481 MDXXVIU, SETTEMBRE. 482 Di campo sotto Pavia fo lettere del prove- ditor Moro, di 13, hore.....Come haveano comenzà a baller a le difese di le mure da mezi canoni, et la notte balenano con li canoni, et cussi faranno una gran baiaria, et poi a di ... li dariano la balaia. Item, scrive et manda la copia di una lettera del signor Teod. ro Triulzi di 9 in casteleto di Zenoa drizala a monsignor di San Polo, per la qual scrive come, havendo Andrea Doria con l’armala soa a di 8 azonto l’armala francese, di la qual ne prese do galie et do buio a fondi, il reslo fugale, vere sul porlo di Zenoa et por forza prese la terra, wnde lui andò in casteleto. Et li scrive voria 3000 in 4000 fanli in soccorso, che li baslaria l’animo recuperar la lerra. oGi Unde consultato col Capilanio Zeneral et li altri, parse che partir fante alcun di questa impresa saria disconzoet forsi danno; però hanno deliberalo di mandar incontra a Ivrea a li 3000 fanti lanzinech che vien, con ordine v di di longo verso Zenoa; et hanno mandalo il capilanio......Scrive come monsignor di San Polo si voleva partir per andar a socorer Zenoa ; ma nel consulto il Capilanio Zeneral li sapè dir tanle raxon, che l’aquielò a far quanto ho scritto. Et nota. Insieme con sier Tliomà Moro scrive etiam sier Francesco Coniarmi orator. Da Sonzin, di sier Gabriel Venier orator, di 13. Coloquii hauti col signor duca di Milan zerca le occorrente presente. Vene l’orator di Franza in Collegio, qual etiam lui ave queslo avisn, et fo consultalo quanto si ha-vesse a far a beneficio di la impresa. Et disse volea scriver in Franza, el la Signoria scrivesse. Vene l’orator di Milan con lettere del suo Duca, qual dubita mollo monsignor di San Polo non si parli. Dapoi disnar fo Pregadi el lelo queste lettere. Fu posto, per li Savii, una lettera a l’Oralor noslro in Franza, clic parli al He, che per queste ad-versità non si smarissi, ma voglii invalidir l’animo di Soa Maestà a esser constante et sopralutlo che si atendi a la expedition di Milan perchè poi le forze unite potrà andar in reame ; con altre parole, esortando Soa Maeslà non muovi monsignor di San Polo etc. Ave lutto il Couseio, poche di no. Fu posto, per li Savii, etiam li Savii ai ordeni, una lellera a sier Vituri provedilor zeneral, la qual sia comune al Capilanio Zeneral da mar hessendo 11 in Puia, et provedilor Mula di l’armada el altri, che debano far ogni cosa per mantenir le terre I Diarii di M. Canuto. - Tom. ILYIII. ' haVemo li in la Puia, el quelle si lien per la liga, rinforzando I’ esercito, vedendo di ha ver li castelli di Brandizo, el spender quelli danari hanno a beneficio di la impresa, intendendosi etiam col signor Renzo ; con altre elausule. Una lettera molto longa. El sier Lunardo Emo savio del Conseio, et li 362* Savii ai ordeni voleno s# li scrivi, che li 10 milia ducali dati per pagar le zente del campo, hessendo seguilo tal disordine, li dagi al Capilanio Zeneral olirà li 15 milia li fo scrillo el comesso desse, oziò rinforzasse l’armata. Et parlò prima sier Lunardo Emo predillo per la soa opinion. Li rispose sier Alvise Gradenigo savio del Conseio. Iterum parlò sier Leonardo Emo. Li rispose sier Borlolomio Zane savio a terraferma. Poi parlò sier Almorò Barbaro savio ai ordeni. Andò la lederà : 63 di l’Emo et altri, 130 di Savii. Et quesla fu presa. Da Fiorenza, del Surian orator, vene lettere di 10. Come quelli Signori (rata di luor per loro capilanio zeneral don Hercules fìol del duca ili Ferrara, qual è in Franza. El manda una lederà di P Aquila, di 6, venula a l’oralor francese è li in Fiorenza, el una lederà scritta per Andrea Dori», di 4, di Civitavecchia, a l’abate di Negri a Viterbo. Le copie saranno qui avanti. Fo lelo in questo Pregadi una lederà scrive il visconte di Torena di ... . da Viterbo, a lo episcopo di Orangie oralor etiam del re Christianis-simo in questa terra, per la qual scrive non è tanto mal, et volendo invalidir le forze, si polrà col signor Renzo ritornar a l’impresa eie. Et come il non mandar li danari al campo a lempo è slà gran disordine, et non liavcr voluto dar Ravenna et Zervia al Papa; che maledcle sia quelle do terre ch’é slà la ruma di l’impresa. Et scrive come inimici son ritornati in Napoli, el l’impresa è vinta se la Signoria vorà far il dover perchè sono in disa-cordia tra loro, benché hanno usalo le astuzie moroncsche et facto uno edito imperiai che perdona a ludi quelli hanno offeso a la Cesarea Maeslà con queslo li dagi il quarto di le loro inlrade al presente, el tunc possino galder ludo il suo, et cussi a tulli li mercadanti, dando 10 per 100 di la marcadantia possino far le loro mercadantie come prima. SI