457 MDXXVUt, SETTEMBRE. 458 Colonna, di 34, qual scrive come missier Andrea Doria si voleva partire de lì quella notte per andare in Ischia, et di li poi a Napoli, havendo posto ad ordine et ben fornite le sue 12 galee di tutte lé cose opportune et necessarie; et benché si fosse inteso che esso missier Andrea non si voleva movere contra la lega prima che dalla Maestà non ha-vesse la sottoscrilione delli capitoli mandati in Spagna, nondimeno il Musettola mi ha ditto che’l predetto missier Andrea non mancherà d’exhibirsi in servitio et favore dello Imperator secondo conoscerà esser opportuno, lenendo per ferma la con-duta con Sua Maestà. Missier Gio. Gioachino da quatro zorni in qua è amaialo assai gravemente di febbre terzana doppia continova con accidenti di mala sorle, di modo che’l mal suo non è senza pericolo, tanto più che egli si dirti la assai. Si sono scoperte di molle infìr-mità in questa terra da qualche zorno in qua, et alcuni ne mancano; nondimeno per la Dio gratia non vi è conlagione , leuna di peste. 343* L’andata di Nostro S:gnore a Roma pare che si sia alquanto raffreddila, benché Sua Santità perseveri in dire che andarà, fatta la provisione de grani et rinfrescalo che sia il tempo. Il dubio che se ne ha è perchè non si vede far quelle provisioni che pareriano necessarie a tale andata, nè per sua Santità nè per questi signori cardinali. 344 Da Viterbo, di sier Gasparo Contarmi orator nostro, di 5, hore 10, le ultime: Et manda la copia di la lettera del Moron da Napoli, di 29, hore . . . scrisse al Musatola orator yspano apresso il Pontefice. Qual scrive come, hessendo Pietro Navarro con 800 fanti sul monte San Martin, spagnoli ussifeno fuora a li basiioni et lo messe di mezzo, adeo li fu forzo rendersi, salvo le persone ; et cussi, spogliati, andorono al campo loro el termi-norono levarsi a di 28, hore 7. Et inleso questo, li cesarei col principe di Horangie vigorosamente li seguirono et li tolse le arlillarie et le bagaie, li quali introrono in Aversa dove con le proprie loro arlellarie poste atorno si reseno, salve le persone el li capi presoni. Et hanno preso il marchese di Sa-luzzo, Piero Navaro, il conte Guido Rangon, il conte Ugo di Pepoli et altri da conto. llem, il cardinal Colonna, di Caiela, di primo, scrive al Papa questa nova ut supra, el di più die l’Oralor veneto, zoé domino Pietro da Pexaro pro-curator et l’orator fiorentino Bernardo dal Nero, erano stà fati prezoni di cesarei. ltem, Andrea Doria da Civit ivechia scrive, di primo, etiam lui al Papa questa nova, et come l’armata francese et la veniliana erano redute in- % sieme, et ordinalo levarse la veniliana per Corfù et la francese per Zenou ; la qual voleva seguitarla et sperava di romperla. Scrivo mò ditto Orator, come era stalo dal Pontefice, et Soa Santità......... Di sier Zuan Vi turi va proveditor in campo, date apresso Citanova in Istria, a dì 3. Del suo zonzer lì. Copia di lettere del Moron, da Napoli, di 29 345') Avosto, ad hore 20, directiva a domino Andrea Doria. Molto magnifico et excellenle signor. Vitoria, viloria, .vitoria. Li francesi sono et debelati et roti, et alcune reliquie se ne fugono verso Aversa. Il signor Principe, ancor che sia febrieilante li seguita cum nostra zente, el avanti sia l’occaso del sole tulli loro reslarano morii o presi. Io son restato in Napoli per far le provisiono opportune per l’exercito quale voria alozare Ira il Vollrano et il Garigliano mentre si pagarà, il che si farà presto; ma tratanto voria lassar ristorare Napoli, et invitar li nobeli citadini et populo ad ripatriare et ancor li merendanti, per poterne vaici e in farne partili de danari, et per restaurar il capo el la forma del regno. Et però, in absentia del signor Principe, ho voluto mandarvi la optala et per me promessa nova di la villoria. Aziò vostra signoria sappia ancora il modo, li dirò con brevità. Già sono do zorni che il colonellodi guasconi, il colonello de li taliani, et missier Antonio Cusano et don Pietro Navaro, i quali in tutto haveano zerca 800 fanti et faceano residenlia nel monte sopra Napoli a fronte del monte di Santo Elmo, comineiorono a retirare l’ar-tellaria verso il monte sopra il Poggio reale unde erano lo alozamenlo di Laulrech, et dove stava il campo grosso de francesi. Et li nostri, vedendo la retirala, et che con difficoltà potevano tirare l’ar-tellaria per falla de cavali et bovi, se miseno a scaramuzar con essi, et riconoscendo il loco, se misseno in mezo tra loro el il campo grosso, et li circumdorono di sorte che quelli non poleano più ussire, credendo che per lame non poleseno più slare. El quantunque si conoscesse che’l campo (1) La carta 344* è bianca.