271 MDXXVI, LUGLIO. 272 na, et una bona parte di Io exercito suo è passalo il Savo. Vene con exercito copiosissimo, ma non gagliardo di valenti homeni, secondo referiscono, et porla molli apparati di calze et legne et cose di far fabbricar. Qui insino hoggidi non c’è ordine alcuno che la Maestà del Ite esca in campo come doveria. Dice pur di voler usslr questa settimana. Li nobeli non si hanno voluto levare sa prima el Re non eschi in campo, dicendo non esser tenuti. Li signori non vengono ancora perchè il Re possa ussir accompagnato, e ’1 Re per sé solo teme de uscire, el si ben ussirà sarà tardi. Se il Turco vorà edificare Salum-chenian o Esich, poiria esser che conservassero per questo anno quello che è di qua dal Dravo; se viene dreto a Buda, farà quello che vole. La summa è questa : le cose de Hongaria sono desperalissime, et Vostra Santità sia cerla che questo anno tanti ci restarà di l’Bongaria quanto l’inimici ci vorrà lassare. Vedo qui non havemo una sola cosa di quelle 174* che bisognano alla guerra, el lo inimico le ha tutte. Qui non sono capilanei, non danari, non consiglio ; qui non sono navi, qui non è ordine, de qui non è dato ordine a victualie, lo exercito ancora non è congregato, et se ben se congregerà, che po’ far uno exercito tumultuario, che milita senza dinari? starà 10 over 15 giorni coniuncto, poi a chi mancherà il pane, a chi la biava, chi se partirà de qui et chi di là. Io bavero pagato li fanti questa setimarta et persuaderò al Re, che esca in campo nei medesimo tempo, poi remelterò tutto a Dio, come si fanno 11 amalati di poca speranza. Se il Turco per fortuna si fermasse inlro il Savo et il Dravo cnm intenlione de invernar in Belgrado, poi a tempo novo ad ogni modo farà del resto, et tanto più che manco sarai) remedii et manco zanze dal canto nostro se Dio non ce metti la sua man, el poni in core alti principi christiani de subvenir a questo misero regno eie. Item, dimanda licentia di voler repatriar et non star più 11. Del ditto Orator, date a Roma, a dì 27. Fo dal Papa et li parloe quanto a levar 2000 grisoni nel numero di sguizari del Re, aziò non dagino il passo a li lanzinech. Soa Santità lauda, et scrive altri coloquii, et del ducha di Ferrara che dubita et ha scritto al Vizardini vardi le terre di la Chiesia non babbi danno. Et scrive, il signor Alberto baverli mandalo alcune lettere intercepte di Mantoa a Carpi qual le manda la copia. Parlò al Papa zerca l’intra-de di Romagna di nostri. Disse è stà poche biave, è mal darle fuora per patir, pur vederia. Scrive, Vespasian Colonna è partito di‘qui per Marino. Di Napoli, di Zuan Francesco di Cari consolo, di 14. Come questi fanno 5000 fanti, et zà ne hanno fatti 1300, et barano C00 cavalli lizieri. Il ducha di Sessa è stato qui, li tamburioni vanno alor-no per far fanti. Il Ducha è slà servito di 20 milia ducali da mercanti fiorentini, zenoesi et altri di qui per la laxa posta a baroni, et hanno posto cinque carlini per foco. Di qui le galle si argia. Di Palermo è lettere del partir del conte di Monlelion viceré di quel regno mollo pomposo sopra una nave per Spagna. A la Fagagnana sono 20 fuste di mori; el altre parlicularità ut in litteris. Vene il Legato del Papa, et monslrò una lettera 175 Il scrive di Roma il Datario.....•. . * Di campo vene un’ altra posta, con lettere del Proveditor generai, date a Lambro, a dì 28, ìiore 2 di note. Come hozi visitò il duca di Milan, ¡1 qual mandò domino Scipion Atelano a Milano per intender il voler di quelli signori zerca darli Como, et par che '1 marehexe del Guasto et il Leva li disse mandasse dentro suo fratello Carlo el lui restasse di fuora a la porta ad aspettarlo, et cussi fece. Qual Carlo andato in Milan, bave da quelli signori voleno manlenir l’accordo fatto, et che sopra la loro fede esso signor Duca vadi a Como che haverà il dominio di quella et il castello. Ben era vero Soa Excellenlia era restalo più di quello si conveniva nel nostro campo. Sichè inteso questo, esso Duca se partirà diman con una nostra scorta per Como. Scrive, monsignor di Biri orator del re Chrisllanissimo li ha ditto haver in coinmission del Re li debbi dir si mandi in Spagna da Cesare uno per il Pontefice l’altro per la Signoria nostra, a inlimar a Soa Maestà vogli render li fioli di la Chri-stianissima Maestà etc. Da Udene, delLocotenente, di 28. Manda una 1761) lettera hauta : Clarisslmo signor mio. In questa bora è zonto il mio crovato, qual dice de veduta haver visto fanti 400 et cavalli lizieri 300 et homini d’arme 100, et ha cambiato con loro più di ineza zornata, et beri sera pono esser zonti a Gorizia. Et il conte Christoforo era a Moslamina zornate do e meza da Pedon de là da Posloyna,con cavalli 800, quali aspectavano di hora in bora cum (1) La carta 175* è lJanca.