237 MDXXVI, LUGLIO. 238 sono venute lettere a la Maestà del Re et a me da monsignor Calocense, per le quale scrive tutta la forma di lo exercilo del turco, che have inteso per certi servitori suoi che sison fugiti dal campo. Qua-tro o sei hore poi avisa come li turchi hanno passato già il Savo, et si sono acampali in Ungaria in tanto spatio quanto fosser dua milia italiani, iudi-cano che passino da 20 milia. Et così la speranza che haveamo de resister loro al passo del Savo, la havemo persa. Scrive di più, che porta li ponti fatti sopra carri, la qual cosa mi fa creder che timendose de Varadino, vorà lassar Varadino dietro et passar lo Danubio di qui di Varadino, o per avenlura li porta per poter securamente passar la Drava. Sono advisi ancora de Transilvania, che molte nave ve-neno per il Danubio verso Varadino. Et queste sono le nove che se hanno ultime. De li apparati de qui vorrei dar meliori novelle a vostra signoria reverendissima, ma non le avendo non posso dar se non quelle che ho. La Maestà del Re è ancora a Buda cum quel recapito di uxire in campo che era quattro messi sono. Aspetta che se vegnino le monete de li argenti di le chiesie, che ancora non son pigliati, et di quelle monete si metterà la Maestà sua a l’ordine, et si prepareranno nave et artellarie per ussire contra lo inimico, et si pigliarano li servitori del Re che li bau di far compagnia. Haveva la Maestà Sua fatte provisioni che lo Palatino levasse le gente di quelli contadi vicini et lo simile facesse Colocense, et ¡untamente si fossero ad resistere a lo inimico o in sul passo del Savo, o non potendo, passato che ’1 fosse ; et veramente era al mio iuditio bon consiglio. Primo, che se questo se havesse facto la Maestà sua bave-ria havuto tempo di mettersi ad ordine, poi che se Dio ci havesse dato una vittoria in sul principio, non haverian havuto li inimici tanto di animo. 11 Palatino si partì bene con questa intentione, et ogni uno di noi credea che era già a li confini. Beri è venuto uno secretario della Maestà del Re mandato da lui per sollicitarlo, et referisse come il Palatino é in Cinquechiesie, et nuntia a la Maestà Sua che lui è ben contento di andar, ma vole andare in ordine come conviene a Palatino, perchè se fosse rutto, poi farà metter in fuga tutto lo regno. Et qui numera * quanto have di speso per la Maestà Sua, et ha do-mandà danari per mettersi ad ordine et gente pratica de guerra, et apertamente dice che cum la gente paesana non voi andare, et che aspecta tutto questo apparalo in Mogach villa apresso Cinquechiesie di qui del Dravo. Monsignor Colocense have fatto lo sforzo suo de levar quella genie di là et non ha possuto. Li nobili hanno risposto che non sono tenuti di andare se non va la Maestà del Re, el gente pagata non have seco più di 1000 cavalli, et li 500 fanti di Sua Santità, di tal modo che adomanda dal Re che li scriva prestissimamente quello che averà di fare, se deve ussire nel campo et in che loco, et se deve abbandonare Pelrovaradino et vegnirse a la Maestà del Re, o quello che ’1 deve fare. Di qui non se sono resoluti, perchè non ci è persona, et dura eosa è resolversi il Re solo cum due o tre persone di cosa tanto importante; masi vede chiaramente che la Maestà Sua sarà constretta di resolversi che Pelrovaradino si abandoni, se non voi perder Colocense cum tulli quelli homeni dabene che sono lì, perchè Pietrovaradino per sè non si pò tenere et il Re non lo pò soccorrere. E stato ben mandato un gentilhomo del Re cum duecento cavalli lizieri che levasse quelli popoli et li coniungesse con Colocense; ma io credo che quello che non ha possuto far Colocense non lo farà colui. Alcuni sono di opinion che il Re doveria ussire, se ben dovesse con 4 cavalli, et io lo sollicilo quanto posso. Ma la Maestà Sua fin qui non si po indure, perchè teme da li soi. Io mi dubito che presto, presto saremo (ulti in scompiglio, et ogni uno seguirà la fantasia sua senza consiglio et senza ordine. Li pedoni di Sua Santità, la selimana che viene deveno esser ragionevolmente qui, et spero che sarano li primi. Haveva pensalo se ci fosser navi congregate di metterli in aqua, et cum quelli dis-sendere il Danubio ; ma in tal disordine va il resto che lemo che inanzi che loro ci vegnino a trovare qui, anderem nui a trovar loro in Moravia. Di Boemia è venuto il messo del Re ; non so che speranza porla. Inanli che chiuda la lettera vi scriverò. Stando in questo stato le cose del Re et di questo misero regnio, vostra signoria reverendissima può tenere per certo che la miglior carta che ne haveremo sarà perder tutto quello che è intro lo Savo et il Dravo, che io tegnio già per perso, ha* vendo li inimici passato hormai il Savo, quello che è del Dravo in qua. Se la Maestà Sua ussìsse per tempo et congregasse il popolo suo, se fossero forti in aqua, potria haversi speranza che per questo anno si defendaria. Ma che lo Re esca in tempo et che lievi el populo et le navi possino esser a tempo ad resistere, non so quanto mi posso sperare. Io più presto inclino in 154 quella opinione che la Maestà Sua si risolverà ritrarsi, et noi perderemo quanto cì è.