Cardinal Corner, qual è a Roma, se intese: il Papa aver scrito un breve a l’lmperador, li voi far dar Vicenza e habi Verona ; siché è fermo in questo voler. È da saper, in questi zorni pasati si partì di Chio-za, con 9 barche longe, il reverendissimo domino Petro Grimani, qual stava qui, va a Roma, e con lui andò el Petratin capitano di cavali lizieri dii Papa; sichè anderano sicuramente. Da poi disnar aduncha fo Pregadi, e fu dome- 189 nega, zorno solito a far Gran Conseio, e leto le letere et quella de Ingalterra di l’orator, di primo Octu-brio, il sumario ho scrito di sopra. Fu posto, per li savii d’acordo, una letera a li do oratori nostri a Roma, in risposta di soe, e non volemo questo acordo con lasarli Verona e darli Vicenza; ma ben lasarli Cremona, con altre parole in questa substantia. Et replichi al Papale raxon nostre, con dirli questo non aspetavamo da Soa Santità, eie. et non è compita ancora la trieva con l’Imperator, che si fa novi patti. Parlò sier Antonio Grimani pro-curator, dicendo é tempo perso et il Papa è d’acordo a nostro danno, e si atendi a far altre provision, e con Franza etc. Li rispose sier Marin Zorzi el dotor savio a terra ferma, qual zà 3 anni non ha parlato in Pregadi, in scusalion dii Colegio, dicendo si farà poi, ma questa letera bisogna mandar e si niun non] voi far, lui solo vegnirà al Conseio. Poi parlò sier Marin Morexini l’avogador, dicendo: « Non prendè la le-torà, perchè convegnirà vegnir con le soe opinion, perchè zà tanti partidi che vi ha porti Franza, mai li avè risposto, et vedè come semo tradidi ». Poi parlò sier Alvise da Molin savio dii Conseio, in