131 MDXXVIII, GIUGNO. 132 la Signoria vote dar Ravenna et Zervia al Papa, sì o no. 10P Da poi disnar, fo Gran Conseio, et fu il Serenissimo. Fu poslo, per li Consieri et Cai di XL, una parte, zerca li debitori di le Raxon nuove, la copia sarà qui avanti posta, a beneficio di sier Marco Grimani, sier Gasparo da Molili, sier Marco da Mo-lin procurator, et non fo cazà li parenti, fu presa. La copia sarà qui avanti. Ave : . . . . Fu posto, per li dilli, una parte zerca li debitori, da esser cavati, presa in Pregadi a di 19 di questo. La copia etiam sarà qui avanti posta. Fu presa. Ave : . . . . Da Constantinopoìi, fo lettere, di sier Piero Zen vicebailo, di 12, 19 et 30 Mazo. Del zonzer lì li oratori de l’Archiduca, uno todeseo, l’altro corvato, a dì 16, quali ar.dono dal bassà Im brailli al tempo lui Bailo era lì, et lo fece andar in una camera ; il todeseo è brutto et sporco, il corvato .... ; et li presentò due taze d’argento do-rade, vai ducati 300. Et era con loro uno liongaro, qual el bassà lo cognose, et dimandò a li oratori se era quello. Li disseno sì, el baveano menalo perché se soa signoria volesse relenirli, li dicesse, questo è quello che era tuo nemico, et ferito et preso lo liberasti, quanto ntazormenle nui chesemooratori? Il ehe li disse ridendo esso lmbrain a lui sier Piero Zen. Or dilli oratori hanno haulo a dì 29 audientia dal Signor, et siali tre quarti di bora dentro : non sa quello voleno, vederà di saperlo et aviserà. Ila haulo el Signor de presente da loro 8 cope d’ar-zelilo dorade. ltem, è zonlo uno oralor del re de Moscoviti, el che lmbrain ha haulo a mal questo Archiduca si dagi (itolo di re di Hongaria. ltem, F Arduli, zoé il Vaivoda, non si sa dove el sia, et li soi oratori é parlili, adeo el sanzaco fo mandà per darli soccorso el torna a la Porta con dir non sa dove sia ditto Arduli. Scrive, se aspetta fi a Con-stanlinopoli el capitanio Moro vien de Alexandria con 10 galie, tra le qual le do nostre bastarde fu prese, ltem, scrive, lmbrain haverli dillo, quanto al seriffo de Alexandria, che scriverà non andarà più in Alexandria. Notula et instructione di tutte quelle cose che si lia dimandato per lo illustrissimo signor Sigismondo di Malatesta di Arimino al reverendissimo monsignore presidente di Romagna, in nome di la Santità di Nostro Signore. Ilavendosi, per prefalo illustre signor Sigismondo a restituir la città di Arimino, sua rocca, contado, forze et destrello, et consegnarli in mano al prefato reverendisaimo monsignore presidente in nome de Sua Sanlità, et primo : In prima. Che prefato illustrissimo signor Sigismondo, sua signora consorte, signori Galeoto et Roberto suoi fratelli, con tulle le loro famiglie, con arme, exceplo arlegliaria, el cavalli et loro el tulli loro soldali cum tulle le lor robbe de qualunque sorte, possano partirse et prefate sue arme el cavali portare el menare, el tulle le prefate loro di qualunque sorte robe far condur et andarsene franchi, liberi et securi, senza impedimenlo nè contrario, dove a prefati signori parerà et piacerà. — Placet. Ancora adimanda prefato signor Sigismondo, che tulle quelle persone le quale per qualunque modo, via et forma, tanto ciladini, come contadini, tanto ecclesiastici come seculari, lauto terreri, come forestieri, per qualunque via o modo, con arme et senza arme, havessero servito et fussero siali complici el seguaci, tanto in l’aquislare questa città de Arimino, sua rocca et contado, o per qualunque modo havessero a prefalo signor Sigismondo prestato aiuto, conseglio et favore, lanlo a questo suo ultimo advenimenlo et reaquisto ora fa un anno, quanto ancora quelli, quali se trovano esser foraus-siti per la presa havea fatto prelato signor Sigismondo di questa città già 5 anni fa, overo che per conto de sua signoria illustrissima, per qualunque altra via o modo fussero siali esuli et banditi, che a lutti generalmente li sia fallo per prefato monsignore in nome di Nostro Signore generale el generalissima remissione, siano tutti liberamente asoluli et perdonali senza alcuno impedimenlo, né offen-sione, tanto in la lor vita, come in le lor robe, le quale possano goder et a libilo loro fruirle. Et se fra quelli ci fusse nissuno, el quale per rispetto de sue inimicitie parlicular, overo per le anledille cause non li paresse stare et abitare in la città, contado, forze et deslrelo de Arimano, possa et vaglia, possano et vagliano a libilo loro andare el slare di fuora dove a loro parerà, et dove starano possano