303 MDXXVI, AGOSTO. 304 leanza ; et pria che non havemo ¡1 nostro credito, aut buona promessa, in questo tempo non laseremo niente di nostra genie andare, ma le leniremo alle sue cose. Fo ledo le lettere di Roma drizate a li Cai di X, et terminato di metter la materia (ulta al Pregadi doman con la credenza grandissima eie. Fo letto ledere di campo di la discordia grandissima è fra quelli capi, sì il Capitanio zeneral con li ecclesiastici eie. ut in litleris, et su questo esso Proveditor scrive longamente. Fu posto, per i Cai dii Conseio di X elezer de praesenti do oratori al Capitanio zeneral nostro con pena ducati 500 per uno, vadino con cavalli 12 et do stafieri per uno, habino, per spexe ducali 150 a raxon di mexe, el vadino con quella comession li sarà data per questo Conseio. Et fono tolti 7, et (rimase) sier Nicolò Bernardo non era in Conseio di X. Electi 2 oratori in campo a io illustrissimo ducha di Urbin capitano generai nostro. Sier Domenego Trivixan cavalier pro-curator savio del Conseio. Sier Andrea Trivixan cavalier savio del Conseio ........ 15 f Sier Alvixe Pisani procuralor savio del Conseio.......19 Rifiutò f Sier Nicolò Bernardo el consier, qu. sier Piero........21 Sier Piero Landò savio del Conseio, qu. sier Zuane. Sier Domenego Contarmi fo capitanio a Padova, qu. sier Mafio. Sier Marin Zorzi el dolor fo savio del Conseio. A dì 4. La mattina fo lettere di Roma, di 31 et primo, et di campo di 2, hore. . . et di Bergamo, di 2. Avisano, li oratori nostri vanno in Franza erano stà presi dal caslellan di Mus, si-come difuse dirò di sotto. Vene l’orator anglico dicendo haver hauto lettere di Anglia di 17, con alcune scritture, et richiese si mandasse qualche secretano da lui che si faria a copiarle, aziò la Signoria possi veder il tutto, et fo mandato do secretarii a farne tuor copia di le diete scriture. Vene il Legato del Papa solicitando la risposta a quanlo havia proposto nomine Pontificis. Li fo ditto per il Serenissimo hozi con il Senato si frateria quesla maleria. Poi introno sopra nove di campo. Di campo da Lambro, del proveditor sene- 196 ral Pexaro, date a dì primo, hore 4. Come era zonto li domino Scipion Atellano vien da Lodi con ledere di credenza del signor duca di Milan, qual li espose esser stà mandato per star qui in campo. El Duca voleva esser bon servitor di la Signoria nostra, et come lui voleva andar a Milan a levar soa moglie et condurla a Crema, perchè aspettando, forse non la poiria più haver. Dicendo il signor Duca voi esser bon filiol di la Signoria, el qual se parte di Lodi hozi va a Crema, poi a Sonzin, dove starà a veder la fin de l’impresa di Cremona. Poi anderà a Brexa, el sin qualche dì a Padoa a li bagni, et poi voi venir a far riverentia al Serenissimo Principe. Lui Proveditor li rispose fosse il ben venuto, el verba prò verbis ut in litteris. Et havia scritto a Crema a quel magnifico Podestà.lo honori. Da Milan si ha i nimici forniscono il castello di vi-tuarie, et per li nostri cavalli lizieri li vien in-tertenuto non vadino in Milan victuarie. Item, si mandi danari. Di Crema, del Podestà et capitanio, di primo, hore 11. Heri sera la excellentia del duca di Milan se partì da Lodi et vene qui a Crema. Lo andai a incontrar honoratamente et inlrò a lume di torze a hore una et mezza di notte. Sua signoria ha deliberato di star fin sul lardi hozi de qui. Questa malina li ho manda a donar uno vedello, perni-goni, quaie, colombini et polli el biave di cavallo, et parlando di le cose di la guerra, sempre Sua Excel-lenlia disse : « lo voglio esser obsequentissimo Gol et servilor di quella Illustrissima Signoria, nè mai contradirò a nissun suo voler, permetta la fortuna quello vole di la persona et stato mio, » dicendo : « Magnifico Podestà, la necessità mi ha aslrecto a dar il castello alli agenti cesarei, perchè non liaveva victuaria de sorte alcuna, et che solum per quella sera se ritrovava in castello paneti picoli di pan 50, et eramo più di 300 persone; ma io voglio rengratiar la Maestà di Dio che la cosa sia processa cusì, perchè facilmente haveria potesto occorrer qualche sinistro al campo nel soccorrer il castello; ma veramente nel castello poca victuaria li poi metter, per- jgg * chè la toleno in Milan et poco ce ne è, et maxime farine. » Affirmandomi la gran carestia è in Milan, et che P ha per certo, come le zenle d’arme francese siano in Italia, eh’ el duca di Borbon si partirà di Milan, affirmando etiarn tutta la nova che