25 MDXXVI, LUGLIO. 26 numero di le qual per cadauna non passa a! più di 150 per una, ancor che molle ne siano che non ascendono ad lai suinma. Di le qual bandiere do stanno in Cremona, do in Como, una in Tretio, una in Lecco, una in Pizigaton ; non scia ben certo se quelle che erano in Alexandria, che erano due, siano redute in Milano, et messe queste due di Alexandria in computo, el resto di le bandiere vene-riano ad esser 22, qual 22 bandiere pònno importar 3000 fanti spagnoli. Et li todesehi sono da cerca 2000, et non passano de questo numero. E’ necessario che fazino la guardia del castello, nè possi far altra factione. De li homeni d’arme sono da 400 in 500 spagnoli et napolitani, cavalli ligieri cerca 600, etiam molli taliani di loro, et qualche albanese, ma de vestili all’albanese piui. Del taglione nulla hanno hauto, nè haverano; et in Milano viveno li soldati a total indescritione, et non ob-slanle qualche disfavor incorsogli al presente pur perseverano, ma più copertamente, in viver alla spesa de loro milanesi, et vestirsi etiam a spesa di essi milanesi, el voleno dinari in molli lochi, el se fano patroni di le case et robe dove gli pare sen-cia rispello. In Milano di vino gli è assai, di farina poca, et non mollo formenlo. Hanno fallo crida che si fazino molini di novo et se refazino li altri che già furono fatti. Et vole per crida fatte, che cadauno genlilomo che sia in extimo di 100 lire fazi uno molino del suo ; et di questa penuria di victuarie loro cesarei la sciano et fanno grande numero di cride ogni giorno, ma una de importanlia più volle 14* replicata, videlicet che alcuno milanese non ardisca, dandosi allarme, ussire di casa, et trovandosi per caso in slrata se reduchi in la più vicina casa eh’ el trovi, aliter, facendo al contrario, possi esser morto impune, anzi debi esser amazato. Et che la cosa del luor le arme a la città ha habuto pochissimo eifecto, et la terra è piena di arme, ma sono li homeni per una gran parie fuora. Avanli 6 giorni non haverano nè artellarie, nè munitone, salvo che tre over quatro pezi meze colobrine, quale haveano todesehi. Et dice che andorono a Pavia per levarne, el ne condusseno 4 pozzi, non scia se li hebbeno da Pavia o da Binasco, ma con quelle porlorono in Milano due carele de munizione, et non ne hanno più niente. Praeterea,lo lavorar a li repari è tanto debile lavoro, et poco, che non pono sperar in uno tanto circuito far bon eftecto. Et che la trinzea principiò il signor Prospero non si pensano poterla fare, che voria uno mondo di gente el guastadori ; ma lassando quella predilta, de fori lavorano circa al reparo verso la (erra. Et per tulle queste conie-cture, il iudilio de molli pressidii (?) è che loro non sieno per fermarsi, nè per haver alcuna parte di la terra per suo forte, et che più tosto se leverano o verso Bià o verso Pavia, et cum animo de andarsene, forsi tandem tirandosi ad quelle spiaze de Pontremolo, perché tengono Pontremolo loro. Dice el prefato, che Barbone è gionto a Savona, overo a quella banda, et non ha con sé altra provisione che di 100 milia scudi in lettere di cambio che meleranno a 8 del presente, et cum lui da 600 in 700 fanti di quelli che erano per armata de li legni sopra quali è venuto. Per uno altro della sua compagnia è ditto, che spagnoli hanno fatto ritornar a casa tutte le gentil-done maridate fugite ne monasteri, et fatte vernine le caxe dove habitano. El dì de S. Pietro furono confinali per cride et proclame gentilomeni milanesi numero 49, et furono comandati a bocca altri circa 7 gentilomeni, et li banderali et capi di le compagnie, in numero in tultQ da cerca 65 in 70. Di Verona, di rectori, dì 2. Mandano un ri- 15 porlo de uno suo explorator, nominato Zuan Battista da Lugo, stato a le parte di sopra..... Di Mantoa, del Marchese, di primo, scritta 15* al suo orator qui. Come, per il ritorno di uno suo corier stato a Zenoa per sue facende hozi venuto, ha portato una lettera del ducha di Barbon di 28. Li avisa il suo zonzer li come locotenenle di la Cesarea Maestà con 14 galie, et con la provisione di ordinar lo exercito, unde li avisa questo per la bona ami-citia ha con lui ; et spera ordinari ben ditto exercito. Di Roma di V Orator nostro, sonte questa notte, di 28. Come fo dal Papa, havendo hauto lettere di Lodi del proveditor Pexaro li narra l’in-trar in Lodi, et la comunicò a Soa Santità, qual li piacque udir il modo. Et scrive colloqui ; non voi mancar all’ impresa et far più fanti, dicendo li sgui-zari è longi, saria meio far tanti fanti italiani in suo loco. Li disse poi, don Iiugo di Moncada era stato da Sua Beatitudine e tolse licentia e andò a Marino, dove il Cardinal Colona, Ascanio et Vespisian Colona sono in consullo, si dice voi far 4000 fanti et 200 homini d’arme, e che questi do disse non li pareva far movesta al presente se prima non è roto guerra in reame; dicendo che etiam lui faria questi Orsini fesse zenle, ma non ha capo quella fazion