149 unxxvm, oicono. 150 Da Bergamo, di sìer Justo Gnoro capita-nio, di 20. Come era zonto de li per governalor ili questa terra il signor Malatesta da Soiano zenlilis-sima persona, con il qual si spiera lar qualche bon effeclo a conservatimi di questo paese. Partite el signor Mercurio arsiralo, el cusì sempre è stato in questa expeditione arsiruto. Inimici al loco solito. Dapoi partido da questa città, si tien lorano la impresa di Lodi ; ma pur tardano, nè de qui potemo intender altro, che ancor li nostri esploratori non sono ritornati. In questa malina, in Rialto el San Marco, di ordine di Provedilori sora la sanità, con licenlia del Collegio fo bandito la città di Padoa che niun possi venir in questa terra, nè barche, atento la peste è lì grande, ma solum possi venir barche con fermenti del padoan. Et nota. Sier Cristofal da Canal capitanio, fa domali l’intrada. In questa sera, licet fosse vizilia di San Zuane, non fu fatto li fuogi che per la terra si soleva far. Copia di una lettera scritta per Zuan Negro secretarlo del Navaier orator in Spagna, scritta a suo padre Antonio Negro, data in Baiona a dì primo Zugno 1528. Honoralissimo et observandissimo messer padre. Così come uno navicante quando si attrova in qualche fortuna et aflversila di mare sopra ogni altra cosa desidera il porlo, el uno infermo consli-tuijo in grave mulatta desidera la pristina sanità, così noi, dapoi una sì dura et travagliala predone, molto habbiamo desiderala la libertà. La qual ha-vendone il Nostro Signor per sua infinita clemen-lia concesso, habbiamo da dare a Sua Maestà infinite grazie. Et hessendo molli, non dico zorni ina mesi ch’io non vi ho scritto per non haver possulo, parmi debito mio narrarvi molle cose successe in questo tempo. Saperete adunque, come, hesscndosi siali molti mesi sopra la materia de la pace zene-rale tra Cesare et ¡1 resto de principi chrisliani, zìoè quelli de la lega, el non si havendo possulo concluder cosa alcuna, parse a tulli li signor am-bassalori de luor licenlia da Sua Maestà per ritornarsene a caxa, havendo cosi in commissione da li sui signori, et a li 21 di Zenaro preterito furono tulli insieme ad Cesare, et con le megtior parole che seppero, cadauno prese licenlia da Sua Maestà per partirsene. Cesare non li rispose se non parole zenerale et li disse che saria con il suo Consiglio et poi li daria la risposta. Il medesimo zorno fece ridure il Consiglio, et la sera quando volevemo andare a cena, mandò a dire a cadauno de li prefati signori ambassatori per domino Lopes Urtado gen* tilomo di la camera di Sua Maestà, che dapoi che li haveano dimandato licenlia, che voleva si parlis-seno la matina seguente da la corle el andasseno ne la fortezza di Pozza fino tanto che venisseno li sui ambassatori che erano in Pranza, in Ingilterra et a Venelia. Et così fu necessario il zorno seguente, che fu a li 22, che se partissemo senza [tessere in ordine di alcuna cosa, lassando tulle le robe in Burgos et andando al meglio che si poteva. Si parlirno come dico in quel zorno acompagnati come malfattori da 50 cavalii et 100 pedoni de la guardia di Sua Maestà, acciò alcuno non fugisse, et tutti de la città salirono fuori de le fenestre et de le porte ad vederne, et così come il vulgo non sapeva la causa de la nostra partita, vedendone con 113 * tanta guarda, cadauno diceva a suo modo. Chi diceva il tal ambasador sarà degolato, chi il tal ini -picato, chi il lai posto in fondi di una torre; de manera che ogniuno diceva quello li pareva. Uscimo quel zorno di Burgos, accompagnali, come dico, dalla predila guarda con il suo capitan, et dal dillo domino Lopes Urtado. Fessemo tre leghe quella nolte et poi a li 23 ne condussero in Pozza, che è una fortezza assai bona, ma mollo aspera Ira monti nudi di ogni bene, dove, non per nostri demeriti, ma per ben servire siamo stali 4 mesi in tanta slreteza, che 4 mesi ne hanno parso 4 anni. Quivi continue giorno et notte a la porla de la fortezza et a le porte de le case no facevano la guarda, de lai manera che non si poteva pur mandar fuora un servitore ad coglier un poco de insalata. Li ambassatori che vennero allora, acciò sapiale il lutto, forno dui di Franza con il secretarlo Baiardo, quel di Venetia et quel di Fiorenza con uno secretario del duca de Milano. Reslorno per allora in Burgos dui de Ingal-lerra el quel di Milano, li quali dapoi non molti giorni forno mandati ancor loro ad far penitenza con noi. Non bastava questo, che stati alcuni giorni in ditta forleza, ne levorno tulli li servitori che erano de paesi et lochi de l’imperatore; il che fu ad alcuni, che quasi tutti li suoi erano leli, di grandissimo diseoncio et travaglio, essendo in loco dove non se ne poteva haver alcun altro. Di questa cosa noi non ne seniimo mollo disconcio, perchè non ci havevemo se non tj,ui slaficri, uno de la stalla et uno pagio che fusseno subdili di Sua Maestà. 11 si-