507 MDXXVI, AGOSTO. 508 Del provedador menerai Pexaro, date in campo sotto Cremona, a dì 28, hore 4. Come erano siati in consulto con quelli capitani et concluso continuar l’impresa con la zapa et badil, et non far amazar Uomini con tanti archibusi de li inimici, et per la trinzea del castello farsi una piaza grand a et scarpar la muraia et farla cader per la testa de lo trinzee per poter andar in ordinanza denlro con le artellarie avanti a combatter. Pertanto voi guastatori, et questa etiam è siala l’opinion del Capitanio zeneral. Ordinato andar alozar nel borgo di San Lucha questa mattina, dove do compagnie de inimici sono ussiti Cuora di la terra per la dilla porta et venuti a combatter contra le fanlarie za alozate per le caxe, et hanno morti da 25 de li nostri et feriti 40, et de li inimici morti 11, che sano certo, ma di ferili non sanno il numero. Et sono sta rehaluli in la terra per il soccorso vene a li nostri. Et scrive, che heri in la baiaria fo fata inimici chiamò li nostri facendoli segno volerli parlar, et li promiseno volendo venir da loro dentro li dariano a li bandarari ducati 7 et a li archibusieri ducati 5. Ai qual per nostri li fono dilto villania, pur do vi sono in tra ti, uno napolilan di la compagnia del Stu-rion et l’allro di Arzignan di visentina, et dice scriverà a Vizenza, aziò si fazi execulion contra i loro beni di quel di Arzignan. Et per uno del signor Camillo, qual vien di le vallade, si ha inteso esser pre-paration di fanti. Et che a Rovere erano venuti alcuni veronesi a parlar con quelli, per il che scritto ha a li rectori di Verona stagino reguardosi. Di campo di Lambratr, del procurator Pi-xani, di 28, hore 20. Come in questa mattina è stato in consulto col signor Capitanio zeneral, qual è leva di lecto, insieme col Viza retini et quelli signori capi pontifìcii et noslri, et concluso non esser da abandonar la impresa di Cremona, imo mandarli subsidio et uno capo di auctorilà. Et il Capitano qual fo ultimo a parlar, disse voleva andar lui col suo * colonello di fanti. El lui Proveditor disse bisognava haver l’ochio a la conservalion di lo exercito. Li ponlificii laudò l’andata del Capitanio, dicendo si è securissimi, et dillo saria bon aspectar lettere del proveditor Pexaro prima per saper quello haverano terminato di far. Et haute le dille lettere di heri, hore 24, unde il Capitanio deliberò partirse col suo colonello et 25 zentilhomini soi, lassando le sue zenle d’arme qui in campo, dicendo Antonio da Castello non saria ubedito. Et esso Proveditor disse saria bon li pontifìcii mandaseno di soi nel nostro exercito ad alozar, et venisse uno di loro capi per ogni bon rispetto. Disse lo fariano, et si erano in loco securissimo. El il Capitanio ha voluto si dagi danari al suo colonello per questa andata, li qual al primo del mexe l'uluro era il suo tempo, et cussi ha dalo da ducati 5000, tolti li danari si dovea pagar sguizari; per tanto si mandi danari. Di Crema, del Podestà et capitanio, di 28, hore 7. Come da Milano non è altro, salvo ha aviso che Galeazo Birago foraussito è accordalo con Barbone, è inlrato in Milano, et cussi li acería uno secretano del signor Duca. Et Guarniero Guasco et Lodovico Belzoioso si dice etiam loro esser accordali pur con Barbone ; ma di questi non è certeza. Da Cremona si ha, per uno venuto, che si levava le zenle di la porla di San Luca dove voleano far la baiaria, et andava a la porla di la Musa et poi darli la bataia. Di Bergamo, di sier Polo Valaresso podestà et sier Vicenzo Trun capitanio, di 28, hore 3. Come hozi é stà fatto la monstra de lì a do capitani di sguizari con fanti 800, et datoli danari, et doman si farà la monstra a uno allro con .300 ; tamen essi sguizari non è restati satisfatti. Item, scrivano I’aviso haulo che ’I capitanio Tegin voi far fanti a nome di Barbón et venir a Chiavena eie. Item, lui Capitanio ha ricevuto nostre lettere, lievi le custodie poste per prender il duca di Barbón si diceva andava in Alemagna. Scrive, al principio che el zonse lì, vedendo tal spexa esser superflua la fece levar via. Da Brexa, di sier Piero Mocenigo capita- 336 nio, di 29 vidi lettere con questi reporti : Die 25 Augusti 1526. Quanto in questa bora mi sia riportato per uno messo quale vene da Trento et partì de lì Giovedì a hore 22, et è stato lì fermo iìn al bora che partì. Quale dice clje il capitanio Geor-gio esser cavalcalo el Lunedi prima che lui arrivasse et era stalo ad una terra inverso li confini di la Illustrissima Signoria, la quale se dimanda Rovere, et torni) il medemo dì. Il Martedì recavalcò a hore 19 el medemo missier Georgio cum el colile Girardo de Arco, et il conte Alexandro di Chiavena con molli altri di quelli zentilhomeni, i quali andarono in Valsuriana incontra a la Scala, el qual loco è verso li confini, et tornorono il Giovedì a bore 21. Il Mereore, prima che loro fussero (ornati, in le 22 hore se levò una fama per tutta la terra publicamente, che veniva una grande moltitudine di genie a la volta di Trento, le qual venivano di denlro di la Alemagna. El Giovedì dice non si refermete così certo di la venuta di queste gente; ma ben dice tut-