insidiati in mille modi dall’islamismo e dalle varie sette orientali, mai ha posposto e mai posporrà la sua fede al proprio tornaconto morale od economico, e mai la sacrificherà per fare cosa grata ai nemici del nome cristiano; siano essi indigeni del fanatismo tradizionale o semplicemente mercanti stranieri di idealità nazionali. Veramente in Italia si ha un’idea molto imprecisa dell’Albania e poco degli Albanesi, in quanto che di essa non sappiamo che quel poco che ci dicono le descrizioni di scrittori che in visite più o meno sommarie, hanno raccolto impressioni spesso fugaci e superficiali. Ma del resto, ritornando all’argomento, in fatto di rivolte, l’Albania non è alle sue prime armi come non è nemmeno alla sua ultima prova. Le sommosse si svolgono quasi esclusivamente in questa stagione in cui vanno sciogliendosi le abbondanti nevi invernali. I rigori dell’inverno paralizzano e rinchiudono nelle montagne uomini e cose, e solo allo sgelo degli alti ghiacci e al riapparire della buona stagione uomini e cose tornano ad agitarsi come ispirati da una forza nuova, che, accumulata nel lungo periodo di squallore invernale, deve finalmente riaffermarsi con manifestazioni improvvise ed energiche. Durante l’epoca delle nevi ogni comunicazione rimane interrotta, ed è naturale che questi uomini sempre forti e pieni di coraggio, sempre impazienti di maneggiare le armi, mal sopportino quell’inerzia forzata, e appena si riaprono i valichi che dal versante Adriatico conducono □ 11 □