221 MDXXVI, LUGLIO. 222 lano fusse necessario di farlo cum due bande di genti tali che ciascuna per sé stesse fusse sufficiente a quella di dentro Milano, nondimeno senza aspettare di poterlo fare come prima havevamo deliberato, per quelli efficacissimi stimuli et cause che alla Illustrissima Signoria sono ben note, ne appresen-tassimo necessitatamente questi giorni passati per tentare di soccorrerlo con quel modo che ci trova-mo ; al quale esendo mancato il fundamento de prima maraviglia, non è che mancasse ancora lo effectò desiderato, come ben del tutto sete informato. Et havendo pur noi a cuore di andare a tal effetto più presto che fosse possibile, mossi cibila medesima necessitate, senza aspettare l’unione de svizari, ne movessimo da Marignano et senza firmarne siamo venuti ad intrarli et unirci in questo luoco vicino a Milano circa dui miglia. Et hessendo iersera in consulta sopra il modo di procedere a questo soccorso, et ancorché che indicassimo la cosa dificillima et periculosa, dovendosi templare tale effecto contra uno exercito come è quello de nemici, che ritrovandosi in una città come Milano viene ad essere tanto più gagliardo quanto che più gagliardo è lo allogia-mento della città che quello de la campagna, havendo deliberato di templare di soccorrerlo per lo estremo desiderio che ne conoscevamo in quelli nostri Signori illustrissimi, et nel resto seben ci vedevamo il risigo grandissimo di tutto questo exercito, venne nova come il Ducha havea reso il castello alli nemici. 11 che siam certi che a quest’ hora la Illustrissima Signoria debba haver inteso per lettere di questo clarissimo signor Provedilore. Nondimeno habbiamo voluto darvene questo avviso, perché con esso faciate ancor intendere a quella, che sempre che bisogna ne offerimo di mostrare a ciascuno che noi non havemo in parte alcuna mancato di quello che rasonevolmente dovevamo fare, et che possibile è stalo di fare. Et siam certissimi che tutti gli huo-mini di ragione intendendo il fatto nostro, reste-rano satisfatlissimi delle nostre ationi. Et in bona 141* gratia della prefata Illustrissima Signoria, quanto più se possa ne racomanderete. Voi state sano. Data in castris foeliciss. sanctissimae li-gae apud Mediolanum. XXIV Julii 1526. Dux Urbini etc. Urbis praefectus, Serenissimi Venetiarum Domimi Capitaneus Generalis. A tergo: Nobili, dilectissimo oratori nostro Venetiis, domino Baldantonio Falcutio. A dì 26. La matina. Morite sier Velor Sanudo 142 qu. sier Francesco la matina avanti si levasse di letto, per uno accidente li vene. Eri fo in piedi. Io fui lassato suo commissario. Vene in Collegio lo episcopo di Baius orator del re Christianissimo dolendosi di la tardità di nostri exerciti, che si se sucoreva il castello il Ducha non prendeva partito, aricordando non si desistesse e si scrivesse in Franza per far venir a esser ducha il signor Maximilian Sforza, poi che questo è acordalo. Vene il Legato del Papa, qual parloe zerca queste materie. Vene l’orator di Anglia per il qual fo mandato, et ditoli la nova, et scriva al suo Re intri publice in la liga, etc. Vene sier Andrea Zivran venuto proveditor ze-neral in Dalmatia, vestito di veludo paonazo, ma-nege ducal etc. Da Crema, del Podestà et capitanio, di 24. Come il campo nostro è apresso Milan circa uno miglio e mezo. Non si alende altro che a voler dar subsidio al castello, et volerli metter victuaria dentro. Hozi di Cremona é ussilo 400 cavalli et 200 schiopeltieri, quali sono venuti verso Sonzin parte et parte verso Rumenengo, et alcuni scorsero verso Offanego villa nostra et tolseno solum dui cavalli. Et non altro fino adesso se intende. Vero è che sapevano de 1’ ussir de ditti cavalli et fece asaper a quelli di Offanego et ville circumvicine dovesseno redur li animali più verso Crema che potesseno, et cussi hajino fatto, per il che quelli venuti fuora di Cremona non Ji hanno potuti trovar ; ma sempre temeno che i tornino. Da Brcxa,di rectori,di25. Mandano una lettera hauta da sier Piero Querini castelan, qual li scrive la cosa seguita per il Martinengo et la manda inclusa. Da Pontevìco, di sier Piero Querini castelan, di 24, hore 20, dvieata a li rectori di JBrexa. Come hozi a hore 7, hessendo domino Marco Antonio Martinengo passato Oio con le sue zente, havla trovà a la Pieve di S. Jacomo li inimici, di quali ha via rotti et presi 160 cavalli et fanti 200, et preso el signor Alvise di Gonzaga fo del signor Lodovico, et il capitanio Costantin Greco con cavalli 60, et presi tre lochi, zoè Pescarol, Arlal et la Pieve 142 di S. Jacomo sul cremonese ; la qual cosa seguite é zerca hore 4. Et li presoni è stà condutti qui a Pon-tevico, el lui domino Marco Aitonio Martinengo è ferito.